Riportiamo da SETTE di oggi, 11/01/2013, a pag. 15, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo "L' 'altro' discorso di Netanyahu ".
Consigliamo a Stefano Jesurum di fare l'alyà e stabilirsi in Israele, dove potrà fondare un partito, visto che si comporta come un David Grossman in sedicesimo.
Le maestrine dalla penna rossa sanno sempre tutto ciò che devono fare i politici, sono prodighe di consigli.
Uno degli esercizi più inutili che si possa fare alla buona politica.
Ne è un esempio l'articolo che segue, una traduzione di un pezzo pubblicato in origine su Haaretz. L'autore, Shlomo Avineri, critica Netanyahu per non essersi felicitato con Abu Mazen all'Onu dopo il riconoscimento della Palestina e scrive quale sarebbe dovuto essere il suo discorso.
Avineri ritiene, a torto, che la mossa di Abu Mazen abbia dato slancio al processo di pace. E' sufficiente vedere lo stallo dei negoziati, rimasto immutato dopo il riconoscimento, per rendersi conto della realtà.
Ecco il pezzo:
Stefano Jesurum Shlomo Avineri
Quello che avrebbe potuto pronunciare all'Onu il premier israeliano: che ricorda la Storia delle occasioni mancate e guarda a un aereo da prendere assieme ad Abbas... E' passato un mese dalla votazione Onu sulla questione palestinese, oggi spero che questa rubrica possa essere considerata un augurio di buon anno. Quando incontrai Shlomo Avineri, direttore generale degli Esteri ai tempi di Yitzhak Rabin, trovai più che convincente la sua tesi di fondo: nella vita vera i piccoli passi quotidiani delle donne e degli uomini pesano sulla realtà assai più delle roboanti teorie che meglio si adattano ai comizi o — nel migliore dei casi — alle aule universitarie. Pochi giorni dopo il riconoscimento dell'Autorità palestinese come Stato osservatore ha scritto su Haaretz il discorso che avrebbe voluto sentir pronunciare all'Onu dal suo premier, Netanyahu. Eccolo, in sintesi.
NON POSSIAMO IGNORARE
«Vorrei congratularmi con il Presidente Abbas per il coraggioso passo compiuto. Cercando il riconoscimento della Palestina come Stato non membro, lei ha imboccato la strada del compromesso storico tra il movimento nazionale ebraico e il movimento nazionale palestinese. Noi guardiamo verso il futuro ma non possiamo ignorare la storia. Quante sofferenze avrebbero potuto essere evitate se il movimento palestinese avesse accettato il piano di spartizione delle Nazioni Unite il 2911-1947. Invece il movimento nazionale palestinese e la Lega araba dichiararono guerra a Israele e alla decisione delle Nazioni Unite. Se il movimento palestinese avesse accettato l'idea di due Stati per due popoli, come avevamo fatto noi, la guerra del '48 non ci sarebbe stata, né il problema dei rifugiati; decine di migliaia di soldati e civili non sarebbero stati uccisi; Il 15 maggio '48 due Stati sarebbero nati sul territorio del mandato britannico: Israele e Palestina uno vicino all'altro. Inoltre se la leadership Olp avesse accettato la proposta del presidente egiziano Sadat e si fosse unita a lui nella storica visita a Gerusalemme del '77 sarebbe stato possibile iniziare a risolvere il conflitto fra i nostri due movimenti nazionali. Guardiamo al futuro. Servono negoziati diretti tra noi. Le chiedo, signor Presidente, di salire col suo staff sul mio aereo. All'aeroporto Ben Gurion riceverebbe un benvenuto leale, proprio come Sadat, la prima persona che ha avuto il coraggio di accettare la realtà storica dell'esistenza di uno Stato ebraico nel Medio Oriente. Andremo insieme dall'aeroporto alla Knesset dove, in nome di tutto il popolo d'Israele, la invito a portare un messaggio di pace. È il popolo d'Israele non i Paesi del mondo che lei deve convincere di avere scelto la strada della riconciliazione e del compromesso. Lei ha già fatto una lunga strada signor Presidente. In nome del popolo d'Israele, voglio congratularmi con lei. Dobbiamo dire chiaramente e inequivocabilmente che c'è posto per due Stati nella nostra regione: lo Stato ebraico e lo Stato palestinese».
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