Israele: una compagna elettorale in cerca di un tema centrale
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Manfred Gerstenfeld
A causa della mancanza di una reale leadership e di un tema centrale forte da dibattere, la campagna elettorale israeliana è caratterizzata da continue scaramucce tra i leader politici e i loro partiti, nel generale disinteresse degli elettori. Il dibattito politico è poi poco evidente, svolgendosi soprattutto sui social media.
I leader egiziani e palestinsei si sono dati da fare per far capire agli israeliani che si augurano la distruzione di Israele, non la pace. Lo scorso ottobre, in un video diffuso, si vedeva il Presidente Mohamed Morsi mentre rispondeva “amen” alla preghiera di un imam che chiedeva ad Allah di distruggere gli ebrei. Sempre Morsi, nel 2010, aveva dichiarato che non ci sarebbero mai state trattative con i “figli delle scimmie e dei maiali”, come il Corano definisce gli ebrei in maniera insultante. Essam el Erian, vice presidente del Partito Libertà e Giustizia dei Fratelli Musulmani e collaboratore di Morsi, ha detto in pubblico che “ Israele avrebbe cessato di esistere entro dieci anni”.
I leader di Hamas hanno inventato un nuovo gioco, accanto a quello della distruzione di Israele. Hanno detto al Presidente Mahmoud Abbas che saranno loro ad impadronirsi del potere nel West Bank. Dal versante israeliano, Shimon Peres, che in qualità di presidente si suppone che non debba esprimere opinioni personali su temi politici controversi, ha detto agli ambasciatori che Abbas è un partner per la pace. Dato che non ci sono state elezioni palestinesi presidenziali dal 2005, il
mandato di Abbas è scaduto da molto ed è probabile che non verrà più rieletto. Molti israeliani sono convinti che persino gli accordi che ha firmato non abbiano più valore.
Un evento importante da segnalare è l’evidente declino in tutti i sondaggi dell’unione Likud/Israel Beitenu, tanto che potrà perdere 10 seggi degli attuali 42. I suoi analisti strategici sono confusi e i candidati rilasciano dichiarazione contraddittorie.
Netanyahu ripete che è favorevole all “soluzione due stati”, Avigdor Lieberman lo stesso. Ma due loro candidati, il Ministro Yuri Edelstein e il deputato Zeev Elkin, sono per l’annessione dell’Area C del West Bank, attualmente già sotto il controllo militare israeliano, e dove gli ebrei sono già in grande maggioranza. Yair Shamir, di “Israel Beitenu”, numero due in lista, ha detto che “Netanyahu procede a zig zag perché vuole piacere a tutti”. Dopo che è stato criticato, ha detto che era stato male interpretato.
Moshe Feiglin, candidate di estrema destra del Likud, oppositore per molti anni di Netanyahu, è stato arrestato per aver cercato di pregare a voce alta sul Monte del Tempio, era la terza volta che veniva arrestato per la stessa violazione. Ha anche cercato di promuovere la propria immagine con un documento nel quale sosteneva che ai palestinesi si dovevano offrire incentivi economici per andarsene via dal West Bank.
Il Likud sta affrontando anche dissensi interni per la negativa compagna contro il più forte concorrente di centro-destra, il Partito nazional religioso “Casa degli ebrei” guidato da Naftali Bennet. All’interno del Likud molti sostengono che si dovrebbero attaccare i partiti di opposizione di centro-sinistra, e invece il Likud afferma che se perderà seggi il governo non sarà in grado di approvare decisioni politiche importanti.
Arieh Deri, numero due del partito ultra ortodosso “Shas”, sta cercando di rifarsi una immagine pubblica affrontando argomenti controversi riguardo al futuro del suo partito, dopo il ritorno alla vita politica dopo dieci anni di distanza dalla sua condanna alla prigione. Per esempio sostenendo temi etnici, definendo Likud/Israel Beitenu come un partito di “bianchi e russi”. Poi si è scusato, aggiungendo però che Netanyhau non nominerà mai ministri di origine sefardita.
I partiti di opposizione di centro-sinistra non sono stati in grado di approfittare della confusione di Likud/Israel Beitenu, infatti i sondaggi non segnalano spostamenti di voti dal centro-destra al centro-sinistra. Per questo Shelly Yachimovicz, leader del Partito Laburista, ha cambiato strategia, affermando che potrà entrare nel prossimo governo oppure guidare l’opposizione, sperando così di togliere voti al “Movimento” di Tzipi Livni e a “C’è un Futuro” di Yair Lapid, il quale ha annunciato che non entrerà in un governo se sarà composto solo da destra e religiosi. Questa dichiarazione, se mantenuta dopo le elezioni, creerà problemi a Netanyhau nella formazione del prossimo governo.
Man mano che le elezioni si avvinano, gli attacchi si moltiplicano. Yuval Steinitz, Ministro delle Finanze, ha detto che i laburisti trasformeranno l’economia israeliana come in Spagna. Lapid ha detto che Livni non rimarrà alla Knesset se non otterrà un numero sufficiente di seggi, e che Yachimovicz è in preda a crisi isteriche. Nel frattempo i partiti maggiori cercano temi coinvolgenti da proporre agli elettori fino al giorno delle elezioni.
Manfred Gerstenfeld fa parte del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni. Collabora con Informazione Corretta