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ANSA Rassegna Stampa
16.01.2013 La Storia interpretata dal Cardinale Kasper
Tra rami e radici non la conta mica giusta

Testata: ANSA
Data: 16 gennaio 2013
Pagina: 1
Autore: Giovanna Chirri
Titolo: «POLITICA VATICANO: KASPER, SENZA ISRAELE IMPOSSIBILE VERO ECUMENISMO RIBADISCE CONDANNA ANTIGIUDAISMO CRISTIANO, E RILANCIA CONCILIO»

«Un vero ecumenismo senza Israele non è possibile». dice bene il Cardinale Kasper, peccato il seguito. Non è vero che la Chiesa ha mostrato "debole resistenza verso le persecuzioni contro gli ebrei» e deriva anche dall'essersi la Chiesa, «per secoli», separata dalle sue radici ebraiche". La chiesa per secoli ha combattuto i "giudei", con l'intento di cancellarne le radici, l'ha riconosciuto persino Giovanni Paolo II, che cosa viene a raccontarci oggi il Cardinale Kasper? Che cosa serve condannare oggi la Shoah, quando il Vaticano non ha fatto nulla per impedirla ? Gli consigliamo di discutere meno di rami e radici, la storia la conosciamo, contribuisca semmai a cambiare la politica del Vaticano verso Israele, schierata faziosamente con il mondo arabo-palestinese.
Ecco le sue dichiarazioni nel lancio ANSA del 15.01:2013

consigliamo i nostri lettori ad inviare le peoprie opinioni direttamente all' OSSERVATORE ROMANO:
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Walter Kasper

Data e ora: 15-01-2013 17:26 Agenzia: A ANSA A Categoria: POLITICA VATICANO: KASPER, SENZA ISRAELE IMPOSSIBILE VERO ECUMENISMO RIBADISCE CONDANNA ANTIGIUDAISMO CRISTIANO, E RILANCIA CONCILIO (ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 15 GEN - «Un vero ecumenismo senza Israele non è possibile». E la «debole resistenza mostrata dalla Chiesa verso le persecuzioni contro gli ebrei» deriva anche dall'essersi la Chiesa, «per secoli», separata dalle sue radici ebraiche. Lo afferma il cardinale Walter Kasper nella prefazione, pubblicata oggi dall'Osservatore romano, a un libro curato da Mary Bojs su Gesù e l'ebraismo. Il cardinale, che è presidente emerito del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani, per descrive le relazioni tra ebraismo e cristianesimo propone la immagine usata dal san Paolo nella Lettera ai Romani, delle radici e dei rami selvatici. Il testo di Kasper ribadisce con grande fermezza la condanna sia dell'Olocausto che dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo, ricordando che «un anti-ebraismo teologico cristiano ha contribuito lungo i secoli in tal senso, incoraggiando una diffusa antipatia per gli ebrei, così che un antisemitismo motivato dall'ideologia razziale ha preso il sopravvento in questo modo terribile, mentre la resistenza contro l'oltraggiosa e inumana brutalità non raggiunse l'ampiezza e la chiarezza attese». Il porporato tedesco ribadisce cioè la posizione della Chiesa verso l'ebraismo tracciata dalla dichiarazione conciliare Nostra Aetate, e ne dà una lettura teologica. «Forse per descrivere la relazione tra ebraismo e cristianesimo» afferma dunque il card. Kasper, è bene ricorrere alla immagine di Paolo, che poi riprendeva Isaia, perché questa «esprime il senso della distinzione nell'unità in due modi. Da una parte, si dice che i rami selvatici innestati non sono cresciuti dalla radice stessa e non possono derivare da essa. L'innesto è qualcosa di nuovo: è un atto irriducibile di Dio. La Chiesa dunque non è solo un ramo, un frutto, o un germoglio di Israele. D'altra parte la Chiesa deve trarre il suo vigore e la sua forza dalla radice che è Israele. Se i rami innestati sono tagliati dalla radice, si seccano, s'indeboliscono e infine muoiono». «Separandosi dalle radici ebraiche per secoli la Chiesa si è indebolita» e questa debolezza, afferma Kasper, «si è resa evidente nella debole resistenza mostrata, nel complesso, alla persecuzione degli ebrei». Ma è vero «anche il contrario. Senza i rami innestati - rimarca il cardinale - la radice rimane un ceppo sterile. I rami innestati danno nuova vitalità e fertilità alla radice». E così la Chiesa ha «diffuso universalmente tra le nazioni il monoteismo di Israele e i Dieci comandamenti come nucleo della legge mosaica, e ha in tal modo contribuito al fatto che la promessa ad Abramo di essere una benedizione per tutte le nazioni si è realizzata». «Israele senza la Chiesa - conclude Kasper - rischia di diventare troppo particolaristico e isolato, mentre la Chiesa senza Israele» «rischia di perdere il suo radicamento storico e di divenire astorica e gnostica». «Israele e le chiese hanno bisogno l'uno delle altre e perciò sono in un rapporto di reciproca dipendenza. Un vero ecumenismo - conclude il porporato - senza Israele non è possibile».(giovanna.chirri@ansa.it)

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