Sul GIORNALE di oggi, 22/12/2012, a pag.32, con il titolo "La libertà è allergica a chi ha la verità in tasca", Giampiero Berti recensisce il libro " In Libertà ", appena uscito presso l'editore Armando. In una lunga intervista, una sorta di autobiografia. Tutte le opere di Isaiah Berlin (1909-1997) sono segnalate nella rubrica LIBRI RACCOMANDATI di IC.
Isaiah Berlin, straordinario intellettuale cosmopolita, è stato tra i più grandi storici delle idee del Novecento. Nel nostro Paese non era stato ancora pubblicato questo volume, che ora vede la luce presso l’editore Armando: Isaiah Berlin, In libertà (pagg. 271, euro 22). Trattasi di una sorta di autobiografia costruita attraverso una lunga intervista concessa nel 1988 al filosofo iraniano Ramin Jahanbegloo, dove vengono ripercorsi i momenti fondamentali della sua vita pubblica e privata e, soprattutto, intellettuale.
Il liberalismo di Berlin ci mostra come la storia delle idee non possa essere compresa nei suoi sviluppi se non viene calata entro la più generale storia politica, sociale ed economica, e come questidiversi aspetti della realtà assumano il loro vero significato solo alla luce di una spiegazione teorica in grado di trascenderli. Lo storicismo di Berlin, tuttavia, non è deterministico, perché per lui resta semprevigente il nesso inscindibile fra libertà e responsabilità, dato che tutto dipende dalla volontà e dal libero arbitrio dell’uomo. Nell’intervista emerge soprattutto la distinzione fra i due tipi di libertà concepiti a partire dalla fine del Settecento: la libertà negativa, quale assenza di limitazioni o interferenze, e la libertà positiva, quale capacità di autodeterminazione. Possiamo osservare che la libertà negativa è propedeutica al liberalismo perché non è attraverso il potere che si dà seguito alla libertà, ma solo limitandolo. La libertà positiva, invece, esplicita il potere stesso: la libertà è la libertà di potere. La prima è la libertà dallo Stato, la seconda la libertà nello Stato.
La chiave di lettura proposta da Berlin ci fa capire la reale differenza fra la democrazia e il liberalismo. Se la democrazia è centrata sulla domanda: «chi ha diritto di comandare»?, il liberalismo pone un altro quesito: «come limitare il potere di chi comanda »? Nel caso della democrazia il problema è quello del soggetto, nel caso del liberalismo il problema è quello del modo. È evidente che la centralità del soggetto non importa quale soggetto- implica la sua divinizzazione perché vi è un’immediata identificazione tra il soggetto stesso e la verità: ad esempio, la Classe, la Razza, il Popolo, il Proletariato sono diverse espressioni di entità divinizzate. Di qui la giustificazione ideologica del totalitarismo. Con la centralità del modo invece siamo in presenza di ogni antitesi dell’idea totalitaria, dato che il modo non è portatore di verità ma solo di neutra procedura. Nei divergenti paradigmi della libertà negativa e della libertà positiva è possibile rintracciare gli incunaboli del vero spartiacque politico del ventesimo secolo: la vera divisione non è passata tra il fascismo e l’antifascismo o tra il nazismo e il comunismo, ma tra la libertà e la non libertà, cioè tra il liberalismo e i vari totalitarismi. Il resto è secondario.
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