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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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L’islamizzazione dell’Egitto 24/01/2013

L’islamizzazione dell’Egitto
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=300711


Zvi Mazel

In Egitto non esiste più un’opposizione parlamentare. Con la nuova, controversa costituzione, il Presidente Morsi ha in mano tutti i poteri: nomina il primo ministro, i giudici della Corte Suprema e i presidenti di tutte le istituzioni pubbliche. Fino alle prossime elezioni parlamentari ha nelle sue mani i poteri legislativi dei quali si è impadronito dopo lo scioglimento della camera bassa e alta del parlamento, dove i Fratelli Musulmani e i Salafiti hanno l’85% dei seggi. Solo la magistratura mantiene una certa indipendenza, messa però in pericolo da molte disposizioni contenute nella nuova costituzione. Morsi sta cercando in tutti i modi di far eleggere Fratelli Musulmani a tutte le cariche possibili, malgrado lo spirito di resistenza della magistratura e dei media, e anche nel Ministero degli Interni, dove c’è una lunga e decisa tradizione di opposizione alla Fratellanza.

Le elezioni parlamentari, che dovevano essere tenute due mesi dopo il referendum del prossimo febbraio, sono state spostate senza motivo a un giorno non specificato di aprile. E’ opinione comune che Morsi vuole avere tutto sotto controllo, in modo da ottenere una vittoria sicura per il suo partito “ Libertà e Giustizia”

Prive di influenza parlamentare, le opposizioni manifestano in strada e, soprendentemente, in  modo unitario sotto la bandiera del “Fronte di Salvezza Nazionale”. Nessuna resa, quindi, dopo l’approvazione della costituzione, ma la richiesta di una redazione nuova e corretta della costituzione. Le tre forze non islamiche dell’opposizione – sinistra, liberali, nasseriani – stanno persino pensando di formare un partito unificato in grado di sconfiggere il partito di Morsi. Senza illudersi, però. I Fratelli Musulmani sono pronti a usare qualunque mezzo della loro considerevole forza, incluse le spettacolari violazioni di legge, come si è visto durante il referendum, per esempio aver impedito ai copti di raggiungere i seggi elettorali mediante posti di blocco intorno ai loro villaggi.

La posizione del “Fronte Nazionale di Salvezza” è stata chiarita in un comunicato del 6 gennaio: tutti i tentativi in direzione della redazione della costituzione e del referendum sono sotto controllo, dalla composizione dell’assemblea costituente attraverso una redazione affrettata della costituzione che non esprime la volontà popolare fino a un difettoso referendum diffuso con manifestazioni fraudolente, minacciose, terroristiche, pressioni sulla magistratura e l’uso della forza. Direttive vengono date agli islamisti per cancellare ogni potere all’opposizione laica, che si ritrova senza strumenti ai livelli di governo, potendosi esprimere solo più con manifestazioni di strada e comunicati stampa. A questo punto, il Fronte chiede ai suoi sostenitori di esercitare pressioni  sul regime mediante sit-in in piazza Tahrir e intorno al palazzo presidenziale, sempre in modo non violento.  L’opposizione pone le sue speranze nel corteo che ci sarà venerdì 25 nel secondo anniversario della rivoluzione. Un’altra minaccia è la non partecipazione alle elezioni parlamentari, a meno che non vengano date serie garanzie sulla loro correttezza e trasparenza, sono dieci le condizioni essenziali poste, tra le quali il divieto di usare le moschee per la campagna elettorale.L’opposizione chiede anche la formazione di un nuovo  governo che sia accettato da tutti, in grado di assicurare giuste elezioni.

La Fratellanza non ha nemmeno risposto, perché non c’è nessun dialogo tra il regime e l’opposizione. La Camera alta del parlamento si è affrettata ad approvare una nuova legge che favorisce i partiti islamici, rigettando una proposta che avrebbe permesso l’inserimento di un candidato donna nella prima metà della loro lista. Questa legge sta ancora aspettando il verdetto della suprema corte costituzionale e potrebbe essere dichiarata anti-costituzionale. Nel frattempo il governo sta lavorando a una legge che “regolerà” le manifestazioni, ovvero limiterà severamente il diritto di sciopero  e le dimostrazioni.

Morsi non guarda in faccia a nessuno, e si comporta come se avesse un vasto sostegno popolare. Non bada alle molte manifestazioni che chiedono la fine del regime dei Fratelli Musulmani e la minaccia delle opposizioni di boicottare le elezioni. Non viene toccato da quanto accade quando, raggiunto da crescenti accuse contro il regime per abuso di potere, il vice-presidente si dimette seguito da molti consiglieri e dal governatore della banca centrale d’Egitto, che si rifiuta di avallare la disastrosa politica economica del governo, fare marcia indietro e cancellare la sua prima dichiarazione presidenziale. Ha dovuto anche fare marcia indietro  e accettare di mantenere la posizione dell’ Avvocato Generale che aveva dimesso ( nominandolo ambasciatore in Vaticano anche senza averne avuto l’accettazione, una carica che adesso offre a Mekky, l’ex vice-presidente). Tra l’altro Morsi l’ha poi dimesso, nominando un nuovo Avvocato Generale, ma la legittimità dell’esonero è ancora sotto inchiesta giuridiziaria. Se l’Egitto fosse una vera democrazia, il presidente avrebbe dovuto dimettersi da lungo tempo, e si sarebbero dovute tenere nuove elezioni presidenziali.

Morsi sta anche conducendo una Guerra totale ai media, in gran parte ostili alla Fratellanza e a ciò che viene chiamata “ Ikwanizzazione” del paese ( da Ikwan, il nome in arabo della Fratellanza), con una enfasi speciale nel campo dell’educazione e della religione, dove ha nominato due propri uomini in questi due ministeri, che hanno cambiato i libri di testo e le regole di preghiera in conformità con la loro dottrina. Secondo l’ “Agenzia Araba per i Diritti Umani”(ANHRI),citata il 20 gennaio da “ News of Egypt
(www.egypt.com) “ ci sono state cause per “insulti al presidente” durante i primi 200 giorni di presidenza di Morsi quattro volte in più che durante il regno trentennale dell’ex Presidente Hosni Mubarak… di più, il numero di queste cause durante l’era Morsi è maggiore dell’intero periodo a far data dal 1909, quando la legge fu introdotta in origine per “insulti al re”.

Molto ora dipende da come andrà la manifestazione di venerdì. Riuscirà Il “ Fronte Nazionale di Salvezza” a radunare un sostegno popolare sufficiente per dimostrare di essere una forza con la quale si devono fare i conti ?  Oppure l’opposizione si demoralizzerà tanto da farsi schiacciare da una Fratellanza trionfante, in grado di dipingere l’intero paese con il colore verde dell’islam ?

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs.
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