Il costo delle palle
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Abu Mazen e Ismail Haniyeh mentre si raccontano la palla che finirà poi su tutti i media occidentali
Cari amici,
devo confessarvelo anche se so che questa è una posizione poco popolare fra di voi: qualche volta non riesco a reprimere un moto di ammirazione per i palestinesi. Che dico: di ammirazione? No, di entusiasmo, di autentico e sconfinato entusiasmo. Resto veramente basito per la loro mirabile abilità, per un talento sconfinato. Non in tutto, naturalmente: sono umani anche loro. Ogni persona ha la sua speciale abilità e anche a loro non manca, siatene ben certi.
Vi chiedete di che capacità sto parlando? Ecco di una speciale affinità con le menzogne, le balle più gonfiate e immaginifiche; di uno straordinario gusto nell'inventarle, nel raccontarle e - immagino - anche nel crederci. Trovate questa definizione un po' eccessiva, fuori dal politically correct? Va bene, diciamo che le sue espressioni politiche (o piuttosto terroristiche, diciamo la verità) hanno il gusto della propaganda creativa e che il popolo ha una grande propensione a crederci.
Per capirci vi faccio l'esempio di una notizia diffusa ieri. Come sapete il primo ministro Netanyahu è andato ad accendere le luci dell'ultima sera della festa di Hanukah al Kotel (quello che gli occidentali chiamano di solito "muro del pianto") e ha detto che quel posto, così importante per tutti gli ebrei, è sempre stato nostro e sarà nostro per sempre. Il che è una forzatura retorica certamente, perché durante il regime turco certamente non era degli ebrei e in particolare durante i 18 anni di occupazione giordana di Gerusalemme nessun ebreo poteva andare a pregarvi, anzi vi erano state messe contro, se non sbaglio, delle toilettes. "Nostro", dunque, voleva dire "nel nostro cuore": una dichiarazione ovvia, il cui contenuto politico era altrettanto pacifico: quale che sia la divisione che dovesse essere stabilita del territorio fra i futuri due stati, il mondo ebraico non poteva rinunciare a quel luogo sacro.
Sapete come ha reagito il movimento palestinese "moderato" (l'Anp) Ecco: "Il ministro palestinese per gli Affari religiosi e del Waqf [il patrimonio islamico] ha dichiarato che il Muro Occidentale è un sito sacro islamico e che nessun ebreo vi pregava prima del 1917. Parlando in reazione alla dichiarazione di Benyamin Netanyahu che il Kotel "sarà nostro per sempre," il ministro, Mahmoud Abbas, ha detto che tali affermazioni erano "senza valore".
Abbas ha detto che la pretesa di Israele su Gerusalemme e il "Muro del Pianto" manca dei più elementari fondamenti storici. Ha detto che il Muro non era un luogo di culto non-musulmano in nessun momento della storia, fino a dopo il rilascio della Dichiarazione di Balfour nel 1917." trovate qui (http://elderofziyon.blogspot.it/2012/12/pa-minister-says-western-wall-has-no.html?) la dichiarazione, e anche una delle fotografie che mostrano gli ebrei in preghiera, risalente al 1865. Ci sono innumerevoli documentazioni iconografiche e testimonianze ebraiche o meno che mostrano la stessa cosa, dai tempi più antichi. Perché dunque raccontare una bugia così palese e insensata? Direi un po' per metodo e un po' per passione.
Perché con le "narrazioni creative" è andata avanti da sempre la loro propaganda, a partire dal nome inventato a freddo mezzo secolo fa. Quale altro popolo si chiama con un nome che non è mai esistito nella loro lingua, inventato da altri (i romani) in riferimento a un'altra popolazione (i filistei scomparsi 3000 anni fa, di cui si sa per certo che erano indoeuropei e non arabi), e usato per definire i loro stessi nemici (fino agli anni Cinquanta i palestinesi erano gli ebrei residenti in quella regione)?
Vi voglio dare un altro esempio che mostra come la propaganda funzioni soprattutto verso chi la fa, diciamo l'ambiente "palestinese" (anche se non legge i giornali internazionali che puntualmente la rilanciano, in Italia Manifesto, Unità, Sole 24 ore ecc.). Nei giorni scorsi solerti sperimentatori hanno sottoposto ai palestinesi l'ennesimo sondaggio (http://www.pcpsr.org/survey/polls/2012/p46epressrelease.html). Fra le domande c'era questa, un tantino provocatoria, ma interessante: "Secondo lei, chi ha perso di più nel conflitto a Gaza?" Ecco le risposte: "I palestinesi, in generale, 4,3%; Hamas 0,8%; Gli abitanti di Gaza 11,5%; Governo egiziano 0,3%;Governo di Israele 75,8%; Fatah e la PA 2,1%; Tutti hanno perso 1,8%; Non so 3,3%." E' chiaro, per l'opinione pubblica palestinese il fatto che Hamas abbia perso una ventina di capi militari importanti e tutto il suo arsenale conta meno del fatto che abbia spedito dei missili su Tel Aviv e Gerusalemme, senza peraltro riuscire ad arrivarci, perché i proiettili sono stati bloccati dal sistema antimissile israeliano Iron Dome. (http://israelmatzav.blogspot.it/2012/12/poll-877-of-palestinians-believe-gaza.html).
Sono innocenti manifestazioni autoconosolatorie di orgoglio nazionale? Non tanto, sono balle piuttosto pericolose. La conseguenza si vede infatti da quest'altra domanda: dica la sua opinione sulla seguente frase: "I risultati del recente conflitto di Gaza dimostrano che la lotta armata, come adottata da Hamas, è il modo migliore per raggiungere l'indipendenza palestinese" Si sono dichiarati: Pienamente d'accordo 55,6%; D'accordo 32,1%; Non sono d'accordo 9,1%; Completamente in disaccordo 1,2%; Non so 2,1% . Insomma a questo punto l'88% dei palestinesi pensa che la lotta armata (cioè il terrorismo, dato che le forze armate di Hamas e Fatah e degli altri movimenti insieme non reggerebbero cinque minuti all'esercito israeliano) (http://www.timesofisrael.com/hamas-political-strategy-trumps-that-of-fatah-new-poll-finds/). Il che significa, è chiaro, altre sofferenze per i palestinesi, oltre che per gli israeliani.
E qui posso chiudere il mio ragionamento. L'amore per le balle è pericoloso soprattutto per chi ce l'ha: è una morale ben nota anche in letteratura oltre che nei discorsi religiosi ed etici; pensate a Don Chisciotte e a Tartarino di Tarascona e a Madame Bovary. Di solito chi vive in un mondo inventato secondo i suoi gusti va a sbattere e a farsi male. Peggio per lui, si potrebbe dire; ma nel frattempo avrà fatto male anche ad altri. Questa è la responsabilità di chi ci casca, ma anche di chi è complice, di chi non blocca i deliri e magari se ne fa eco. Nel nostro caso la colpa dei politici e dei giornalisti e spesso degli "uomini di buona volontà" che per simpatia per i "sofferenti" aumentano le cause di una sofferenza in buona parte autoinflitta. Se gli arabi di quelle terre (ma purtroppo anche di tutta la regione) avessero avuto dei capi saggi e onesti, al posto dei criminali mentitori tipo Arafat, starebbero oggi infinitamente meglio. e noi con loro.
Ugo Volli