Sul CORRIERE della SERA di oggi, 16/12/2012, a pag.17, con il titolo "Il Cairo, dal barbiere di Piazza Taharir si scontrano le due anime dell'Egitto", Paolo Valentino racconta l'atmosfera nella quale si sta svolgendo il referendum-truffa, abilmente manovrato da Morsi per legittimare il proprio potere assoluto.
Ecco l'articolo:

DAL NOSTRO INVIATO IL CAIRO — Il negozio di Mohamed Hafez è a poche centinaia di metri da Piazza Tahrir. E' una stanzetta sporca, con le mura scrostate, che dà direttamente sulla strada. Non c'è la porta, soltanto una saracinesca sempre alzata. C'è un vecchio ventilatore che pende dal soffitto, sei sedie appoggiate al muro; le due poltrone davanti a due specchi mezzi rotti sono in parte protette da un telo di plastica. Due tavole di legno fanno da appoggio per gli strumenti di lavoro: rasoi, forbici, pettini, poche creme, tazze di metallo. Khaled fa il barbiere, è qui da cinquant'anni. Ne aveva 16 quando cominciò ad aiutare suo padre, che aveva aperto la bottega nel 1929. Li ha vissuti tutti i raìs, da Nasser a Morsi. Ha conosciuto anche il regno di Faruk. Ma quello che gli è successo dopo la Rivoluzione di due anni fa, non l'aveva mai visto. Quando arrivo per farmi radere, ci sono tre persone sedute. Sono già state servite e ora si attardano per un po' di chiacchiere. Politiche, naturalmente. Mohamed mi fa accomodare. Sulla poltrona accanto Khaled, suo fratello e socio, sta tagliando i capelli a un signore. Non ho neppure bisogno di fargli una domanda. E' il barbiere di Piazza Tahrir che attacca: «Lavoriamo poco. Il caos e le proteste qui attorno ci danneggiano tutti. Ma è dal gennaio 2011 che va avanti così». Il suo punto di vista sullo scontro in atto nel Paese è quello di chi vive poco sotto o appena sopra la soglia di povertà, che in Egitto è abissale. Mi racconta che l'anno scorso ha dovuto chiudere per sei mesi, che gli hanno saccheggiato il negozio e che per riaprirlo e mantenere la famiglia ha dovuto indebitarsi. Mohamed è sposato, ha tre figlie portatrici di handicap e un figlio che lavora saltuariamente in una ditta che fornisce portieri ai condomìni. Vivono tutti insieme. Ieri sarebbe andato a votare, ma non sapeva ancora se sì o no alla Costituzione. I presenti intervengono. Due sono a favore, due vogliono boicottare. Khaled è l'unico taciturno. Ma tutti ammettono di non aver letto il testo. Neanche Mohamed lo ha fatto. «Serve a noi poveri? Ci farà stare meglio? Spero di capirlo». Però ha parole gentili verso i dimostranti. Lui, che alle elezioni ha votato Morsi, ora si dice deluso: «Nessuno scende in piazza, quando tutto va bene. Morsi non sta affrontando nessuno dei problemi veri come quello della povertà. Lui e i Fratelli Musulmani sembrano solo ossessionati dalla Costituzione». Una barba da Mohamed e Khaled costa 5 sterline egiziane, poco più di 5o centesimi di euro. Un taglio di capelli 10 sterline. Pagano Zoo sterline, poco più di 12 euro di affitto mensile. Sulla bancarella fuori dal negozio 4 baladi, il pane arabo, costano 1 sterlina. Oggi hanno fatto solo 4 barbe e due tagli. Appena per la sopravvivenza, anche perché tutto va diviso a metà. Ma il cruccio di Mohamed, spiega mentre mi passa velocemente e con maestria il rasoio sul volto, è la storia della pensione. Un anno fa, compiuti 65 anni, è andato alla previdenza per compilare e presentare i documenti, «una montagna». Aveva sempre pagato regolarmente i suoi contributi, ma è venuto fuori che c'erano delle differenze arretrate da versare: 7 mila sterline, più gli interessi di penalità accumulati per il ritardo. «Pensavo di poter cominciare a riscuotere e invece ho scoperto che se non verso loro 17 mila sterline non avrò mai la mia pensione, che poi sarebbero 35o sterline al mese. Non ce la farò mai. Ci sono migliaia di persone nella mia situazione. Speravo che Morsi facesse un decreto almeno per il condono degli interessi. Ma ho l'impressione che dei problemi del popolo gli importi ben poco». Uno dei presenti annuisce. «La vita è diventata cara. Non c'è lavoro, non ci sono soldi, non ci sono più turisti. Certo, prima c'era tanta corruzione, molta ingiustizia, però c'era un po' di stabilità, di ordine. Avevamo tutti sperato nella Rivoluzione, ma non è stato così. Per il momento abbiamo visto solo caos, violenze e tanta povertà». Ogni tanto vengono militanti della Fratellanza o dei Salafiti a far propaganda, ma il barbiere di Piazza Tahrir li ascolta con scetticismo. do sono musulmano e basta. Questa barba ce l'ho solo perché non ho avuto il tempo di farla e non mi batto la fronte. Invece che della Costituzione e della sharia, vorrei mi parlassero di cosa vogliono fare per noi, per farci vivere un po' meglio. Quasi, quasi, sono tentato di votare no».
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