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Israele al voto: un quarto gli indecisi (Traduzione di Angelo Pezzana)
Gli indecisi sono il 25% dell’elettorato, il che rende incerto il dato finale. Secondo gli ultimi sondaggi sembra esserci un recupero di Likud/IsraelBeitenu, nella precedente Knesset avevano insieme 42 seggi, ma arrivavano solo a 35 negli ultimi sondaggi. In mancanza di un tema centrale in queste elezioni, i partiti hanno continuato in queste settimane a scontrarsi su tematiche minori, mentre nelle pubblicità televisive, iniziate l’8 gennaio scorso, prevalgono gli slogan. Sono due i temi centrali di Likud/IsraelBeitenu, il primo i successi del governo del Primo Ministro Binyamin Netanyahu nel campo dell’economia, la creazione di 350.000 posti di lavoro, la rivoluzione nel campo della telefonia cellulare e il muro di separazione al confine con l’Egitto per fermare il flusso di immigrati africani. Molto citato l’intervento di Netanyahu al Congresso americano, nel quale è stato molto applaudito con ‘standing ovations’. Morale: quando Netanyahu parla, il mondo lo ascolta. Il secondo è stato l’attacco al maggior concorrente dentro al centro-destra, il partito nazional-religioso “Casa degli Ebrei”, con una serie di pubblicità che mettevano in guardia che dietro al leader milionario Naftali Bennet c’erano candidati e rabbini della destra estremista. Il Partito Laburista, guidato dalla ex-giornalista Shelly Yachimovich, il maggior sfidante nel centro-sinistra, promette molte riforme economiche e sociali, alzando le tasse ai ricchi per abbassarle alla classe media. Lo slogan è un generico “possiamo stare meglio”, simile ad altri in molti paesi. Il Partito sefardita ortodosso “Shas” chiede di votare la sua guida spirituale, l’ex Rabbino Capo Ovadia Yosef, novantenne, e si presenta come la scelta naturale per chi appartiene alle fasce sociali più deboli. I tempi televisivi vengono assegnati in base al numero dei seggi alla Knesset. I partiti che si presentano per la prima volta hanno diritto a pochi minuti, il che vuol dire che il partito del giornalista, molto famoso nel mondo dei media, Yair Lapid “C’è un futuro”, al quali i sondaggi danno circa 10 seggi, difficilmente apparirà in Tv e radio. Likud/IsraelBeitenu ha quindi molti spazi nei programmi elettorali, seguito a ruota da Kadima, guidato da Shaul Mofaz per quanto riguarda i tempi di apparizione, anche sa ha perso sette deputati che hanno aderito al nuovo partito “Movimento” di Tzipi Livni, facendo così aumentare il tempo a sua diposizione. Ma i sondaggi non prevedono che riuscirà a superare lo sbarramento del 2%. La notizia di maggior rilievo della settimana è stato il Rapporto del Controllore di Stato che ha dichiarato falso un documento prodotto dal tenente colonnello della riserva Boaz Harpaz. Avrebbe cercato di impedire la nomina del generale Yoav Galant a Capo di Stato Maggiore. Il Ministro della Difesa Ehud Barak è uno dei nomi criticati nel Rapporto, ma non essendo candidato nelle prossime elezioni la notizia che lo riguarda non è diventata un tema elettorale. Il 6 gennaio, su iniziativa di Tzipi Livni, c’è stato un incontro con Yachimovich e Lapid, per discutere la possibilità di formare un gruppo unito per sfidare Netanyahu. Il risultato è stato però negativo. Quando Livni ha reso noto che i due avavano rifiutato, Yachimovich e Lapid hanno affermato che il suo resoconto era scorretto, perché “ era chiaro che l’invito ad un incontro a tre nascondeva solo il timore di Tzipi, visti i pochi voti che le assegnavano i sondaggi” Intanto i palestinesi continuano a ignorare le richieste dei quei partiti che ritengono possibile la pace. Il capo dell’Anp Mahmoud Abbas e il capo politico di Hamas Khaled Mashaal, si sono incontrati al Cairo per discutere sula riconciliazione delle due fazioni. Netanyahu ha detto che questo incontro dimostra quanto Abbas non voglia la pace, dato che “ ha abbracciato il capo di una organizzazione che ha ripetuto solo un mese fa che Israele deve essere cancellato dalle carte geografiche”, aggiungendo poi “ un leader che vuole la pace non si comporta in questo modo”. Gli israeliani non ne sono però rimasti scossi, essendo molto più preoccupati per le rigide condizioni atmosferiche della scorsa settimana, quando piogge torrenziali hanno interrotto in molti luoghi le normali condizioni di vita della popolazione. Poi è scesa la neve a Gerusalemme e in altri zone densamente popolate, facendo passare le pubblicità elettorali in secondo piano. Manfred Gerstenfeld fa parte del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni. Collabora con Informazione Corretta |
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