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La Repubblica Rassegna Stampa
09.01.2013 Giordania, abiti meno occidentali e tweet solo in arabo per la regina Rania
per non irritare le masse islamiche ed evitare la 'primavera'

Testata: La Repubblica
Data: 09 gennaio 2013
Pagina: 19
Autore: Francesco Mimmo
Titolo: «La Primavera cancella Rania: addio abiti all’occidentale, Amman nasconde la sua regina»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 09/01/2013, a pag. 19, l'articolo di Francesco Mimmo dal titolo "La Primavera cancella Rania: addio abiti all’occidentale, Amman nasconde la sua regina".


Rania di Giordania

Che la Giordania si preoccupi della minaccia jihadista si può cogliere da alcuni aspetti apparentemente superficiali che, però, servono a capire quanto la situazione sia delicata.
In tal senso Francesco Mimmo racconta della 'metamorfosi' pro-islam della regina Rania:

GERUSALEMME — Che fine ha fatto Rania di Giordania? I blog occidentali le assegnano ancora la corona di donna più influente del web. Ma è un primato virtuale, perché alla scena pubblica la regina più glamour e più impegnata d’Oriente, e forse non solo, ha rinunciato da mesi. Con un cambio di strategia improvviso, ma non casuale. Da quando il vento della primavera araba è arrivato ad Amman, la casa reale ha cambiato volto, nascondendo quello della 42enne moglie di re Abdullah. La protesta ha messo infatti nel mirino anche i sovrani: troppo belli, troppo ricchi e troppo occidentali. E così ora Rania parla solo su Twitter, ma poco e con messaggi di solidarietà al suo popolo, all’Egitto, alle primavere. E rigorosamente in arabo. La Giordania è entrata da mesi nel tunnel delle proteste contro la monarchia. La crisi economica è pesante, stime ufficiose danno una disoccupazione al 22%. In più i Fratelli musulmani stanno conquistando un rapido consenso popolare e chiedono la loro parte di potere con riforme istituzionali. Tutto questo sta infiammando le piazze di Amman. E nella bufera è entrata anche Rania. A partire da una data esatta: il suo quarantesimo compleanno, nell’agosto del 2010. I festeggiamenti sono stati considerati troppo sfarzosi da una parte dell’establishment che ha protestato. In particolare un gruppo di generali ha scritto al sovrano per stigmatizzare gli eccessi. Poi le critiche sono arrivate, a partire da questa estate, nelle piazze gremite di manifestanti. I giordani accusano la regina, palestinese, di condizionare le politiche del marito in favore dell’ampia comunità di profughi palestinesi (metà della popolazione). Ma aggiungono accuse precise: terre regalate alla famiglia di Rania, sottrazione di fondi del Tesoro, corruzione. Paragonandola alla moglie del tiranno di Tunisia, Leila Ben Ali. Così nelle manifestazioni sono comparsi i primi cartelli “Rania ladra”. Accuse tutte da dimostrare, naturalmente. Ma che indicano un clima politico preciso. La regina che piaceva tanto in Occidente non è più la regina dei cuori dei giordani, delusi dalle politiche del regno. Non se la passa meglio il re: nei cortei non manca mai qualcuno che incendia il ritratto del sovrano dagli occhi blu, eredità della madre inglese e anche questo, per alcuni, una colpa. Abdullah ha reagito: ha cambiato il governo (e quattro volte il premier in due anni), ha riformato la legge elettorale, concedendo più seggi ai partiti, e indetto elezioni legislative per il 23 gennaio. Ma a palazzo c’è anche una nuova strategia mediatica. Quindi stop alle apparizioni pubbliche di Rania per non irritare la popolazione. E nessuna esposizione della vita privata. Stop dunque anche alle foto con i vip, ai gala (per la verità sempre per cause benefiche), ai completi griffati da fashion victim che avevano fatto di Rania un’icona dell’Occidente. I suoi molti fan (su Twitter sono 2,5 milioni, quarta nella classifica delle personalità pubbliche e prima donna), devono accontentarsi ora delle poche parole rivolte al suo popolo in arabo.

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