Il poeta di Gaza Yishai Sarid Traduzione di Alessandra Shomroni e/o euro 14
Limassol, una bella città posta al centro della costa meridionale di Cipro, è il titolo originale del primo romanzo di Yishai Sarid pubblicato in Italia dalla casa editrice e/o nella mirabile traduzione di Alessandra Shomroni. L’autore, figlio di Yossi Sarid, ex ministro dell’Educazione e dell’Ambiente e leader del partito laico di sinistra Meretz, è un avvocato di successo con tutte le carte in regola per costruire una storia avvincente dal ritmo serrato. Pubblicato in Israele nel 2009, Il poeta di Gaza suscitò l’attenzione internazionale nel 2010 a seguito dell’assassinio a Dubai di Mahmoud al-Mabhouh, leader dell’ala militare di Hamas per le analogie che i media riscontrarono con la trama del romanzo. Non ha nome né identità il protagonista del libro come si richiede ad un agente segreto dello Shin Bet , il servizio di intelligence per gli affari interni dello Stato di Israele. Dopo la morte di un prigioniero nel corso di un interrogatorio, il giovane ufficiale, specializzato nella prevenzione di attentati, riceve un incarico molto delicato e diverso dal solito: fingendosi scrittore alle prime armi deve avvicinare una scrittrice israeliana, Daphna, attivista per la pace e affascinante intellettuale, per arrivare attraverso il suo amico Hani, celebre poeta palestinese, al figlio di quest’ultimo, un terrorista pericoloso che fra Iran e Siria sta preparando un attentato. Fin dal primo incontro l’agente segreto prova un forte turbamento per la bella scrittrice e si sente progressivamente coinvolto nella sua vita familiare ben al di là di quanto gli viene richiesto dalla missione. Per poter avvicinare Hani, malato terminale e confinato nella sua casa di Gaza, promette a Daphna di aiutare il figlio Yotam, tossicodipendente e perseguitato da pusher senza scrupoli e contemporaneamente spinge le leve giuste per far arrivare “il poeta” a Tel Aviv nell’attrezzato ospedale di Ichilov. Il lettore viene trascinato pagina dopo pagina in una vicenda piena di suspense narrata con un linguaggio immediato, convincente e dal ritmo serrato nella quale si muovono individui che si dibattono fra solitudine, frustrazione e terrore di saltare in aria per mano di fondamentalisti islamici sullo sfondo di una società complessa, piena di contraddizioni e di conflitti. Daphna, un tempo scrittrice di successo deve fare i conti sia con la povertà e l’abbandono del marito regista, sia con la preoccupazione di un figlio adolescente, ormai alla deriva. L’incontro con il protagonista le appare come un’ ancora di salvezza oltre che una possibilità di riabbracciare Hani, il poeta al quale è legata in modo struggente (solo alla fine si capiranno le ragioni di questo profondo attaccamento). Hani è un uomo non troppo anziano, ridotto però ad uno scheletro dal cancro al pancreas che lo divora, un’ombra di se stesso: la figura fragile, il tono flebile della voce suscitano sentimenti di pietà ed empatia umana ma non è concesso dimenticare che la riuscita della missione dell’agente segreto può salvare la vita a centinaia di esseri umani innocenti. Il protagonista e narratore senza nome è la figura più intensa e coinvolgente del romanzo che l’autore descrive con un paziente lavoro di scavo psicologico: duro ai limiti della cattiveria con i prigionieri, cerca in molti modi (ma forse non in quello giusto) di salvare il suo matrimonio ed essere un padre affettuoso. La dedizione ossessiva per il lavoro lo allontanano progressivamente dalla quotidianità familiare e non riesce a impedire la partenza della famiglia per Boston dove alla moglie è stata offerta un’eccellente opportunità professionale. Rimane a Tel Aviv per portare a termine con onore la sua missione ma la confidenza che si è instaurata con Hani, l’empatia che prova verso quest’uomo ormai alla fine della vita nel quale vede prima ancora che un nemico un essere umano che soffre con dei figli lontani, lo manda in crisi incrinando le sue granitiche certezze. L’intreccio tragico che via via si delinea porterà il lettore, senza staccarlo dalla pagina, ad un finale inaspettato nella città cipriota di Limassol, un epilogo che lascia senza fiato ma restituisce un messaggio di speranza e di fiducia nella bontà intrinseca dell’uomo. Con “Il poeta di Gaza”, già vincitore del Grand Pix de Littérature Policière 2011 e candidato al prestigioso International Impac Dublin Literary Award, Yishai Sarid - grazie a una scrittura diretta e a uno stile terso e incisivo - ci regala un romanzo avvincente ed emozionante sia per la suspense continua che crea, sia per la capacità di ritrarre un affresco convincente della società israeliana e dell’universo che si cela dietro le operazioni militari israeliane con individui che, pur annichiliti in conflitti irrisolti, sono capaci di mettersi in discussione e di guardare al futuro con rinnovata speranza e fiducia. Per chi ama le storie serrate, dal ritmo incalzante il romanzo di Sarid è una garanzia per trascorrere alcune ore di piacevolissima lettura. E dopo i romanzi di autori “forti” della letteratura israeliana come Grossman, Oz e Yehoshua che da anni abbiamo imparato ad apprezzare, Il poeta di Gaza rappresenta una novità molto gradita che speriamo dia il via ad un genere letterario, quello dei gialli, ancora poco esplorato per Israele ma che siamo sicuri saprà offrire racconti pieni di suspense e avvincenti ancor più di quelli scandinavi!