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Il Foglio Rassegna Stampa
15.12.2012 Egitto: Referendum costituzionale, Shari'a avanza
La cronaca di Daniele Raineri

Testata: Il Foglio
Data: 15 dicembre 2012
Pagina: 1
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Al Cairo oggi un altro voto di spinta al piano dei Fratelli musulmani»

Sul FOGLIO di oggi, 15/12/2012, a pag.1, con il titolo " Al Cairo oggi un altro voto di spinta al piano dei Fratelli musulmani", Daniele Raineri  traccia una analisi del Referendum in corso oggi in Egitto, che confermerà i poteri assoluti di Morsi. Un altro risultato della presidenza Obama.
Ecco l'articolo:

                                                                                     Daniele Raineri

Il Cairo, dal nostro inviato.
Il giorno prima del referendum sulla Costituzione piazza Tahrir è vuota dietro il filo spinato posato a caso per ostacolare l’entrata a pedoni e veicoli. Il motore immobile della rivoluzione, prima contro Mubarak e ora contro il governo dei Fratelli musulmani, appare spento, distratto, senza più benzina. C’è soltanto un piccolo palchetto con un predicatore – è venerdì – e un impianto audio che potrebbe bastare per migliaia di persone e invece rintrona le poche decine che restano davanti, a pregare sotto il grigio dei palazzi. La protesta si è spostata nel quartiere di Heliopolis, tra le case di panna e i viali d’alberi attorno al palazzo presidenziale, ma nemmeno lì oggi si protesta. Ci sono tumulti per poco tempo a nord, ad Alessandria. Oggi i 51 milioni di elettori egiziani possono votare per approvare o scartare la bozza di Costituzione scritta dall’Assemblea costituente a maggioranza islamista e approvata in fretta e furia con una strana sessione a ridosso della scandenza, un articolo ogni otto minuti, ma non c’è lo stesso entusiasmo delle altre elezioni. Si sa che i Fratelli musulmani metteranno in azione la loro macchina organizzativa poderosa, si sa che il fronte di salvezza nazionale laico e liberista andrà incontro alla sconfitta senza onore – è sempre politicamente in ritardo e litigioso sul programma, ha deciso di fare campagna per il no soltanto da tre giorni: prima proponeva di boicottare il voto, ma si tratta di un referendum con un quorum inesistente, per il governo sarebbe stato un gol a porta vuota. Il voto è stato spezzato in due fasi, metà oggi e metà domenica prossima, perché i giudici in maggioranza stanno facendo opposizione a Morsi, non ne restano abbastanza per sorvegliare tutti i seggi. La Costituzione in sé non è da grido di allarme, non contiene norme da deriva islamista immediata, è piuttosto un testo subdolo, ambiguo, che lascia dei buchi, dei passaggi, da cui in futuro potranno entrare i guai. “Prendiamo ad esempio il combinato disposto degli articoli 102 e 4”, dice al Foglio Mohamed Elagati (è direttore di Arab Forum for Alternatives, un think tank liberale del Cairo): “L’articolo 102 dice che le Camere non possono approvare una legge ‘senza consultare’, ma non specifica chi dovrebbe essere consultato. E’ una norma monca, con finale sospeso, lasciato nell’aria. L’articolo 4 stabilisce che il centro di teologia islamica di al Azhar dev’essere consultato per ogni affare pertinente la legge islamica. Non ci sono disposizioni vincolanti, ma è chiaro dove si può finire: che al Azhar dev’essere consultata dal Parlamento sulle leggi. E’ una quasi teocrazia”. L’articolo 2 dice che la Costituzione si basa sui “principi della sharia”, la legge coranica, che è la formula anche della costituzione precedente, del 1971, in vigore per tutta l’éra Mubarak. I salafiti volevano che si basasse soltanto “sulla sharia”, formula secca per ridurre le interpretazioni, ma non sono stati accontentati. L’articolo 4 dice però che sarà di nuovo al Azhar a interpretare la sharia, così consegnando un altro quid di potere al prestigioso centro islamico, non eletto da nessuno e pagato dal governo in carica. Su dozzine di altri temi la bozza di Costituzione delega alle leggi normali che verranno in futuro, favorendo chi – come il blocco islamista – può contare su una maggioranza politica solida nel paese e in Parlamento. Punizione elettorale nel 2013 C’è una deriva islamista? Se c’è, non è ancora in questa fase. Per ora i Fratelli, il loro partito e il loro presidente, Mohammed Morsi, stanno lavorando al rafforzamento della loro autorità sul paese, con i modi di un’autocrazia – e per questo in piazza si sentono i canti “Morsi come Mubarak”. Hanno bloccato un progetto di legge che dava più libertà rispetto prima ai sindacati (i veri protagonisti assieme ai giovani della rivoluzione contro Mubarak), stanno stringendo di nuovo il controllo sui media, hanno riconcesso come prima poteri marziali ai militari – anche se temporaneamente – fino ad arrivare al 22 novembre, quando Morsi ha assunto poteri dittatoriali di cui s’è spogliato sabato scorso, con un messaggio trasmesso dopo mezzanotte. Chi in questi giorni prova a ottenere interviste dai Fratelli scopre che è quasi impossibile, da quando è al potere il gruppo è tornato a essere impenetrabile quasi come quando era in clandestinità. E negli scontri in piazza è comparsa una milizia di volontari violenta, che s’intruppa in cortei contro i manifestanti. Bisogna vedere se queste cose non danneggeranno i Fratelli alle nuove elezioni parlamentari nel 2013.

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