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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.12.2012 IC7 - Il commento di Dimitri Buffa
Dal 09/12/2012 al 15/12/2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 dicembre 2012
Pagina: 1
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Il commento di Dimitri Buffa»
Il commento di Dimitri Buffa


Dimitri Buffa, giornalista, scrive su L'Opinione, Shalom

La settima inizia con una laconica presa d’atto che i leader arabi e palestinesi quando dicono quello che pensano e pensano quello che dicono non esprimono alcun concetto di pace e fraternità con gli ebrei, piuttosto nostalgia per chi negli anni ’40 tentò invano di ucciderli tutti.

Nelle cartoline da Eurabia di Ugo Volli di lunedì 10 dicembre la parola viene data a chi senza peli sulla lingua esplicita l’assunto precedente, cioè a Mahmoud al Zahar, è un leader di Hamas, anzi "un attivista e politico palestinese", come dice con elegante eufemismo Wikipedia. E che dice questo “simpatico” individuo? Concetti chiari e non ipocriti come quelli degli anti semiti che si  travestono da anti sionisti. Ad esempio che “La nazione che ha aperto le sue porte, i suoi cuori e le sue case agli ebrei che furono espulsi da tutti gli angoli della Terra, è stata la Nazione Islamica; Abbiamo teso la nostra mano per dare da mangiare a questi cani affamati, a queste bestie selvagge, e hanno divorato le nostre dita.

Ma ora abbiamo imparato la lezione, e vi dico che non c’è posto per voi fra di noi, e per voi non c’è un futuro fra le nazioni del mondo. Siete destinati all’annientamento."

In altre citazioni riprese da Volli Zahar rievoca le storie delle persecuzioni subite dagli ebrei nella loro storia con la profondità di un post su facebook che uno si aspetterebbe  da un militante di Stormfront . Quello stesso giorno quasi tutti gli altri giornali si occupavano dei problemi del nuovo faraone dei Fratelli mussulmani, Mohammed Al Morsi in Egitto. Problemi che sino al giorno in cui stiamo scrivendo e in cui l’Egitto è stato chiamato a votare sul “nuovo” progetto di costituzione islamista, non sono di certo ancora sopiti con i laici che presidiano la piazza Tahrir  in cui hanno visto con i propri occhi trasformarsi la prioavera araba in incubo salafita.

Martedì 11 dicembre, sembra incredibile, ma è “Repubblica” a informare quasi correttamente su Israele con una bella intervista al premio Nobel per la pace Elie Wiesel. L’intervista di Andrea Tarquini è a pagina 17 e si intitola significativamente cos’: “Non basta l’economia, Bruxelles combatta l’anti semitismo”.

Tutto sommato il messaggio di Wiesel, che è anche un sopravvissuto ad Auschwitz, si può definire “ottimista”, nonostante la tara fatta alla costituzione dell’Ungheria e ai rigurgiti di azioni violente contro le comunità ebraiche in Francia, Germania e anche in Italia. Dice infatti Wiesel nell’ultima risposta all’ultima domanda di Tarquini , che chiedeva sul futuro europeo paragonandolo a un passato sin troppo recente, che l’Europa.. “se non ricorderà crimini ed errori del passato sarà in pericolo. Ma spero che malgrado errori occasionali come in Ungheria abbia imparato. L’Europa è tuttora sotto esame e merita di essere criticata e di ricevere lezioni. Nazismo e comunismo, le due ideologie più vergognose, sono nate in Europa, ma là sono crollate.” Speriamo bene. Anche perchè il giorno dopo un articolo di commento di  Giulio Meotti titolo, “chi dirige l’Unesco? Joseph Goebbels”, ci riportava alla cruda realtà. Il commento era a una notizia di Israelnationalnews che raccontava come” Irina Bokova, Direttrice dell’Unesco, ha inviato un messaggio all’Autorità Palestinese “in occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo palestinese”, in cui  proclama il sostegno all’ “storia culturale palestinese”.“Batir, tuttavia – spiega Meotti -  non è “un villaggio palestinese”, dotato un antico sistema d’irrigazione, ma è il luogo sacro dell’antica fortezza ebraica di Betar, il sito dell’ultima resistenza organizzata dagli ebrei contro la dominazione romana nel 135 era volgare, durante la rivolta storicamente documentata di Bar Kochba.” Nei protocolli dell’Unesco, però, Betar non è neppure citata.

 Scrive ancora Meotti che “secondo la joint venture Unesco- Autorità Palestinese, Eretz Yisrael è un mito, una invenzione colonialista, un complotto ebraico. Le mosse successive dell’Unesco si stanno svolgendo sotto gli occhi di Israele: ben presto il Monte del Tempio, i Rotoli del Mar Morto, la Tomba di Giuseppe e la Sinagoga Shalom al Israel,  saranno designati dall’agenzia delle Nazioni Unite come “moschee”.

Sempre il 12 “il Giornale” a pagina 17 ci informava che a Bonn era stato sventato un attentato anti ebraico con i terroirsti bloccati  on una valigia piena di esplosivo che doveva esplodere alla stazione dei treni. Giovedì 13 lo scoop lo faceva il sito di “Informazione corretta” con un articolo di Giovanni Quer che ci informava delle perquisizioni avvenute nelle sedi di tre ong palestinesi che hanno anche dei collegamenti qui in Italia. Le tre ONG perquisite sono: Al-Dameer, Women's Union, Palestinian NGO Network. Le perquisizioni le ha fatte l’esercito israeliano sospettando le tre ong do avere collaborato “con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione terroristica responsabile di attacchi contro civili israeliani e ebrei nel mondo (inclusi sequestri, dirottamenti, massacri e attacchi suicidi).” Per la cronaca le tre associazioni, sospettate di avere legami con l'organizzazione terroristica FPLP, sono finanziate o hanno collaborazioni con le seguenti istituzioni: Unione Europea, United Nations Development Programme, Comitati di Amicizia Italia-Palestina, Pax Christi, Alternative Information Center Italia/Palestina Rossa.

Altro articolo, sfuggito a Informazione corretta, lo ha fatto pubblicare su “L’opinione” a pagina 4 chi scrive  quello stesso giorno. Il titolo dice tutto: “Ahmadinejad è uno normale secondo Human rights watch”. A tirare fuoti le email di una corrispondenza che doveva restare segreta tra gli alti vertici della ong che come Amnesty (amnesy) international si occupa più dei presunti crimini di Israele che di quelli di Iran, Sudan e Corea del Nord, è stato David Feith, del Wall Street Journal. In pratica il capo dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani con base a New York “Human Rights Watch” si rifiuta di definire “genocida” l'appello del regime iraniano per la distruzione dello stato ebraico. Due giorni prima del pezzo su “L’opinione” del caso se ne occupava anche il Jerusalem Post. Mentre da noi, archiviata la pensata di fare cambiare posizione all’Onu all’Italia sulla Palestina, benchè oltre 100 deputati del Parlamento italiano si siano dichiarati contrari, tutti dormono sonni beati. In compenso   il giorno dopo, il 14 dicembre, un bel pezzo per IC di Meotti diceva chiaro e tondo che “E’ tempo per un processo di Norimberga per HAmas e i pifferai della morte”. Tra cui lo stesso leader iraniano. Venerdì scorso però il pezzo più significativo, a mio avviso, è stato quello del direttore di “Shalom” , Giacomo Khan, scritto sempre per Roma ebraica: “Tunisi, la bandiera israeliana diventa uno zerbino fuori da una toilette”. Che poi è quella del principale areoporto della capitale della Tunisia. Scrive Khan: “Forse qualcuno se lo sarebbe aspettato in Iran, in Siria, nei gabinetti delle case dei Fratelli musulmani del Cairo o dei miliziani di Hamas. Lascia quindi sorpresi vedere un tale bestialità nella ‘civile’ Tunisia – terra che ha dato inizio alle ‘primavere arabe’ – che aspira a essere il paese più democratico fra quelli arabi.

L’insegnamento che se ne tare è uno solo: l’odio e il disprezzo che gli arabi hanno di Israele, non si riesce a nascondere e attraversa – come un cancro – tutto il mondo islamico, da Tunisi al Pakistan.”
Sempre venerdì 14 un articolo di Pio Pompa sul Foglio a pagina 2 ci informa su quei cento stati dell’Onu che hanno fatto gli auguri ad Hamas per i propri primi 25 anni di terrorismo su scala planetaria. Molte cancellerie europee, in gran segreto, sarebbe bello sapere se c’è anche l’Italia ultima versione del governo Monti, si sono aggiunte all’Iran, al Sudan, a hezbollah e a gran parte dei paesi arabi e islamici. Bella figura di viltà e di faccia tosta, si può solo commentare.

Sabato 15 dicembre, ultimo giorno di passione di questo monitoraggio dell’odio anti israeliano e di quello anti ebraico, che poi sono la stessa cosa, va segnalato il bell’articolo ( e la bella notizia) di Mattia Ferraresi sul “Foglio”  in terza pagina: “L'addio di Rice ferisce Obama ma risolve un problema interno”. Si parla ovviamente della rinuncia di Susan Rice a concorrere per la carica di segretario di stato al posto della Clinton. Alla Rice, nota per le proprie insane amicizie con i dittaori africani,  dopo la figura di merda dell’amministrazione fatta con l’attentato all’ex ambasciatore americano in Libia, assassinato lo scorso 11 settembre dai salafiti senza che venissero ascoltati gli allarmi in tal senso  della  Cia, cosa che poi è stata coperta anche con il finto scandalo sessuale che ha portato alla cacciata di Petraeus, era il minimo che potesse capitare.  Per molti ‘sta storia è “roba da impeachment per Obama”,  soprattutto se si verrà mai a sapere donde è promanato   il depistaggio che ha dato la colpa dell’assalto all’ambasciata di Bengasi alla pretesa ribellione islamica per il famigerato trailer di un fantomatico film su Maometto girato in America da un regista copto poi arrestato a Los Angeles. Una sporca storia che se fosse stata rivelata prima da “Time”, che le ha dedicato una copertina due numeri orsono, avrebbe potuto anche compromettere la rielezione di Obama alla Casa Bianca. E magari oggi Petraeus starebbe ancora a capo della Cia, posto da cui è stato cacciato con un pretesto ridicolo.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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