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Gli ebrei d’Egitto e l’offerta a sorpresa dei Fratelli Musulmani (Traduzione di Angelo Pezzana)
Nel mezzo di una crisi economica e politica senza precedenti, una delle figure più importanti della Fratellanza, Essam el Erian, vice presidente del partito Giustizia e Libertà dei Fratelli Musulmani , al momento consigliere del Presidente Morsi, ha ritenuto opportuno chiedere agli ebrei egiziani di ritornare in Egitto. Dietro a questa bizzarra richiesta c’è la convinzione di Erian che lo Stato d’Israele scomparirà entro i prossimi dieci anni. Non che fosse preoccupato del destino degli ebrei, ma li rivoleva in Egitto per far posto ai palestinesi. Va da sé che con il loro ritorno gli ebrei avrebbero dovuto accontentarsi di essere cittadini di seconda classe, come stabilisce la Shari’a e magari con l’obbligo di pagare una tassa speciale, come dovevano fare i non musulmani nell’Impero ottomano. Sembra che in Egitto oggi ci sia la voglia di ristabilire quella tassa abolita alla fine del secolo XIX. Subito si è levata la richiesta che Erian si dimettesse da consigliere del presidente. Non per la previsione su Israele, la pace con l’Egitto da più di trenta anni può non più continuare, no, ha fatto molto peggio per provocare questa reazione. Innanzi tutto ha criticato Gamal Abdel Nasser per l’ esodo in massa degli ebrei, e poi per aver promesso la restituzione dei loro beni. Una delle organizzazioni che rappresenta gli esuli dall’Egitto ha immediatamente richiesto 30 miliardi di dollari. Una richiesta mai avanzata prima, per cui politici, avvocati e media hanno protestato vivacemente, alcuni sostenendo che Erian aveva agito per favorire gli interessi degli Stati Uniti e della lobby sionista (!). Nasser, dissero, non aveva mai spinto gli ebrei ad andarsene, e Erian metteva in pericolo l’Egitto per avere incoraggiato la richiesta di riparazioni economiche. Poche furono le voci di dissenso, a testimonianza che gli ebrei non solo erano stati obbligati a lasciare il paese – specialmente a causa dei ripetuti attacchi da parte dei Fratelli Musulmani – ma che dovettero anche abbandonare tutte le loro considerevoli ricchezze. Alcuni si spinsero ad affermare che “un giorno”, il paese avrebbe dovuto fare i conti con quanto era accaduto, ma non adesso, troppi erano i problemi roventi da affrontare. Senza però alcun risultato. La maggior parte degli egiziani vi diranno che la comunità ebraica era vissuta per secoli in pace e armonia con i vicini musulmani, che alcuni ebrei lasciarono il paese durante la seconda guerra mondiale a causa dell’approssimarsi delle armate di Rommel, e che altri se ne andarono nello Stato ebraico. Anzi, era Israele a fomentare rivolte in Egitto, per far emigrare ancora più ebrei. Gli egiziani hanno volutamente dimenticato l’emergenza causata dalla Fratellanza negli anni ’30 e i loro attacchi contro gli ebrei, che possono essere definiti veri e propri pogrom nel vecchio quartiere ebraico del Cairo agli inizi degli anni ’40. Aggiungono anche che molti ebrei erano famosi, come l’apprezzata cantante Leila Mourad o Joseph Cattaoui, che era stato ministro delle finanze di re Fuad. Il settimanale Al Aharam ha scritto che vi erano 988.000 ebrei che vivevano in Egitto prima della guerra, a dispetto del fatto che il loro numero non aveva mai superato gli 80.000. Vi furono anche altre reazioni. Un leader della Jihad islamica, molto seguito, ha affermato che se gli ebrei dovessero mai ritornare in Egitto, verrebbero attaccati e uccisi, come ordina la Shari’a. Un avvocato ha denunciato Erian per avere disseminato panico e minato la sicurezza del paese. Il presidente Morsi si è limitato a dire che Erian ha espresso la propria opinione, e che lui non la condivideva. In ogni caso la tempesta mediatica non è cessata. Improvvisamente sono diventati evidenti l’odio profondamente radicato contro Israele e gli ebrei, insieme al deciso rifiuto degli egiziani di guardare in faccia la realtà. Un odio dalle radici nel Corano, dove gli ebrei sono accusati per avere rifiutato di riconoscere il Profeta e la superiorità dell’islam. Sin dalla fondazione nel 1928 i Fratelli Musulmani hanno assalito gli ebrei, accusandoli di combattere l’islam in tutto il mondo e incitando i fedeli contro di loro. Hassan el Banna, fondatore del Movimento, era alleato di Hitler, i Fratelli hanno pubblicato al traduzione del “ Mein Kampf” con il titolo “La mia Jihad”. Un altro leader, Sayed Qutub, scrisse “La mia guerra contro gli ebrei”, il primo di molti libri pieni di ingiurie contro gli ebrei, mentre uscivano un grande numero di Fatwe anti-ebrei emesse da leader religiosi. Sotto Mubarak i media erano apertamente antisemiti, come la gran parte delle élite, ma era più che altro una abitudine politica, dato che non c’erano quasi più ebrei nel paese, un modo di dipingere negativamente Israele e per combattere la normalizzazione tra i due paesi. La caduta del regime, tuttavia, e la conseguente salita al potere della Fratellanza ha reso evidente la profonda forma di antisemitismo che esiste nella loro dottrina. Iman predicano ogni giorno contro gli ebrei dai loro pulpiti nelle moschee e sui media, sanno che devono sostenere il governo in vista dell’eliminazione in tempi non lontani dello Stato ebraico, quindi un passo per arrivare a ristabilire il potere del califfato. Morsi, allora uno dei tanti leader della Fratellanza, non ha dichiarato nel settembre 2010 che le negoziazioni tra israeliani e palestinesi erano una perdita di tempo, non c’erano da spettarsi nessun progresso perchè solo la guerra era l’unica soluzione ? Prima, nel marzo 2010, non aveva dichiarato alla Tv “Al Quds” che “ gli ebrei non hanno alcun diritto alla terra di Palestina, e che su questa terra non c’è posto per loro”, aggiungendo “ dobbiamo confrontarci con questa entità sionista, i legami di ogni tipo devono essere tagliati, gli ebrei discendono dalle scimmie e dai maiali”. Sfortunatamente, lo sfogo di Erian è ancora un altro esempio di profonda ostilità della Fratellanza verso Israele. L’Egitto, il paese arabo più vasto e importante, si trova ora sotto il suo controllo. Finora il presidente, augurandosi di mantenere ciò che l’Occidente chiama “approccio pragmatico”, ha evitato di attaccare e gli ebrei lasciando che fossero i leader religiosi ad alimentare i fuochi. Ma fino a quando ? Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. |
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