Vigilantes islamici a Londra
di Annalisa Robinson
Annalisa Robinson
Il nome che si sono dati è: “Pattuglia Musulmana” (“Muslim Patrol”). La zona in cui operano è Londra Est, più precisamente i distretti di Tower Hamlets e Waltham Forest, tra le zone più multietniche della capitale se non del Regno Unito. La loro missione dichiarata è quella di proteggere le “zone musulmane” e “applicare l'Islam” ai non credenti. L'applicazione pratica della sharia consiste nel confiscare bottigle e lattine di bevande alcoliche ai residenti, nell'ordinare alle donne di non indossare gonne troppo corte per la sensibilità islamica; nel coprire di vernice nera i poster che, alla fermata dell'autobus, reclamizzano la biancheria intima della catena di moda H&M, bollandoli come “disgustosa pornografia pubblica”; insomma, nel condurre una campagna intimidatoria che non farà molto per rinsaldare le relazioni tra gruppi etnici.
La “Pattuglia Musulmana” è arrivata a creare un apposito canale su YouTube per mostrare le azioni dei suoi aderenti. Lo slogan è, come si può immaginare, il solito cartello con la scritta “Sharia: Il futuro del Regno Unito”, che appare spesso alle manifestazioni di protesta islamiche, comprese quelle cosiddette pacifiche. La settimana scorsa questi video sono stati rimossi perchè contraddicevano le regole del sito in materia di minacce, molestie, e bullismo; tuttavia li si può ancora vedere sul sito del Sunday Times (thesundaytimes.co.uk/news). Che cosa si vede esattamente?
Uno dei video, della durata di tre minuti, si intitola “La Pattuglia Musulmana: Cosa vuol dire veramente uscire il sabato sera” (lo si vede anche a http://www.dailymail.co.uk/news/article-2263905/Muslim-patrol-Hooded-vigilantes-walking-streets-London-telling-women-cover-taking-alcohol-hands-revellers-behave-Islamic-way.html). Girato nella zona di Whitechapel (un tempo terreno di caccia di Jack lo Squartatore), mostra due uomini, forse parte di un gruppo più nutrito, intenti ad applicare la sharia ai residenti della zona. La didascalia spiega: “Dalle donne che camminano per strada vestite come completi animali nudi senza dignità, agli ubriachi in possesso di bevande alcoliche o agli ubriachi uccisi in mezzo alla strada: noi facciamo del nostro meglio per identificarli e impedire cha egiscano in questo modo”. Si vede un vigilante che molesta una donna in minigonna di jeans mentre passa davanti a una tavola calda che vende kebab. “Non puoi vestirti in questo modo in una zona mussulmana”, le dice il vigilante; una voce fuori campo aggiunge: “Dobbiamo proibire a questa gente di vestirsi in questo modo, esibendo il proprio corpo vicino alla moschea”. La donna cerca di ribattere: “Sono sconcertata... Siamo in Gran Bretagna, qui le donne hanno i loro diritti”, ma i pattuglianti la informano che “Noi non rispettiamo coloro che disobbediscono ad Allah”.
In altri video si vedono i vigilantes che strappano una lattina di birra dalle mani di uno studente, che appare molto sorpreso, e la gettano a terra, dicendo: “Questa è una zona musulmana, quindi, ovviamente, l'alcool non è permesso”. Si sentono i vigilantes dire a un uomo che l'alcool è “il male”, costringendolo a vuotare a terra il contenuto della sua lattina di birra. Si sentono voci urlare “Questa è una zona musulmana”.
Si ritiene che i membri della “Pattuglia Musulmana” siano in qualche modo collegati a rami dell'organizzazione al-Muhajiroun, un gruppo estremista dichiarato illegale dal Ministero degli Interni e che annovera tra i suoi membri persone condannate per terrorismo. A quanto pare non sono graditi neppure alla maggioranza dei mussulmani residenti in queste aree. Tuttavia queste tattiche intimidatorie non sono una novità: già due anni fa, come riportato dai quotidiani dell'epoca, una donna asiatica che lavorava in una farmacia di Tower Hamlets aveva ricevuto minacce di morte per essersi rifiutata di coprirsi il capo con il velo islamico. Già tempo fa era possibile vedere adesivi omofobici sui muri e i lampioni della zona, mentre i manifesti che ritraevano modelle in bikini o abbigliamento ritenuto succinto secondo i canoni islamici venivano deturpati.
E la polizia che fa, nella patria dello Stato di diritto e della democrazia parlamentare? E cosa fa la maggioranza non pattugliante della comunità islamica locale? Le risposte dei portavoce sono quelle di sempre; ciascuno di noi avrebbe potuto formularle quasi esattamente negli stessi termini, sull base di dichiarazioni precedenti. Scotland Yard ha rafforzato la propria presenza in queste zone della capitale: un portavoce spiega che “I poliziotti di servizio sono stati informati dell'accaduto e sanno a che cosa devono fare attenzione. Le pattuglie nelle zone in questione sono state rafforzate nel tentativo di identificare coloro che commettono queste azioni e di rassicurare la comunità locale”. Come ci si può aspettare, Mohammed Shafiq del Ramadhan Centre condanna le ronde islamiche ma ripete ancora una volta la teoria dell'incidente isolato: “Viviamo nel Regno Unito e siamo governati dalle leggi del Regno Unito, e non da bande criminali. Se della gente si comporta in questo modo è preoccupante, ma è comunque un incidente isolato”. Già, isolato; ma non è isolato il retroterra culturale da cui queste azioni muovono.
Ghaffar Hussain, un esperto di contro-estremismo, spiega che “Le azioni di questi teppisti sono spregevoli e immorali, e non rappresentano il sentire delle comunità islamiche. Sono contrarie ai valori che tutti condividiamo e sosteniamo nella Gran Bretagna di oggi”. Già, di oggi. Nella Gran Bretagna di ieri (nella Whitechapel di Jack lo Squartatore, per intenderci), questi teppisti, a prescindere dal sentire delle comunità islamiche, sarebbero stati freschi. Ma anche in tempi più recenti, come gli anni Cinquanta e Sessanta: la “mala” ormai decimata del vecchio East End, capeggiata da boss spietati ma fortemente radicati sul territorio locale come i fratelli Kray (amanti dell'alcool e delle belle donne), avrebbe posto rapidamente fine alle attività della “Pattuglia Mussulmana”.
Secondo me la notizia fa impressione anche per il contesto in cui nasce. Si parla di Whitechapel, una zona antica, già parte della Londra di Shakespeare, a sua volta cantore di taverne e creatore dell'irresistibile beone Falstaff; una zona che confina con Aldgate, l'anticamera della City, che conduce alle banche di Leadenhall Street e in cui, tra l'altro, sorge la sinagoga più antica del Regno Unito, quella di Bevis Marks, del 1699. Si parla di Tower Hamlets, che non è Terzo Mondo e non comprende solo Whitechapel e gran parte dell'East End proletario, povero e disoccupato, ma anche gran parte dei cosiddetti Docklands e di Canary Wharf, secondi in termini di business e finanza (banche, media, servizi) soltanto alla City, e ambita zona residenziale; il secondo edificio più alto del Paese, One Canada Square; il Parco Olimpico del 2012 e il McDonald's più grande del mondo. Quando cala la sera e le luci si accendono sul Tamigi, il panorama ricorda quello di Manhattan.
Il problema è, ancora una volta, una forte presenza di determinati gruppi etnici caratterizzati da una identità culturale forte, ma spesso incapace di accettare la coesistenza con culture diverse su un piano di eguaglianza. Già tre anni fa il 30.6% degli abitanti nel borough (o municipalità) di Tower Hamlets era di origine asiatica, soprattutto del Bangladesh (contro il 13.2% di Londra e il 6% della Gran Bretagna); 36.4% della popolazione era di fede islamica (contro il 3% nel resto della Gran Bretagna). Lo stesso si può dire di Waltham Forest, altro terreno d'azione della “Pattuglia”, dove la comunità mussulmana è, in termini numerici, la quinta del Regno Unito e la terza di Londra.
A Tower Hamlets ci sono circa 40 moschee. La più importante è quella sunnita di Whitechapel, menzionata dal pattugliante come il cuore della “zona di rispetto”: tre minareti, una cupola dorata, un centro islamico di sei piani (il London Muslim Centre) e uno di nove piani (il Maryam Centre). Serve 5000 fedeli, e si dice che condivida l'ideologia di Jamaat-e-islami (il Partito Islamico pakistano) e della Fratellanza Musulmana: il giorno di Capodanno 2009 concesse l'uso dell'edificio a una specie di conferenza intitolata “La fine del tempo... e un nuovo inizio”, alla quale presero parte oratori come Suhaib Hasan, che promuove l'applicazione della sharia in Gran Bretagna, e Khalid Yasin, che descrive le credenze dei cristiani e degli ebrei come “sporcizia” od “oscenità”. Ci fu anche un intervento video di Anwar al-Awlaki, uno dei capi di Al Qaeda, consigliere spirituale dei terroristi dell'11 settembre, ucciso dai droni americani in Yemen nel 2011; uno che nel suo sito web proclamava frasi tipo “Applicheremo le leggi di Allah sulla terra con la punta della spada, sia che le masse lo vogliano o no”. Naturalmente i responsabili della moschea non sapevano nulla di tutto ciò; si erano limitati a concedere l'uso dell'edificio senza chiedere alcuna informazione, una versione veramente poco credibile.
A Tower Hamlets ci sono anche una ventina di chiese anglicane attive, oltre ad altre chiese cristiane, due sinagoghe, un centro buddista, un tempio hindu e uno sikh. E al giorno d'oggi nessun anglicano, cristiano, buddista, ebreo, hindu o sikh si sogna di imporre intorno al proprio luogo di culto una “zona di rispetto” che metta al bando lattine di birra e minigonne, o di imporre determinati comportamenti e abbigliamenti ai propri correligionari. Pensiamo un po' a cosa succederebbe se un gruppo cattolico, o ebreo ultraortodosso, organizzasse delle pattuglie moralizzatrici che adottino le tattiche intimidatorie della “Pattuglia Mussulmana”. Apriti cielo: possiamo facilmente immaginare le accuse di fanatismo, oscurantismo, desiderio di tornare al Medioevo, paragoni con l'Inquisizione e magari i nazisti; le dichiarazioni dei gruppi che si occupano di diritti civili, delle femministe, della Saecular Society, di attori impegnati..... In questo caso invece, per via del fattore etnico, tutto finirà probabilmente nel nulla come qualche anno fa. Anche se fa spavento.
A me la Pattuglia Musulmana non meraviglia. Si tratta solo di una forma organizzata di qualcosa che già esisteva, e con la quale la società non ha voluto misurarsi e fare i conti. Oltre a generici commenti come quelli di cui sopra, i rappresentanti dello Stato e della società non hanno dato risposte chiare né ai cosiddetti teppisti, né alle comunità islamiche che da loro si dissociano, né alla popolazione non islamica che vede messo in discussione il proprio stile di vita e la propria cultura. Che tale cultura sia degenerata e che la fauna del sabato sera nel centro delle città inglesi si comporti in modo disgustoso (gente che vomita, donne ubriache in abiti ultrasuccinti e tacchi altissimi che cadono e sono incapaci di rialzarsi) è deplorevole e davvero bisognerebbe darsi da fare; ma è anche, da questo punto di vista, secondario. Il punto è un altro ed è l'unico possibile: che i diritti del cittadino sono sanciti dalla legge, e che i diritti dell'uno finiscono là dove cominciano quelli dell'altro. Che in Gran Bretagna si applicano le leggi dello Stato e si applicano per tutti, a prescindere da questioni di etnia e di religione. Non ci sono leggi che vietano di bere una lattina di birra per strada. Non è fine, ma a meno che chi beve sia così ubriaco da disturbare gli altri passanti non è illegale; e non sono illegali le minigonne (che chi scrive, avendo gambe piuttosto belle, ha portato con molto piacere e con discreto successo, anche nell'East End di Londra, in età più giovanile). La Pattuglia Musulmana non rispetta le leggi dello Stato, anzi le infrange; la Pattuglia Musulmana è fuori legge; la Pattuglia Musulmana va sciolta, e a chi ne condivide, anche teoricamente, le premesse o la filosofia, va detto chiaramente che queste ultime non sono accettabili. Punto e basta.