Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Elezioni in Israele: Naftali Bennett in ascesa nei sondaggi cronaca di Viviana Mazza
Testata: Corriere della Sera Data: 10 gennaio 2013 Pagina: 14 Autore: Viviana Mazza Titolo: «Il milionario israeliano che vuole annettere la Cisgiordania. E insidia Netanyahu»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/01/2013, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo "Il milionario israeliano che vuole annettere la Cisgiordania. E insidia Netanyahu". I commenti sull'arrivo sulla scena politica israeliana di Naftali Bennett sono quasi tutti impregnati di acido. Nulla di nuovo sotto il sole. Gli unici politici israeliano che piacciono sono quelli che mettono in pericolo la sicurezza del paese. Sono bravi, belli e buoni.
Bibi Netanyahu a destra, Natfali Bennett
GERUSALEMME — Naftali Bennett arriva con l'auricolare dell'iPhone nell'orecchio e sulla testa una kippah fatta all'uncinetto. Il volto è giovane e paffuto. Unico in maniche di camicia, è ospite alla Hebrew University per un dibattito con altri candidati, durante il quale si oppone duramente alla creazione di uno Stato palestinese. Ma il suo tono non è mai aspro. Cita Roosevelt: «Parla con dolcezza e pòrtati dietro un grosso bastone». Il quarantenne Bennett è la sorpresa delle elezioni parlamentari israeliane del 22 gennaio. Idolo dei coloni, ha portato Habayit Hayehudi (la Casa ebraica), partito della destra religiosa sionista, a una spettacolare ascesa, da 3 seggi ai 13-18 previsti dai sondaggi (sui 120 della Knesset). Diventerebbe il terzo partito dopo l'alleanza Likud-Yisrael Beiteinu guidata dal premier Netanyahu (circa 34 seggi) e i laburisti. La sua prima mossa una volta eletto? Riflette per qualche secondo. «Andrò al Muro del pianto per una preghiera di ringraziamento», dice al Corriere dopo il dibattito. Ma politicamente? «Negozierò con Netanyahu, per influenzare il nuovo governo». All'Italia, che ha votato in favore della Palestina come Stato osservatore all'Onu, chiede: «Come vi sentireste se vi dicessero di commettere un suicidio collettivo come nazione? Stabilire uno Stato palestinese nella terra di Israele — sostiene, riferendosi all'intera zona tra il fiume Giordano e il Mediterraneo — porterebbe a una guerra eterna, allo spargimento di sangue per i prossimi 200 anni». Il suo piano è di annettere il 60% della Cisgiordania (la parte attualmente sotto controllo israeliano) offrendo ai 50 mila palestinesi che vi risiedono la scelta tra la cittadinanza o andarsene. Definito da una commentatrice del Jerusalem Post «il genero che ogni madre israeliana vorrebbe avere», il carismatico Bennett è a suo agio sia tra i coloni in Cisgiordania che nei bar di Tel Aviv. Ha guidato il potente consiglio di Yesha che rappresenta gli insediamenti, combattuto nell'unità di élite Sayeret Matkal (la stessa di Netanyahu) nella seconda guerra del Libano dove ha perso il suo migliore amico, ma è anche un imprenditore di successo, figlio di californiani emigrati in Israele per passione sionista, che ha vissuto a New York per 4 anni vendendo la sua società di cyber security per 145 milioni di dollari. Vive non nelle colonie ma nel sobborgo benestante di Ra'anana a nord di Tel Aviv, con la moglie Gilat, chef di dolci, e quattro figli tra i 10 anni e i 10 mesi. Nell'argomentare che, da un confinante Stato palestinese, Israele verrebbe bombardata come da Gaza parafrasa Bob Dylan: «Quanti missili possiamo sopportare?». E con questo mix di modernità e religione, si propone di conquistare anche i giovani laici di Tel Aviv in nome di una «primavera dei valori ebraici». Non senza successo. «Nella società israeliana gli imprenditori del settore high tech come lui sono i nuovi modelli, quello che una volta erano i militari», spiega Tal Schneider, ex corrispondente di Maariv, che cura il blog politico Plog. «Dalla sua ha il fatto d'essere un volto nuovo. Ma molti non si curano di capire che dietro quella faccia gentile c'è una soluzione dura e miserabile, che va contro le risoluzioni Onu ed è inaccettabile per il mondo». La sua ascesa ha strappato voti a Netanyahu, che pure dovrebbe restare premier, e lo spazio dedicato dai giornali agli attacchi tra i due partiti rivaleggia con la tempesta che da giorni scuote Israele. Bennett, che è stato anni fa capo dello staff di Bibi, lo accusa di ambiguità nel difendere i coloni. Il Likud ha criticato Naftali per aver detto che da soldato rifiuterebbe di sgomberare le colonie e lo ha definito il volto presentabile di un partito estremista. Intanto, notano alcuni commentatori, l'effetto Bennett sta spostando la destra verso posizioni estreme: alcuni politici del Likud hanno suggerito l'annessione della Cisgiordania e il premier ha visitato l'altro ieri un insediamento illegale da poco autorizzato (il decimo durante il suo governo) presentandosi come il migliore amico dei coloni. Se Bennett suggerisce che «Netanyahu guiderà l'autobus, ma rifiuto di lasciarlo solo e metterò una mano sul volante per influenzare la direzione», il premier ha assicurato ai coloni: «In realtà tengo le mani ben salde sul volante».
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