domenica 20 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.01.2013 'Il lungo viaggio di Primo Levi', di Frediano Sessi
la recensione di Dario Fertilio

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 gennaio 2013
Pagina: 32
Autore: Dario Fertilio
Titolo: «Da casa ad Auschwitz. Il giovane Primo Levi alla prova del dolore»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/01/2013, a pag. 32, l'articolo di Dario Fertilio dal titolo "Da casa ad Auschwitz. Il giovane Primo Levi alla prova del dolore ".


Frediano Sessi, Il lungo viaggio di Primo Levi, ed. Marsilio


Primo Levi

Prima di Se questo è un uomo e della Tregua. E naturalmente molto prima de I sommersi e i salvati. Esisteva allora un altro Primo Levi, poco più che ventenne, «bene intenzionato ma sprovveduto» — come scriverà di se stesso — e com'è ovvio ignaro della sua sorte. Quel Levi ci viene ora restituito dalle pagine di un libro che è insieme narrazione, testimonianza e soprattutto indagine psicologica. Il lungo viaggio di Primo Levi di cui è autore Frediano Sessi (lo pubblica la Marsilio) ci restituisce da un'angolazione diversa lo scrittore giovane, in procinto di diventare figura centrale, simbolica, della narrativa italiana sull'Olocausto.
Molto diverso dalla figura dolente, avvolta dall'aria tragica che conosciamo, questo Primo Levi di fine settembre 1943, spinto dal timore dei bombardamenti e delle leggi razziali, ma forse anche da un senso di noia e dal desiderio di avventura, sale con la sorella e la madre in un piccolo borgo della montagna valdostana, Amay, a quasi 1.500 metri. Sessi ripercorre passo passo questa storia sempre trascurata dai libri ufficiali e dalle biografie: lo ritrae solo, dopo che madre e sorella l'hanno lasciato, e attratto da una piccola banda partigiana che aveva eletto la sua base d'azione proprio ad Amay. Quindici uomini alla ricerca di armi che non sanno usare, impreparati e forse un po' velleitari, in cerca di collegamenti con la formazione di Giustizia e Libertà: poca cosa, agli occhi della polizia fascista. E tra questi Levi ha un ruolo ancor più marginale, dal momento che non partecipa nemmeno alle riunioni del comando. Eppure il caso, la fortuna (espressione che Primo Levi prediligeva) o il destino trasformano questa piccola avventura in una grande tragedia: un intricato gioco di tradimenti e spionaggi travolge la piccola banda cui si è unito Levi. Segue un arresto in blocco, ma poiché lui, Primo, viene riconosciuto come ebreo, gli si riserva prima il campo di concentramento di Fossoli e poi il trasferimento ad Auschwitz.
Non si ferma qui il «lungo viaggio» richiamato dal titolo: allude anche al percorso interiore che culminerà nell'esperienza estrema dello sterminio, nello stupore della sopravvivenza, nel ritorno a casa e poi nel tentativo di raccontare, di mettere sulla carta l'indicibile. Ma è un «viaggio» non politico, tutto spirituale e psicologico. Quel che ci viene rivelato è la natura dei fantasmi che tormenteranno lo scrittore fino alla morte, nel 1987, così tremendamente simile a un suicidio; la loro germinazione nel suo animo; gli effetti devastanti che essi alla lunga produrranno sulla sua psiche.
La «vergogna», anzitutto. Si manifesta la prima volta ancora lassù, sulle montagne di Amay, quando i capi della banda partigiana in cui ha trovato rifugio decidono l'esecuzione sommaria di due compagni giudicati indisciplinati e pericolosi. Da quel momento, almeno, il neo partigiano Levi smarrisce la sua innocenza: si chiederà per sempre se il male e la violenza attraversino le frontiera tra le ideologie e gli uomini; e soprattutto se lui stesso, con il suo silenzio, non si debba considerare moralmente responsabile di quel delitto. Tema che torna anche più tardi, quando Levi esce in missione notturna alla ricerca di armi, continuando a chiedersi se sia giusto sentirsi felice del successo, dal momento che quelle stesse armi serviranno ad uccidere sì i nemici, ma pur sempre uomini.
Oltre alla vergogna, il dolore: sperimentato fisicamente per la prima volta al momento dell'arresto, quando i fascisti lo prendono a schiaffi, e poi inestirpabile, sotto forma di rimorso per aver abbandonato la famiglia, di angoscia nell'isolamento del carcere e soprattutto al momento della morte dei compagni nel lager.
Ancora: la paura, così umana, ma anche «forza passiva, con cui uno scoglio sopporta l'urto dell'acqua di un torrente», e che lo spingerà a confessarsi «non un uomo forte».
E infine, intrecciato al tema della vergogna, c'è quello dell'amore: Sessi illumina con discrezione il rapporto fra Primo e la bella Vanda, conosciuta ad Amay. Con la ragazza sarà internato a Fossoli prima di proseguire per Auschwitz. Ma lei, in un disperato tentativo di evitare la deportazione, l'ultima notte cederà alla lusinghe di un suo carceriere: un «deragliamento» destinato a ripercuotersi anche su di lui.
Questo è il «viaggio». Naturale concluderlo nei campi infangati di Auschwitz: l'ultimo capitolo intitolato Chiedi alla terra sembra evocare il Chiedi alla polvere di John Fante, luogo «da cui non cresce nulla».

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT