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Il Foglio Rassegna Stampa
22.12.2012 Obama nomina Kerry segretario di stato
Il commento di Mattia Ferraresi

Testata: Il Foglio
Data: 22 dicembre 2012
Pagina: 1
Autore: Mattia Ferraresi
Titolo: «La sicurezza di Obama»

Sul FOGLIO di oggi, 22/12/2012, a pag.1, con il titolo " La sicurezza di Obama", Mattia Ferraresi analizza la nomina di John Kerry a Segretario di Stato, al posto di Hillary Clinton. Al peggio non c'è mai fine, come dice saggiamente il proverbio.

Loro sono contenti..



Mattia Ferraresi

New York. Barack Obama ha iniziato a comporre il suo nuovo gabinetto partendo dal tassello più semplice: il dipartimento di stato finirà, come previsto, nelle mani del senatore John Kerry. Obama ha ieri ufficializzato la nomina dell’ex candidato presidenziale che nel 2004 ha sdoganato l’allora senatore dell’Illinois sulla scena nazionale e con tutti gli amici che Kerry si ritrova nel lato opposto dell’Aula la conferma al Senato sarà la ratifica di una formalità. L’interesse di Kerry per la guida della diplomazia è “il segreto peggio custodito di Washington” e Andrea Mitchell, cronista di Nbc, dice che Kerry “è letteralmente nato per ricoprire questo ruolo”. Quello che non dice è quanto la scelta sia convenzionale per un presidente che ha costruito un dipartimento di stato con accesso limitato ai dossier più caldi. Hillary Clinton ha viaggiato più di chiunque altro, ma nelle vicende più delicate la Casa Bianca ha spesso mandato avanti inviati speciali che rispondevano allo Studio ovale. Una volta bruciata la scelta non convenzionale di Susan Rice, costretta al ritiro dopo la disastrosa gestione dell’attacco di Bengasi, Obama è passato alla scelta di establishment e ha nominato un manutentore istituzionale che raramente contraddice la Casa Bianca. E quando dissente, come sulla Siria, dove Kerry pendeva verso l’intervento militare, il senatore è abbastanza navigato da contenere il malumore. Se lo scopo è evitare i problemi Kerry è la nomina perfetta, e ora Obama ha bisogno anche di certezze non entusiasmanti, perché ovunque si giri c’è un potenziale membro del gabinetto che viene smontato. Il senatore repubblicano Chuck Hagel, frontrunner per il Pentagono, sta subendo attacchi bipartisan per i rapporti turbolenti con Israele e per un insulto omofobo rivolto 14 anni fa a un ambasciatore, per il quale ieri ha chiesto scusa. Persino Paul Wolfowitz scrive che sarebbe meglio una democratica come Michèle Flournoy di un repubblicano infido. E anche sulla Cia acefala il presidente non ha ancora trovato un’opzione convincente.

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