Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/12/2012, in prima pagina, l'articolo di Ugo Volli dal titolo " Ad Amsterdam arrivano anche le 'case halal' ".
Giulio Meotti
Roma. Le chiamano le “case halal”, abitazioni islamicamente corrette. E’ l’ultima frontiera del multiculturalismo olandese. Dall’esterno gli appartamenti dei quartieri Bos e Lommer ad Amsterdam sembrano tranquilli caseggiati di periferia per giovani coppie sposate. Ma all’interno, il municipio le ha concepite e restaurate per coppie musulmane religiose. Le sale da pranzo e le cucine, per esempio, sono divise fra la stanza degli uomini e quella delle donne, in modo da non generare “promiscuità sessuale”. L’associazione dei costruttori Eigen Haard afferma che i cambiamenti apportati alle case “non sono ispirati dalla religione, ma da considerazioni pratiche”. Poiché questi quartieri sono abitati in gran parte da musulmani, perché non adattare i locali in nome dei precetti coranici? Il leader populista Geert Wilders è partito all’attacco contro l’iniziativa, parlando di “apartheid medievale”. Wilders ha detto che se per “integrare” si intende sottoporre la società più laica del mondo alle ingiunzioni coraniche, “beh, questo significa instaurare puramente e semplicemente la sharia in Olanda”. Ma anche esponenti laburisti parlano apertamente di “ghettizzazione” e di follie dell’integrazione. Per la prima volta dunque un complesso di duecento case popolari nei sobborghi di Amsterdam è stato completamente adeguato alle esigenze dei musulmani. Gli alloggi dispongono anche di una grande hall che dà accesso a tutte le stanze per evitare che gli uomini e le donne si incrocino. Inoltre, all’ingresso, è stato previsto un armadio per le scarpe e apposite sale d’acqua per le abluzioni. Infine, antenne satellitari sui tetti permettono agli abitanti di collegarsi alle maggiori stazioni televisive del mondo arabo islamico.
Dalle piscine separate ai parchi gay
Le “case halal” sono l’ultimo progetto del municipio di Amsterdam per una cosiddetta “integrazione avanzata”. Ne sono un esempio le piscine con corsi separati per uomini e donne, o l’ammissione nelle sale da bagno comunali del “burkini”, una tuta da bagno per musulmane che copre tutto il corpo. Il costume si era fatto conoscere quando una piscina a Zwolle aveva bandito la tuta. La direzione sosteneva che non era igienico. Poi il governo ha dichiarato che “queste tute favoriscono l’integrazione”, poiché permettono alle musulmane religiose di nuotare. Il sindaco di Amsterdam, il giurista di sinistra Eberhard van der Laan, che si è fatto le ossa per anni come ministro dell’Integrazione, è intenzionato a fare della sua città un modello di multiculturalismo. Rientra in questa “logica” il trasferimento in “zone isolate” della città di persone ritenute socialmente pericolose o colpevoli di aver minacciato o intimidito i propri vicini. L’iniziativa promossa dall’amministrazione parte da un dato: ogni anno la polizia riceve circa tredicimila denunce per molestie e intimidazioni. La risposta di Amsterdam è stata quella di costringere i violenti per sei mesi a vivere in una sorta di campeggi o cittadelle di container dove saranno garantiti loro i servizi essenziali e dove saranno seguiti dai servizi sociali e all’occorrenza controllati da poliziotti. Le zone sono già state ribattezzate “villaggi della feccia”. Recentemente, il governo olandese ha anche stabilito che, sempre in nome di una “migliore integrazione”, le scuole devono impartire agli studenti un certo numero di ore di lezione sull’omosessualità. Lo ha deciso il ministro dell’Istruzione, Marja van Bijsterveldt. Per combattere l’omofobia di gruppi di immigrati islamici Van der Laan ha inserito l’omosessualità nel curriculum scolastico. Non unione tra “un uomo e una donna”, ma “tra due persone, anche dello stesso sesso”. I libri di scienze hanno deciso di cambiare anche la definizione di “coppia”. L’iniziativa è della casa editrice scolastica Noordhoff che ha preparato testi di biologia per le scuole primarie e secondarie, in cui è riportata la nuova accezione. I primi a sperimentarli sono stati proprio gli studenti di Amsterdam, città che ha anche approntato le cosiddette “aree gay”. L’insolita indicazione compare sui cartelli installati agli ingressi di un parco di Amsterdam, Slotervaart, dove abitava proprio Mohammed Bouyeri, l’assassino del regista Theo van Gogh.
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