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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.01.2013 Lefebvriani contro gli ebrei
è una novità ? E' tanto diverso dall'atteggiamento del Vaticano verso Israele ?

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 gennaio 2013
Pagina: 23
Autore: Gian Guido Vecchi
Titolo: «Lefebvriani anti ebrei, sconcerto vaticano»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 08/01/2013, a pag. 23, l'articolo di Gian Guido Vecchi dal titolo "Lefebvriani anti ebrei, sconcerto vaticano".


Vescovo Richard Williamson, lefebvriano e negazionista


Bandiere vaticane e bandiere palestinesi

IC non entra nel merito di questioni religiose, ma si chiede, forse un po' maliziosamente, perché l'ideologia dei lefebvriani susciti tanto scandalo fra le istituzioni cattoliche ufficiali e in qualcuna ebraica.
Ci sembra che l'atteggiamento del Vaticano verso Israele non sia poi tanto diverso da quello dei lefebvriani verso gli ebrei.
Ecco il pezzo:

CITTÀ DEL VATICANO — «Noi abbiamo molti nemici, molti nemici. Ma, guardate, è molto interessante. Chi, in tutto questo tempo, è stato il più ostile a che la Chiesa riconoscesse la Fraternità? I nemici della Chiesa: gli ebrei, i massoni, i modernisti». Rimandata e trascritta in Rete, la voce di monsignor Bernard Fellay, superiore dei Lefebvriani, ha fatto il giro del mondo. Secca la condanna del Centro Simon Wiesenthal: «La descrizione degli ebrei come "nemici della Chiesa" prova una volta di più l'antisemitismo profondamente radicato al cuore della teologia della Fraternità». Mentre in Vaticano, con «sconcerto», si fa sapere che «naturalmente» una posizione simile contro gli ebrei è «insostenibile», e padre Federico Lombardi elenca i testi del Concilio, il magistero dei Papi e le parole e le visite di Benedetto XVI alle sinagoghe di Colonia, New York, Roma e Gerusalemme.
Di certo quelle di Fellay sono parole che pesano, mentre i negoziati tra Santa Sede e seguaci del vescovo scismatico Lefebvre sono in stallo. La storia si trascina dal 2009: il Papa che, come «gesto discreto di misericordia», toglie la scomunica ai quattro vescovi della Fraternità subendo polemiche mondiali (nessuno lo avvertì che uno di loro, Richard Williamson, è un antisemita che nega la Shoah: solo di recente è stato espulso dalla Fraternità, ma per disobbedienza) e poi tre anni di trattative per ricomporre lo scisma, la Santa Sede che offre loro di diventare una «prelatura personale» come l'Opus Dei. Risultato? Fellay che in estate spiega: «Con Roma siamo a un punto morto e non possiamo firmare». E la commissione vaticana «Ecclesia Dei» che a fine ottobre dice che «sono necessarie pazienza e fiducia» perché «dopo trent'anni di separazione è comprensibile che vi sia bisogno di tempo». Il problema, per i Lefebvriani, è sempre lo stesso: il riconoscimento del Concilio e dei suoi documenti, a cominciare dalla Nostra Aetate che segnò la svolta della Chiesa con gli ebrei, non più «deicidi». Il capo dei Lefebvriani, il 28 dicembre in Canada, ha indicato «ebrei, massoni e modernisti» come i «nemici della Chiesa» che remano contro: «Persone che sono all'esterno della Chiesa e chiaramente nel corso dei secoli sono state nemici della Chiesa, hanno detto a Roma: se volete accettare questa gente, bisogna obbligarli ad accettare il Concilio». Fellay è sarcastico: «Non è interessante? Penso sia fantastico! Perché questo mostra che il Vaticano II è cosa loro!». Cosa loro.
I Lefebvriani Usa hanno tentato di replicare alle polemiche dicendo che la parola «nemici» è stata usata da Fellay «in senso religioso» e «non si riferiva al popolo ebraico ma ai leader delle organizzazioni ebraiche».

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