Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/01/2013, a pag. 12, l'articolo di Paolo D'Agostini dal titolo "Fuga dal ghetto. Uno Schindler polacco eroe (quasi) per caso". Il film esce a giorni nei cinema.
Agnieszka Holland In darkness
La locandina di Europa Europa
La storia del film In darkness della regista polacca Agnieszka Holland si svolge tra il 1943 e il 1944 nella città di Leopoli. Uno dei crocevia della tormentata storia dell'Europa orientale. Polacca per molti secoli, poi capoluogo della Galizia asburgica, di nuovo polacca al risorgere di uno stato nazionale all'indomani della Grande Guerra, occupata prima dai sovietici e poi dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, infine presa dall'Armata Rossa e assorbita nella Repubblica sovietica Ucraina. Sede di unadellemaggioricomunitàebraiche della regione, la città contava nel '39 circa duecentomila ebrei. Nel '45 ne restava vivo circa uno su mille. Buona parte dei quali sarebbero espatriati verso Israele, l'Europa occidentale e il Nordamerica. Nelle vicinanze di Leo-poli è nato Simon Wiesenthal, il sopravvissuto della Shoah che fino alla sua morte nel 2005 non ha mai smesso di dare la caccia ai criminali nazisti. Il film della Holland, che perla Polonia fu nominato all'Oscar 2012, ha avuto una gestazione lunga e laboriosa. Ispirato allo sceneggiatore David F. Shamoon (canadese di famiglia ebrea fuggita da Bagdad) da varie letture ma in particolare dalla ricostruzione di una vicenda reale, il progetto ha convinto I'inizialmente riluttante regista polacca solo dopo che la produzione internazionale si è persuasa a non usare la lingua inglese ma un più realistico mix di polacco, ucraino, tedesco e yiddish. Esce ora in Italia all'incrocio tra due date storiche: il 18 gennaio del settantesimo anniversario dall'inizio dell'insurrezione nel ghetto di Varsavia, e il 27 gennaio che in ricordo della Liberazione di Auschwitz è proclamato Giorno della Memoria. Quando gli occupanti nazisti danno il via alla liquidazione del ghetto di Leopoli, nel '43, un gruppo socialmente molto eterogeneo di ebrei cerca scampo nelle fogne della città. Vengono intercettati da un uomo, Leo-pold Socha, ladro e operaio della rete fognaria che conosce come le sue tasche. Socha si presta ad aiutarli e nasconderli depredando i più benestanti di ogni loro risparmio e oggetto prezioso. Ma via via che avanzano i quattordici mesi di incubo che separano la città dalla ritirata tedesca (c'è già stato il crollo diStalingrado, l'Armata Rossa entrerà a Leopoli il 27 luglio del '44), e malgrado i crescenti sospetti dell'amico Bortnik ufficiale delle unità ucraine collaborazioniste, e sospinto anche dalla moglie Wanda che disapprova il suo iniziale opportunismo, Socha continuerà a soccorrerli anche *** senza più contropartita e a proprio rischio, riuscendo a salvare almeno una parte del gruppo. Oggi Socha e la moglie fanno parte dei seimila polacchi riconosciuti come "Giusti tra le nazioni". Come Schindler. Ma il film, che è molto impegnativo nel suo procedere senza indicazioni didascaliche e informative ed è estremamente duro nel non concedere alcuno spazio a quel romanticismo eroico che per esempio nutriva un grande film polacco anch'esso tutto ambientato nel sottosuolo, I dannati di Varsavia di Wajda, non fa sconti a nessuno e mette in scena senza veli un'umanità alla prova di condizioni subumane. Non ai non-ebrei: è infatti punteggiato di passaggi che la dicono lunga sulle radici profonde dell'antisemitismoa prescindere dal nazismo. Vengono dette e ripetute frasi come "mai fidarsi di un polacco" oppure "i tedeschi sono la cosa migliore che potesse capitare agli ucraini". E se in un personaggio desta sorpresa apprendere che "Gesù era ebreo" ("ma davvero?") indicando così il solido retroterra dell'antigiudaismo cristiano-cattolico, quandoSochanelmarzo'45 morirà per un incidente qualcuno commenterà: "Dio lo ha punito per aver aiutato gli ebrei". Ma neanche agli ebrei: il gruppo è percorso da tutte le pulsioni che possono scatenarsi in condizioni estreme. Alla regista interessava, ed è riuscita nel suo intento, indagare il mistero profondo e oscuro che si annida nella possibilità che, al di là della unicità della Shoah, il peggiodell'animouma-no torni e torni ancora a scatenarsi II peggio accanto al quale, pervie altrettanto misteriose, può esprimersi anche il meglio dell'animo umano. E di questa oscurità, attraverso una sfida espressiva e tecnica molto difficile e portatrice di una tensione che chiama alla prova anche lo spettatore, ha fatto la materiale e tangibile ambientazione del suo film. Intitolato, appunto, al buio terrificante delle fogne.
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