Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 04/01/2013, a pag. 13, gli articoli di Maurizio Molinari titolati " Gore vende la sua Tv ad Al Jazeera " e " Una nuova débâcle del perdente di successo ".
Al Gore, un fallimento dietro l'altro, come ricorda Molinari in uno dei due articoli che riprendiamo in questa pagina. L'ultimo fallimento è la vendita di Current TV ad al Jazeera, rete televisiva di proprietà dell'emiro del Qatar, massimo finanziatore del terrorismo islamico.
Dopo l'acquisizione di Current TV, l'emiro potrà diffondere la sua propaganda islamista con maggiore facilità negli Stati Uniti allargando i propri già ampi orizzonti. E' ben noto, infatti, come l'emiro abbia utilizzato al Jazeera per pilotare la 'primavera araba', ossia il passaggio da dittature laiche a teocrazie islamiste in Paesi come Egitto e Tunisia.
Ecco i pezzi:
" Gore vende la sua Tv ad Al Jazeera "
Maurizio Molinari Emiro del Qatar, il peggior terrorista in circolazione, quando se ne accorgeranno in Occidente ?
Con un investimento di mezzo miliardo di dollari Al Jazeera acquista la Current Tv di Al Gore puntando a diventare una delle maggiori emittenti di news via cavo negli Stati Uniti. La transazione fra la televisione con sede a Doha, di proprietà dell’Emiro del Qatar, e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti è stata resa nota da quest’ultimo, che in un comunicato ha sottolineato come «la missione di Al Jazeera» è simile a quella che la Current tv si proponeva in quanto «vuole dar voce a coloro che in genere non vengono ascoltati, dire la verità al potere, assicurare punti di vista indipendenti e raccontare storie a cui nessuno presta attenzione».
In forza di un pacchetto di controllo del 20 per cento di azioni di Current Tv, Gore esce di scena con circa 100 milioni di dollari abbandonando un progetto risalente a 9 anni fa che mai è riuscito a decollare mentre Al Jazeera arriva con mire assai ambiziose. Al momento infatti Al Jazeera English si può vedere solo nelle grandi aree metropolitane, da New York a Los Angeles, dove arriva in circa 4,7 milioni di case ma grazie all’acquisto di Current Tv il bacino di potenziale utenza aumenta di nove volte, superando quota 40 milioni. Questo perché dietro Current Tv c’è Comcast, uno dei giganti dell’etere negli Stati Uniti. In realtà il balzo a cui puntava lo sceicco Hamad bin Thamer Al Thani, presidente della Qatar Media Corporation che controlla Al Jazeera, era ancora maggiore ma Time Warner Cable, secondo operatore tv via cavo degli Stati Uniti, si è affrettato a rescindere l’accordo con Current Tv facendo mancare all’istante 20 milioni di potenziali utenti.
«Il nostro accordo con Current Tv ha avuto termine e non la distribuiremo più, togliendola dall’offerta il più presto possibile» ha fatto sapere Time Warner Cable, senza aggiungere ulteriori spiegazioni. Sulla genesi di tale decisione avanza un’ipotesi Philip Seib, autore del volume «The Al Jazeera Effect», secondo il quale «in America vi sono persone che non vogliono vedere Al Jazeera perché la considerano un televisione terrorista» in ragione del fatto di essere stata accusata in passato di simpatizzare con gruppi islamici e di lavorare perfino con membri di Al Qaeda, come sarebbe evidenziato dal fatto che di aver trasmesso molti messaggi video e audio di Osama bin Laden e del suo successore Ayman Al Zawahiri. Nel 2011 uno dei suoi giornalisti fu arrestato in Israele per complicità con i fondamentalisti Hamas e Dave Marash, che lavorava per Al Jazeera nella sede di Washington, si dimise nel 2008 in ragione di un’atmosfera che definì «molto anti-americana».
Al Jazeera è tuttavia anche la tv considerata il vettore delle rivolte della Primavera araba, una sorta di spina nel fianco dei regimi dispotici in Medio Oriente e spesso il governo americano l’ha usata per riuscire a rivolgersi al più vasto pubblico musulmano. Il portavoce di Al Jazeera a New York, Stan Collender, evita accuratamente i temi politici preferendo piuttosto parlare di «puro investimento commerciale». A confermarlo è l’intenzione di aprire da 5 a 10 nuove redazioni locali negli Stati Uniti, creando il quartier generale a New York, per dare vita alla nuova Al Jazeera America con l’intento di conquistare in fretta milioni di telespettatori.
«Quando la gente vede Al Jazeera in genere pensa che sia molto bella» aggiunge Collender. E’ possibile che l’obiettivo sia fare concorrenza alla
Nbc, corazzata liberal dell’etere, ed anche alla Cnn, in perdita di ascolti, per farsi spazio sul mercato opposto a quello conservatore dove Fox Tv è senza rivali. «D’altra parte aggiunge Collender - non ci sono leggi che impediscono a stranieri di essere proprietari di tv negli Stati Uniti» a differenza di quanto avviene in altri settori dell’economia considerati strategici, come l’energia o l’alta tecnologia. Resta da vedere come reagirà il nuovo Congresso di Washington, appena insediatosi, all’inedita sfida di un network straniero che si propone di avere accesso diretto a decine di milioni di case americane.
" Una nuova débâcle del perdente di successo "
Al Gore, e gli hanno dato il Premio Nobel per la pace !
Il fallimento di Current Tv è solo l’ultimo passo falso di Al Gore, un volto di spicco del partito democratico che in più occasioni ha mancato l’appuntamento con il successo. Il primo flop avviene in famiglia. È il 1970 e il ventiduenne Al milita nei gruppi ostili alla guerra in Vietnam ma poiché il padre, Al Gore sr, si ricandida al Senato, ci ripensa e si arruola. Per consentirgli di avere «una carta in più contro gli avversari». Va così a partecipare a un conflitto che non ama ma il padre viene comunque sconfitto e l’esperienza personale gli serve ancora meno perché sotto le armi fa il giornalista, per un foglio militare, e al ritorno nell’originario Tennessee l’impiego al The Tenessean come «investigative reporter» dura poco: gli preferisce la Law School della Vanderbilt University.
È l’inizio della strada che lo porta in politica, prima deputato e poi senatore del Tennessee. Ma quando nel 1988 tenta le presidenziali non va oltre il terzo posto, con la nomination vinta da Michael Dukakis poi travolto da Bush padre. Quattro anni dopo Bill Clinton lo sceglie come vice, per otto anni è un numero due assai in ombra alla Casa Bianca se non fosse per il Procotollo di Kyoto sul controllo dei gas serra, che negozia di persona ma poi il Senato non lo ratifica e in pochi anni verrà sepolto dalla contrarietà non solo di George W. Bush ma dei giganti del Terzo Mondo, Cina, India e Russia.
L’altro vanto cui lega la vicepresidenza è la creazione della «National Information Intrastructure», che identifica con la genesi di Internet, attirandosi attacchi e ironie da parte di scienziati e militari. La candidatura alla presidenza nel 2000 avviene con uno scatto di reni: dopo aver taciuto sullo scandalo Lewinsky, Gore sceglie di allontanarsi da Bill Clinton al punto da non volerlo nella campagna. È una scelta che gli aliena le simpatie di molti democratici. Poi arriva la beffa di perdere la riconta della Florida - e la Casa Bianca - con un verdetto della Corte Suprema. Una sconfitta che brucia ma Gore, in uno dei suoi momenti migliori, incarna l’unità della nazione quando comunica all’America che il nuovo presidente è George W. Bush.
Nei mesi seguenti ne è però l’avversario più feroce tentando - anche qui senza successo di diventare il leader dell’opposizione all’intervento in Iraq. Nel 2004 sostiene alla primarie Howard Dean, il superfavorito che diventa il primo candidato a uscire di scena. Il suo anno migliore è il 2007 perché l’impegno ambientalista e il film-denuncia sui cambiamenti climatici «The Inconvenient Truth» gli valgono il Nobel per la Pace e due Oscar. Sembra destinato a guidare i democratici nel ritorno alla Casa Bianca ma a beffarlo è Barack Obama, che annuncia la candidatura nel febbraio 2007 quando Al ancora è incerto.
L’ultima sfida arriva con Current Tv, ma gli ascolti non decollano e durante l’ultimo Election Day neanche la conduzione di Gore evita il naufragio di share.
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