L'universo israelofobo sempre all'opera
di Vitaliano Bacchi
Vitaliano Bacchi
Esaminiamo due eventi distanti nel tempo ed apparentemente autonomi.
Il primo evento è la dichiarazione del brigatista pentito Franceschini il quale nel suo libro di memorie “Mara Renato ed io” (Mondadori, 1988) a pagina 75, millantando un presunto contatto stabilito con agenti israeliani in Italia scrive:
“volevano fornirci armi moderne senza chiederci una lira in cambio; avremmo solo dovuto continuare a fare quello che stavamo facendo. A loro interessava che i paesi mediterranei (filopalestinesi) come l'Italia continuassero a vivere in una situazione di instabilità.
Non fu necessaria una lunga discussione fra noi, eravamo tutti d'accordo: niente armi dagli israeliani”.
Che si tratti di un falso patetico di solo intento antisionista non è solo provato dalla logica: è assurdo ritenere che Israele volesse fornire armi a sostegno di una organizzazione terrorista che costituiva l'avamposto della strategia dell'intelligence comunista dell'Est e che quindi veniva armata dallo stesso blocco sovietico che ha armato integralmente (dai tank alla mitraglietta, ai missili Scud) il fronte arabo che ha aggredito cinque volte Israele per annientarlo.
Il falso è tuttavia patetico perchè il capo della organizzazione cui apparteneva Franceschini, Mario Moretti, nelle sue memorie dice esattamente il contrario, come già scrissi qualche mese fa su informazione corretta: scrisse che un “patriota” israeliano in Italia lo avvicinò e gli chiese se avesse voluto lanciare un messaggio mettendo la stella di Davide in uno dei proclami delle B.R. anzichè quella a cinque punte dell'armata rossa; anche qui Moretti conferma il rifiuto di contatti con Israele, ma non per affari di armi, bensì per una semantica del segno che, ovviamente, non poteva sfuggire ad Israele ed ai suoi vigili “patrioti” che individuarono il latitante per togliersi la curiosità mentre tutta la polizia italiana lo cercava.
Il secondo evento è la scoperta, venerdi' 7 dicembre scorso nel porto di Napoli di cinque containers pieni di armi di fabbricazione sovietica destinati ad Alessandria d'Egitto e quindi, ovviamente, a Gaza tramite i ben noti tunnel sotterranei.
La scoperta è conseguita ad una operazione di informazione elaborata da fonti israeliane necessariamente vigili ed informate sul traffico di armi nei porti italiani del basso mediterraneo, vero e proprio viatico di ogni traffico d'armi destinato al Medio Oriente.
Il 19 agosto del 2006 nel porto calabro di Gioia Tauro venne sequestrato un container con armi da guerra, rampe per missili e plastico per esplosivo da attentati, non per botti natalizi. Un altro sequestro il 21 settembre 2010 ancora a Gioia Tauro colpisce un container di provenienza iraniana con armi da guerra destinate ai gruppi Hezbollah e Hamas sostenuti dalla Siria.
L'universo comunista in liquidazione dei paesi dell'est europeo continua quindi ancora oggi ad essere il fornitore ufficiale dell'armamento clandestino da guerra dei fronti mediorientali della guerriglia contro Israele e del terrorismo islamico che affligge l'area
mentre pare che gli arsenali trafugati o altrimenti sottratti ai depositi munizioni di quella che fu la gloriosa Armata Rossa siano ancora oggi talmente forniti da rappresentare una vera e propria fonte inesauribile per il terrorismo islamico e la criminalità mafiosa.
Il repertorio dell'odio dell'universo comunista per Israele è quindi multiplo e variamente velenoso e pericoloso, a cominciare dal falso storico e politico di ex terroristi marxisti oggi titolari di sussidi statali e autori di romanzati libri di memorie degli anni di piombo, nei quali la solidarietà al terrorismo islamico antisionista è quasi una prova di fede.
Il traffico di armi destinato a rifornire l'intifada e la guerriglia contro Israele è ormai una vicenda storica se si considera la famigerata questione dei missili di Osimo, e quindi si risale agli anni settanta, e la sconcertante puntuale constatazione che porti mediterranei italiani, e non greci o spagnoli, costituiscono il punto di maggiore affidabilità per il terrorismo nello stoccaggio dell'esplosivo e nell'imbarco clandestino di armi da guerra e plastico per attentati.
Infine, la più amara delle constatazioni e cioè che la sinistra marxista italiana, massimalista come il suo giornale di punta “Il fatto quotidiano” sia retorica, manierata e “politicamente corretta” come le testate più prestigiose dell'area antisionista, che esprime quotidianamente un sostegno ed un suffragio ideologico continuo a favore di gruppi di lotta e di organizzazione armata presentati come organizzazioni umanitarie ed in realtà di sostegno oggettivo alla lotta arabo-palestinese contro Israele.
Domandiamoci: perchè la cultura della sinistra italiana è sempre ed invariabilmente filoaraba e antisionista? Una risposta già è stata data dagli studiosi di terrorismo come Alan Dershowitz: perchè in questo modo si assicurano l'immunità.
Ma c'è un altra ragione: la sinistra marxista non ha mai accettato la censura radicale e perentoria che l'intelligenza sionista fin dalle origini ha riservato alle velleità perdenti e fallimentari della ideologia marxista, indicando nello sviluppo capitalistico e liberista la sola via della salvezza dalla fame e l'odio si è rafforzato quando Israele ha dimostrato al mondo che il cosiddetto “sostegno ideologico” sovietico al mondo arabo nient' altro era che la strategia per sostenere una bilancia dei pagamenti fallimentare, in cui decisive soluzioni di equilibrio erano ottenute con la vendita agli eserciti arabi di un armamento rottame a valori abnormi di mercato nero, fatto che avviene ancora oggi e il sequestro di Napoli lo dimostra.
Non si può certo dire che l'universo marxista si conceda grandi vacanze nella sua quotidiana impresa per sostenere chi vuole distruggere Israele.