Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 24/01/2013, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Bengasi, Hillary in lacrime: 'Mi sento responsabile' ".
Hillary Clinton Susan Rice Maurizio Molinari
Chris Stevens morto a Bengasi
Con l’audizione al Congresso di Washington Hillary Clinton si assume la responsabilità degli errori commessi a Bengasi, alternando commozione e grinta in maniera tale da avvalorare l’ipotesi di una candidatura presidenziale nel 2016.
La testimonianza alle commissione Esteri di Senato e Camera è l’ultimo atto pubblico di Hillary come Segretario di Stato e la diretta tv la trasforma in evento nazionale. La tensione è alta perché l’argomento è l’uccisione a Bengasi, lo scorso 11 settembre, dell’ambasciatore Chris Stevens e di altri tre americani da parte di gruppi jihadisti che, secondo rivelazioni algerine, includevano alcuni dei terroristi protagonisti del recente assalto a In Amenas. Hillary affronta la prova come il gran finale dei quattro anni al Dipartimento di Stato e lo trasforma nel trampolino verso il dopo. Ogni frase e gesto sono ponderati per aumentare la propria credibilità. Si parte dalle carenze della sicurezza che consentirono ai jihadisti di devastare il Consolato: «Me ne assumo la responsabilità - taglia corto - perché spetta a me garantire la protezione di 70 mila dipendenti». Ma le ammissioni finiscono qui perché sullo scivolone di Susan Rice, l’ambasciatrice all’Onu che parlò di manifestazione spontanea, precisa: «Non sono stata io a scrivere il testo che lesse».
Come dire: responsabile dei diplomatici sì, ma la Rice ha sbagliato per colpe ancora da chiarire. Bersagliata dalle pungenti domande dei repubblicani, Hillary si commuove ricordando Stevens e reagisce con rabbia al rimprovero di non aver adottato contromisure: «Basta, quattro americani sono morti!» grida, battendo i pugni sul tavolo. Il duello aspro con i repubblicani Rand Paul e John McCain è quasi elettorale. Ma quando si tratta di Al Qaeda, il timbro è da comandante-in-capo: «Al Qaeda nel Maghreb Islamico non ha attaccato l’America ma potrebbe farlo, ha la roccaforte nelle caverne del Nord Mali, il comando Africa del Pentagono avrà molto da fare, oltre 20 sedi diplomatiche rischiano attentati». Se il tam tam di Washington suggerisce che Biden vuole accelerare la candidatura al 2016 per anticipare Hillary, la contromossa dell’ex First Lady arriva da Capitol Hill. Anche grazie al nuovo look, segnato da occhiali da vista, stile-accademico di Harvard.
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