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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.12.2012 Cristiani perseguitati nei Paesi islamici
L'analisi (con qualche critica) di Vittorio Messori

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 dicembre 2012
Pagina: 1
Autore: Vittorio Messori
Titolo: «L'emergenza ignorata dei cristiani perseguitati»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/12/2012, a pag. 1-40, l'articolo di Vittorio Messori dal titolo "L'emergenza ignorata dei cristiani perseguitati".


Vittorio Messori

Gentile Vittorio Messori,
leggiamo con interesse l'articolo che ha dedicato all'uccisione dei cristiani ormai dilagante nei Paesi islamici. Argomento che IC affronta spesso, criticando gli irresponsabili silenzi da parte degli organi di informazione vaticana.
Nel suo articolo, lei descrive con precisione quanto avviene, ma ci saremmo anche aspettati una, sia pur lieve, critica nei confronti della sua parte.
Lei scrive "
Va comunque osservato che ormai da più di due secoli i cristiani si trovano solo e sempre dalla parte dei perseguitati, mai da quella dei persecutori", il che spiega per quale motivo  IC ricorda quanto è avvenuto nei secoli precedenti, nei quali troppo spesso la Chiesa cattolica e il cristianesimo nel suo insieme, si comportarono come l'islam oggi.
E tralasciamo quanto è avvenuto durante la Shoah, dove le chiese cristiane hanno benedetto eserciti genocidi.
Ma quello in atto contro i cristiani non può essere definito 'genocidio' perché la pratica omicida dell'islam è rivolta contro tutti i non musulmani, tutti infedeli che meritano la morte se non accettano di convertirsi.
Un capoverso di cui non comprendiamo la citazione è quello in cui ricorda S. Stefano. Le poche parole che lei gli dedica sono insufficienti per permettere ai lettori di capire come sono andate le cose. Quel "
lapidato dagli ebrei di Gerusalemme", se ci concede, è quanto meno deviante dalla tesi del suo articolo.
Cordiali saluti,
IC Redazione

Ecco il pezzo di Messori:

Pochi giorni fa, il sociologo Massimo Introvigne, oggi responsabile dell'Osservatorio sulla libertà religiosa del ministero degli Esteri, ha ricordato dai microfoni di Radio Vaticana che quest'anno sono stati 105.000, uno ogni 5 minuti, i cristiani di ogni confessione uccisi nel mondo per la loro fede. Introvigne ha spiegato anche che «la persecuzione dei cristiani è oggi la prima emergenza mondiale in materia di violenza e discriminazione religiosa». V i furono reazioni di incredulità se non di rifiuto nel 2011, quando il sociologo Massimo Introvigne, in un convegno internazionale a Budapest organizzato della Comunità Europea, ricordò che in media, ogni anno, erano oltre 100.000 i cristiani di ogni confessione uccisi nel mondo per la loro fede. Introvigne parlava come rappresentante italiano dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ma anche come esperto tra i più autorevoli, in quanto fondatore e direttore del Cesnur, il Centro studi sulle nuove religioni, e autore di molti studi scientifici.
A coloro che lo contestavano, Introvigne replicò con il consueto scrupolo accademico, indicando le fonti inoppugnabili da cui risultava che, la cifra anche se sbagliata, lo era per difetto. Per prudenza, lo studioso torinese aveva in effetti diminuito il numero delle vittime che, secondo alcuni istituti di ricerca, è in realtà maggiore. Al termine della confutazione di coloro che respingevano le sue cifre osservava: «In queste reazioni di rifiuto c'è già di per sé una lezione: si sottovaluta talmente il problema dei cristiani perseguitati che i numeri — quando sono esattamente citati, in tutto il loro orrore — a molti europei e americani sembrano incredibili».
Pochi giorni fa, in occasione della ricorrenza di santo Stefano «protomartire», cioè primo martire cristiano, lapidato dagli ebrei di Gerusalemme perché annunciava la risurrezione di Gesù, Introvigne ha ricordato dai microfoni della Radio Vaticana i dati per l'anno che sta finendo: 105.000 morti, uno ogni cinque minuti. Stando alle ricerche più sicure, il 10 per cento dei due miliardi di cristiani — dunque 200 milioni di persone, quasi tutte in Africa e in Asia — soffrono a causa della loro religione. In tal modo, ha continuato Introvigne, ora responsabile dell'Osservatorio sulla libertà religiosa presso il ministero degli Esteri, «la persecuzione dei cristiani è oggi la prima emergenza mondiale in materia di violenza e discriminazione religiosa. Non vi è alcuna altra fede che sia così combattuta, sino al tentativo di genocidio in massa dei suoi aderenti».
In Europa e in America si continua a rimproverare ai credenti, soprattutto ai cattolici, un passato remoto di inquisizioni, di intolleranza, di crociate, di censure: nel frattempo (al di là del carattere antistorico di molte di queste accuse) si stenta a credere che oggi proprio la semplice fede nel Vangelo possa essere causa di rischio troppo spesso mortale. E oggi il Papa è praticamente solo a denunciare la mancanza di libertà religiosa difendendo non solo i cristiani ma i credenti in qualunque fede. «Questa libertà» ha ripetuto anche di recente Benedetto XVI, seguendo le orme del suo predecessore «non riguarda certo ogni cristiano ma ogni uomo, è un diritto che va riconosciuto come diritto naturale, quale che sia la propria prospettiva religiosa». Il Papa ha ricordato che molti Paesi, soprattutto musulmani, si difendono dalle accuse sostenendo che da loro è riconosciuta libertà di culto. Ma libertà vera non c'è, replica Benedetto XVI, quando ai cristiani è permesso soltanto di celebrare le loro liturgie nel chiuso delle chiese (in Arabia Saudita anche questo è proibito) mentre è rigorosamente vietato manifestare in pubblico la propria fede. Non c'è libertà quando il mostrare una croce sul tetto di una chiesa o appesa a una collanina significa essere aggrediti e, spesso, arrestati. Non c'è di certo libertà quando si arriva addirittura alla pena di morte per coloro che scegliessero il battesimo, in contrasto con la religione di Stato. Tre sono oggi gli «ambienti» principali di persecuzione. Vi è quanto resta di comunismo (o presunto tale): in Cina, dove la sola militanza a stento tollerata è quella nella Chiesa «patriottica», cioè quella creata e sorvegliata dal regime, che nomina persino i vescovi; nella Corea del Nord che, stando agli osservatori, «è probabilmente in assoluto il luogo dove è più pericoloso dirsi cristiani»; a Cuba, dove il castrismo ormai moribondo alterna momenti di tolleranza e di intolleranza.
Vi sono poi i nazionalismi etnici, le tradizioni «razziali» che suscitano periodiche esplosioni di furore persecutorio proprio tra coloro che, stando alla «leggenda rosa» occidentale, sarebbero campioni di tolleranza e di accoglienza: induisti e buddisti. Infine, vi è l'oceano islamico che circonda i tropici, dove le rare zone di relativa tranquillità e di quasi eguaglianza per i cristiani sono state cancellate dalla rinascita di un estremismo che (spesso con l'aiuto di Europa e Usa: vedasi Medio Oriente e Africa del Nord) ha travolto governi e culture che tentavano di mettere in atto una lettura del Corano più pacifica e aperta. Un'altra zona di persecuzione sanguinaria dovrebbe essere aggiunta: l'Africa nera, dove le autorità statali sono spesso evanescenti e impotenti, travolte da un caos di continui scontri tra tribù ed etnie e dove la caccia al cristiano è tra i passatempi preferiti da bande di irregolari, di predoni, di discepoli fanatici di stregoni. Rimedi? Ben difficile, forse impossibile suggerirne, vista la vastità, la profondità e insieme la diversità di ciò che istiga all'odio e alla strage nei confronti di chi crede nel Vangelo. Va comunque osservato che ormai da più di due secoli i cristiani si trovano solo e sempre dalla parte dei perseguitati, mai da quella dei persecutori. Va pur detto, con la necessaria umiltà e, insieme, con verità: in tanta tragedia è, questo, un segno di nobiltà spirituale. Nessuno che opprima o uccida potrà mai trovare una istigazione o una approvazione nel Vangelo.

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