Siria: i ribelli appoggiati dai terroristi di Jabhat al Nusra analisi di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 18 dicembre 2012 Pagina: 5 Autore: Daniele Raineri Titolo: «Le due facce di Jabhat al Nusra»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 18/12/2012, a pag. I, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "Le due facce di Jabhat al Nusra".
Jabhat al Nusra
Daniele Raineri Barack Obama
Jabhat al Nusra è il gruppo più efficace e pericoloso nella lotta al governo di Bashar el Assad, per i ribelli siriani. Per l’Amministrazione Obama invece è soltanto il nome di facciata di un vecchio nemico, al Qaida in Iraq, ed è anche la ragione per un intervento militare in Siria se e quando Assad perderà il controllo dei depositi di armi chimiche. “Combattenti per la libertà” o “terroristi”? Ecco lo stesso gruppo visto da ribelli e America, che in teoria sono appena diventati due alleati formali – la scorsa settimana gli Stati Uniti hanno riconosciuto l’opposizione come rappresentante legittima della Siria. A parlare con i ribelli, la nascita di Jabhat al Nusra nel gennaio 2012 è uno dei fattori che spiegano perché l’esercito siriano, che probabilmente è stato il più potente del medio oriente, con migliaia di carri armati, con aerei, elicotteri da guerra, con l’aiuto esterno dell’Iran e senza alcun freno umanitario, ora sta perdendo la guerra civile e ripiega verso la capitale Damasco per proteggere il presidente nello scontro finale. Jabhat al Nusra evita i contatti con i giornalisti in Siria, ma un movimento jihadista non è mai stato così esposto. Gli aneddoti raccolti fra i ribelli insistono sulle stesse caratteristiche- base. Jabhat al Nusra ha sbloccato lo stallo militare perché non ha paura di morire, incute terrore, gira con gli occhi cerchiati di kajal, gli abiti scuri, la barba e i capelli lunghi in cerca continua di nuove incursioni contro Assad: “Eravamo in scacco, non riuscivamo a liberarci della base dei soldati del governo, avevamo finito le munizioni, poi sono arrivati loro, hanno parcheggiato un camion bomba, hanno sbriciolato il loro muro di cinta e quelli il giorno dopo se ne sono andati”. “E’ difficile catturare i checkpoint e le basi del governo, sono posti ben difesi, fortificati, ci sono i carri armati, ma Jabhat al Nusra attacca con missioni suicide e autobomba e apre la strada agli altri”. L’ideologia islamista e il fanatismo per il martirio del gruppo spiegano parte del successo in guerra. Altre ragioni del suo essere tremendamente efficace: è formato in gran parte da veterani di altre guerriglie – molti hanno combattuto in Iraq contro gli americani – e attira finanziamenti generosi da alcuni portafogli non meglio specificati del Golfo (questo della “Golden chain”, la catena d’oro che manda soldi ai talebani, ad al Qaida e ad altri gruppi, è un tema che ricorre in tutte le guerriglie islamiste dall’11 settembre in poi). “A luglio, durante il Ramadan – ricordano alcuni ribelli – noi spezzavamo il digiuno quotidiano con tramezzini, e invece loro facevano grigliate di carne”. Hanno anche ottima intelligence: sono riusciti ad arrivare dentro il palazzo dello stato maggiore nel centro di Damasco con una missione suicida, a settembre, e la settimana scorsa hanno fatto esplodere tre bombe al ministero dell’Interno, forse hanno ferito lo stesso ministro. Jabhat al Nusra attira volontari da tutto il mondo. Un suo sottogruppo, Katiba al Mojahirin, “il battaglione degli stranieri”, è formato interamente con combattenti arrivati fuori dalla Siria. Nei video fanno capolino uomini vestiti con abiti di foggia pachistana, o che sono definiti “ceceni”. Nei necrologi che appaiono sui siti del gruppo compaiono libici, sauditi, tunisini, iracheni. Su Internet è appena arrivato “Aleppo: battaglia per l’onore”, un video lungo un’ora che racconta gli attacchi suicidi del gruppo contro le basi di Assad nella seconda città della Siria. Rispetto al solito materiale frammentario e sgranato che arriva da là, la qualità è eccellente. Su Ansar, il forum vicino ad al Qaida più frequentato su Internet, è stata creata una sezione apposta per Jabhat al Nusra, un privilegio toccato prima soltanto ad al Qaida in Iraq. Dopo che l’Amministrazione americana ha deciso di mettere il gruppo sulla lista delle “organizzazioni terroriste globali”, tra i ribelli c’è stato un moto di rigetto contro Obama. L’ultima protesta di venerdì è stata intitolata: “L’unico terrorista in Siria è Assad”. In diverse manifestazioni in tutto il paese si sono levati slogan e cori il cui significato è : “Jabhat al Nusra è uno di noi”. “Jabhat al Nusra ha lottato con noi quando tutto il mondo è restato indifferente, ora noi lotteremo per Jabhat al Nusra contro tutto il mondo”, dicono altri ribelli. A Kafr Embel, che è un paese della Siria diventato famoso per la creatività degli abitanti nel confezionare striscioni di protesta, è apparso un cartello con Obama che dichiara Nusra “terrorista”, mentre alle sue spalle Assad siede su una pila di cadaveri. Il capo dell’opposizione siriana, nella stessa riunione con Hillary Clinton della settimana scorsa a Marrakech, ha chiesto che Washington tornasse sui suoi passi, e così ha chiesto il vice della Fratellanza musulmana siriana. Questi verosimilmente sono i leader del prossimo governo transitorio. Sebbene condividano un obiettivo, la fine del potere di Assad in Siria, Washington ha messo sullo stesso piano Jabhat al Nusra e al Qaida. L’Amministrazione è capace di essere duttile con la lista dei terroristi globali, quelli con cui trattare è legalmente impossibile. Ha aspettato anni, per esempio, prima di inserirvi il gruppo afghano Haqqani, proprio perché aveva la speranza di poter negoziare. Ma ora non ha dubbi sul gruppo in Siria. Il capo è lo stesso uomo che comanda al Qaida in Iraq, dice il dipartimento di stato. Le tattiche pure sono le stesse: esecuzioni di massa, attentati suicidi, punizioni brutali per chi è fuori linea. E anche gli esecutori: la settimana scorsa è arrivato l’annuncio della morte del comandante del gruppo nella città di Daraa, a sud, era il cognato di Abu Musab al Zarqawi, il principe di al Qaida in Iraq ucciso dagli americani nel 2006. L’ha rimpiazzato un uomo che era anche lui con Zarqawi. La violenza sui civili è appena temperata dalla cautela, non vogliono crearsi nemici troppo presto, ma arrivano notizie di una deriva incontrollata, atrocità contro prigionieri e contro sciiti e alawiti. Nella parte centrale del paese, nel villaggio di Aqrab, uomini con accento non siriano avrebbero massacrato 200 alawiti, ma è una notizia ancora senza conferma. L’Amministrazione Obama ha compiuto una mossa preventiva, per poter autorizzare un intervento militare nel caso Jabhat al Nusra prenda il controllo di uno dei siti delle armi chimiche che stanno sfuggendo al controllo di Assad.
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