Una costituzione di minoranza per una minoranza di estremisti islamici
Commento di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Zvi Mazel Mohamed Morsi
Prima e dopo Morsi
Senza degnarsi di attendere i risultati ufficiali, i Fratelli Musulmani si sono auto-dichiarati vincitori del referendum sulla costituzione che imporrà con forza i contenuti islamici della Shari’a. Possono così proclamare di avere conquistato ‘democraticamente’ l’ultimo anello che mancava alla presa di tutti i poteri. Peccato che in questo procedere non ci fosse nulla di democratico. La costituzione è stata redatta in pochi giorni per ordine di Morsi, dopo sei mesi di battibecchi senza fine in una assemblea composta soprattutto da Fratelli Musulmani e Salafiti, in sfacciata violazione con le regole costituzionali, per cui membri non islamisti e delegati della minoranza copta si sono in gran parte dimessi per protesta. In più, secondo le linee guida stabilite con la dichiarazione del 9 dicembre, non potranno esserci ricorsi contro il testo redatto se non dopo il referendum, una disposizione senza senso, dato che non si potrà ricorrere in tribunale una volta che la costituzione sarà stata approvata.
In base ai risultati non ancora ufficiali, soltanto il 32% dell’elettorato ha votato al referendum, con un 64% a favore della costituzione e un 36% contro. Anche se questi dati fossero veri, soltanto il 20% dell’elettorato attivo ha approvato la nuova costituzione. In numero assoluto, su 51 milioni di elettori ha votato solo 10.5%. Ne deriva una costituzione minoritaria approvata da una minoranza di estremisti islamici, con una stragrande maggioranza che ha votato contro o che è rimasta a casa.
Il “Fronte di Salvezza Nazionale”, che riunisce gran parte dei gruppi di opposizione – un’impresa non da poco – respinge questi risultati. Nato per combattere la redazione del testo della costituzione, è guidato da Mohammed el Baradei, Amr Moussa e Hamdeen Sabahi, insieme ad altri politici, che hanno denunciato brogli e malversazioni di tutti i tipi nei seggi elettorali, chi doveva controllare stava dalla parte di Morsi, anche perché era in atto lo sciopero dei giudici. Schede con il NO alla costituzione sono state trovate ammucchiate in gabinetti pubblici o agli angoli delle strade. Altre schede erano già compilate con il SI ancora prima di essere consegnate agli elettori. Molti seggi elettorali venivano aperti tardi e gli addetti ritardavano apposta le registrazioni dei votanti nelle zone nelle quali l’opposizione era forte. Blocchi stradali sono stati organizzati nei villaggi copti per impedire l’accesso ai seggi, voti che sicuramente erano per il No alla costituzione. Lo stesso Mohammed el Baradei è rimasto a casa, avvertito che davanti al suo seggio si erano riuniti gruppi di giovani facinorosi appartenenti ai Fratelli. Va da sé che la Fratellanza Musulmana ha condotto una campagna elettorale illegale usando la religione come persuasore: leader religiosi hanno lanciato fatwe –cioè editti- nei quali era scritto che votare NO era un gravissimo peccato e un insulto all’islam e nelle moschee le prediche sostenevano che Allah avrebbe punito chi si opponeva alla costituzione. E’ stato pure detto che Israele cercava di influenzare la gente semplice corrompendola per spingerla a votare no. Come se questo non bastasse, I Fratelli e I loro attivisti erano presenti in massa nei seggi elettorali, esercitando forti pressioni sugli elettori fino al momento stesso del voto. Erano i soli che numericamente avevano i militanti in numero tale da coprire tutti seggi elettorali. La loro visibilità era grande, e se ne servivano per convincere analfabeti e ignoranti a seguire ciecamente quanto l’islam imponeva. Centinaia di ricorsi di queste violazioni sono state presentate nei tribunali.
Anche se la costituzione sarà adottata, non si potrà dire che la democrazia ha vinto in Egitto, perchè ci sarà poco da gioire per la vittoria dell’islam politico. Il paese è profondamente diviso e il Fronte di Salvezza Nazionale chiama tutti a continuare la lotta contro l’imposizione della Shari’a e per una costituzione che faccia riferimento a tutti i cittadini. In modo particolare invita a mantenere viva la protesta a Piazza Taharir e intorno agli edifici presidenziali.
Il Presidente Morsi ha giocato le sue carte, ma ha perso. Riteneva che una volta votata la costituzione avrebbe riconquistato quella legittimità che aveva perduto per le proteste dell’opposizione, e per le crescenti dimissioni fra gli alti gradi intorno a lui. Il gran numero di manifestanti nelle strade ricordava la rivolta popolare che aveva rovesciato Mubarak e gli slogan reclamavano le sue dimissioni e la fine del potere della Fratellanza. Il vice Presidente Meki, un giudice molto rispettato, si era dimesso ancora prima di conoscere i risultati del referendum, dichiarando che “ la politica non era compatibile con i valori che lui difendeva in quanto giudice”. Circolava la voce che anche il governatore della banca centrale stesse per dimettersi. Si era dimesso anche l’Avvocato Generale dello stato nominato da Morsi stesso, ma, dicono, sia stato ‘dissuaso’.
Il regime si prepara a tenere saldo il potere, anche se nel paese si prevede ancora un lungo periodo di manifestazioni. La Fratellanza non cede malgrado l’ opposizione, e non cambierà i suoi propositi per quanto riguarda l’imposizione della Shari’a in Egitto, per espanderla poi negli altri paesi musulmani e, infine, nel mondo intero. La sua vittoria nei sondaggi è contestata da una forte opposizione, in rappresentanza di una rilevante parte di cittadini egiziani, per non dire di tutta l’élite del paese. Ma questa opposizione saprà rimanere unita ? Ce la farà a coordinare la lotta contro i Fratelli Musulmani ? Per ora la battaglia continua. Le elezioni parlamentari si terranno due mesi dopo l’approvazione della costituzione. Potranno le forze di opposizione vincere le prossime elezioni, dimostrando che la Fratellanza ha perduto il sostegno popolare ? Oppure i Fratelli controlleranno il paese, radunando tutti i loro attivisti per terrorizzare di nuovo e spianare la strada ad una maggioranza parlamentare ? Non sarà facile, grazie alla sempre più profonda crisi economica e alla mancanza di sicurezza. La gente, povera e affamata, scenderà di nuovo, a milioni, nelle strade. In quanto all’Occidente, forse si sta rendendo conto che non c’è nulla di ‘pragmatico’ nella politica di Morsi e nulla di ‘moderato’ nei Fratelli Musulmani. Il primo ad aver parlato chiaro è stato il Ministro degli Esteri tedesco, avanzando forti dubbi sulla validità del referendum. E il prestito del Fondo Monetario Internazionale, da lungo atteso e di cui l’Egitto ha un disperato bisogno, non è ancora arrivato.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs.
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