Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/12/2012, a pag. I, gli articoli di Daniele Raineri e Luigi De Biase titolati " Come sara' l'intervento in Siria " e " Ecco chi sono i due oppositori siriani che sussurrano nell'orecchio del Cremlino un piano che piace a Putin ".
Ecco i pezzi:
Daniele Raineri - " Come sara' l'intervento in Siria "
Daniele Raineri Bashar al Assad
Oggi comincia a Marrakech, in Marocco, l'incontro dei "Friends of Syria", il gruppo di nazioni che appoggia l'opposizione al governo del presidente Bashar el Assad. Questo incontro potrebbe aprire la strada all'intervento internazionale in Siria, dove negli ultimi 21 mesi una guerra civile brutale ha fatto più di 40 mila morti. Non c'è certezza su nulla, ma si può provare a fare un'ipotesi sull'intervento dall'esterno. Se l'America dichiara "terrorista" un gruppo ribelle siriano. Il dipartimento di stato americano due giorni fa ha messo il gruppo ribelle siriano Jabhat al Nusra, in arabo "il fronte del sostegno al popolo", sulla lista dei "terroristi globali", come al Qaida. Jabhat al Nusra usa contro Assad le stesse tattiche dell'organizzazione creata da Bin Laden, come gli attentati suicidi, le autobomba, le decapitazioni, e nei suoi proclami la sua retorica è simile, ma non ha mai compiuto un attentato contro l'America o contro interessi americani, o anche soltanto fuori dalla Siria, e il suo unico obiettivo dichiarato è la caduta del governo Assad, non ha obiettivi internazionali. Nell'indifferenza globale alla guerra civile siriana, il gruppo islamista ha provato di essere micidiale in combattimento: da settembre in poi non c'è stata una grande operazione dei ribelli nella zona di Aleppo che non sia stata ordinata da Jabhat al Nusra - o diretta in coordinamento con gli altri ribelli. Domenica gli estremisti hanno catturato la base 111, a ovest di Aleppo, una gigantesca installazione militare che ancora resisteva agli assalti dei ribelli e ora, a ovest dé tIii città ancora contesa tra governo e opposizione, non resta più una sola grande base in mano all'esercito regolare. Gli altri ribelli ammettono che Jabhat al Nusra sta facendo la differenza sul campo, anche se temono il suo fervore religioso - fuori posto in Siria. Allora perché il Fronte è finito sulla lista americana dei "terroristi globali"? Gli americani vogliono separare i gruppi affidabili da quelli che non lo sono e nelle loro basi avanzate in Turchia e Giordania hanno creato una cosiddetta "lista bianca" dei ribelli da aiutare. Mettere Jabhat al Nusra tra i "terroristi" ha conseguenze legali, da ora in poi il Qatar e l'Arabia Saudita dovranno fare attenzione a chi appoggiano, armano e finanziano per non essere accusati di stare con i terroristi. Inoltre, ora la presenza sulla lista autorizza il lavoro delle polizie e dei servizi segreti per sorvegliare e ostacolare il flusso degli aspiranti jihadisti che da 'cigni parte del mondo, anche dall'Europa, sono attirati come da un magnete verso Jabhat al Nusra. C'è soprattutto una terza conseguenza: l'annuncio del dipartimento di stato americano è la potenziale piattaforma di lancio per un intervento armato in Siria. La Casa Bianca non può lasciare che i depositi di armi chimiche dell'esercito siriano cadano nelle mani di un gruppo terrorista globale. Obama ha dichiarato che "l'uso delle armi chimiche è la linea rossa che farà scattare la reazione americana". Se il governo di Assad non fosse più in grado di mantenere la sicurezza, allora la comunità internazionale ha l'opportunità, anzi, si potrebbe parlare di "obbligo", d'intervenire. In questo caso le operazioni militari dentro la Siria non sarebbero rivolte direttamente contro Assad, ma a rilevare i siti delle armi chimiche esposti. E' chiaro però che lo scenario sarebbe stravolto. Se i terroristi siriani si avvicinano troppo alle armi chimiche dl Assad. Quanto sono vicini i terroristi di Jabhat al Nusra ai depositi delle armi chimiche? Secondo le informazioni disponibili prima della guerra civile, i componenti chimici che miscelati diventano letali sono conservati in luoghi protetti e separati e ce ne sarebbero almeno 75. Nel flusso incontrollato di notizie in questi ultimi giorni, si è detto anche che questo tipo di armi sarebbero ora concentrate in cinque basi dell'aviazione militare, che rimane l'arma più integra e fedele al governo di Assad. I media prima americani e poi inglesi hanno riportato confidenze dell'intelligente secondo cui i siriani avrebbero miscelato i precursori chimici in piccole quantità, ean a così in effetti una riseria pronta afl'dsb dl s del-viào Sànn - che è micidiale ma altamente instabile e corrosivo, diventa inutilizzabile nel giro di dieci settimane. Israele sta dando il diazepam ai medici militari: è usato contro gli attacchi con il gas nervino. La settimana scorsa Jabhat al Nusra ha conquistato el Sephira, una cittadina nell'est del paese a tre chilometri da uno dei depositi più grandi - fra quelli che sono conosciuti - delle armi chimiche. Nelle foto satellitari è poco a sud rispetto all'abitato, circondato da un terrapieno largo 50 metri. Se i generali parlano con i ribelli via Skype. Dai media sale un ronzio inverificabile sulla possibilità di un'imminente azione militare a favore dei ribelli. Il numero domenicale del Times - quello di solito dedicato agli scoop - sostiene che l'Amministrazione Obama sta cedendo ai ribelli uno stock di arml pesanti comprato dalla Libia, residuato Tuìizionante degli arsenali di Gheddafi, e ora intende appoggiare i ribelli in guerra, lasciando perdere gli aiuti "non letali". Pochi giorni prima il Times aveva intervistato una fonte militare dentro il Pentagono, che aveva assicurato: "Siamo in standby, siamo pronti a intervenire nel giro di pochi giorni". Ieri altra stampa inglese, Guardian e Independent, raccontavano di un meeting - poche settimane fa - tra il capo di stato maggiore britannico, il generale David Richards, e generali di Francia, Stati Uniti e Turchia, più due paesi arabi che già hanno partecipato alle operazioni in Libia, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti (manca l'Italia). Il giornale francese Figaro venerdì ha pubblicato la notizia che militari francesi sono entrati in Siria per parlare con i ribelli e avere un quadro esatto, e gli incontri sono avvenuti tra il confine libanese e la capitale Damasco. Anche militari americani e inglesi si sono incontrati con i ribelli, scrive il Figaro, ma dietro il confine turco, "per paura di rapimenti". Il Pentagono passerebbe giornate a parlare con i ribelli dentro la Siria via Skype. Decidere di chi fidarsi e di chi no potrebbe essere il compito più pericoloso, più che la reazione armata di Assad. Se inglesi e francesi si addestrano a intervenire in Siria. Francesi e inglesi negli ultimi tre mesi hanno compiuto una serie di esercitazioni complessivamente chiamate Cougar 2012, in cui unità specializzate sono sbarcate su coste mediterranee, hanno catturato avamposti nemici con azioni da commando e hanno evacuato la popolazione civile. Una tappa è stata in Corsica, l'altra in Albania. Lo scopo, hanno detto Londra e Parigi, era affinare una task force che può intervenire in crisi internazionali con poco preavviso. Alcuni osservatori sostengono fosse tagliata su misura per un'operazione in Siria. Se l'America prepara il dopo Assad. Dopo la visita del presidente russo Vladimir Putin in Turchia, la settimana scorsa, e l'incontro a sorpresa tra il segretario di stato, Hillary Clinton, e il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, appare chiaro che Mosca, per dirla con un diplomatico russo, "ha ormai accettato l'idea che tra un anno Assad neon saz* più al suo posto". Clinton oggi intende riconoscere l'opposizione come legittimo rappresentante della Siria al vertice di Marrakech, dove dovrebbe essere formato anche un cosiddetto "governo di transizione", che quindi nasce mentre ancora il governo di Assad è saldamente al potere. Nel frattempo, per provare a dare qualche garanzia agli alleati esterni, i gruppi della guerriglia hanno annunciato la formazione di un "Comando militare unificato", sotto la guida del generale di brigata Salim Idris - da cui i gruppi estremisti come Jabhat al Nusra sono esclusi.
Luigi De Biase - " Ecco chi sono i due oppositori siriani che sussurrano nell'orecchio del Cremlino un piano che piace a Putin "
Luigi De Biase Vladimir Putin
A Mosca sono di casa, fanno colazione con il ministro degli Esteri e cenano alla mensa dell'Università Lumumba, le visite sono così frequenti che si scorge un po' d'imbarazzo quand'è il momento di spiegare che cosa fanno in Russia. "Ci hanno convocati qui, ma non ci sono veri progressi - hanno detto questa settimana, durante il loro ultimo viaggio - Speriamo soltanto che le violenze in Siria finiscano al più presto". Hassan Abdul Azzim e Haytham al Manna sono i due portavoce del Comitato per il cambiamento democratico (Ncc), un gruppo di opposizione che si muove fra la Siria, la Russia e la Francia in questi mesi turbolenti. Il primo è un socialista, è sulla scena da tempo e questo gli ha permesso di acquisire popolarità a Damasco. Un anno fa il suo nome era sull'elenco degli uomini che avrebbero potuto sostituire il presidente siriano, Bashar al Assad, nel caso di una transizione, ma è stato prima che il governo lo facesse arrestare. L'altro, al Manna, è fuggito in Francia al tempo dell'università, fa il medico ed è poco amato dalla stampa araba (alcuni dicono: ha rapporti oscuri con la famiglia Assad). Per il presidente russo, Vladimir Putin, e per il suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, Abdul-Azzim e al Manna sono la parte più affidabile dell'opposizione siriana. Perché il Cremlino ha scelto proprio loro fra tutti i gruppi che sono nati negli ultimi mesi? Forse perché gli uomini dell'Ncc risolverebbero il problema come i russi vorrebbero: niente campagne militari, niente "no fly zone" al confine turco, niente vendette, niente mosse sporche contro Assad, si esce dalla crisi soltanto se si parla con il governo di Damasco. Questa posizione ha portato qualche problema ad Abdul-Azzim e compagni. Il primo è con gli altri oppositori siriani, che non si vogliono mischiare, rifiutano le trattative con Assad e con quelli che le propongono. Il secondo è con il mondo arabo, a partire dai liberali fino ai Fratelli musulmani: nel 2011, al Cairo, al Manna e i suoi consiglieri hanno cercato di interrompere un incontro della Lega araba, ma decine di manifestanti li hanno fermati con un poderoso lancio di uova. Poteva andare peggio. L'Ncc è nato prima che scoppiasse la guerra civile, rappresenta l'opposizione ufficiale, comprende una decina di partiti d'ispirazione socialista e molti uomini che sono stati in Parlamento (alcuni hanno avuto anche incarichi nel go-verro e in altri organismi del regime). Il gruppo comprendeva diversi rappresentanti curdi, ma la maggior parte di loro ha lasciato nell'ottobre del 2011. Quelli dell'Ncc saranno a Roma la settimana prossima per il vertice dell'opposizione siriana: sono stati proprio loro ad annunciare il summit. Un caso a sé rispetto alla primavera araba A giudicare da quel che accade a Mosca, si direbbe che i diplomatici russi trattino la crisi siriana come un caso a sé, senza troppi legami con la "primavera araba". Un giovane esperto di affari esteri, Mikhail Margelov, si è occupato del dossier quando i problemi erano in Libia, in Tunisia e in Egitto, ma appena si è capito che la situazione a Damasco stava precipitando, Putin ha promosso viceministro il suo inviato alla Lega araba, Mikhail Bogdanov, un ambasciatore che si muove in medio oriente da quasi quarant'anni (il suo primo incarico è stato nel '74.). Non è un caso che i responsabili dell'Ncc vengano da partiti d'ispirazione socialista e abbiano avuto contatti con il Cremlino già al tempo dell'Unione sovietica: con l'Ncc e le trattative in Siria torna ad avere un ruolo l'Università Lumumba, la grande scuola di relazioni internazionali fondata a Mosca negli anni Sessanta per diffondere il marxismo nei paesi del Terzo mondo, quella che ha ospitato decine e decine di leader del mondo arabo, la stessa in cui Abu Mazen ha preparato la tesi di laurea (era un lavoro sui "rapporti segreti fra nazismo e sionismo"). Gli uomini dell'Ncc si vedono spesso nei corridoi della Lumumba, partecipano agli incontri, probabilmente vedono qualche vecchia conoscenza, c'è una foto in cui sono in una sala mensa dedicata a Picasso, mangiano quesadilla e bevono vodka. E' anche per questi rapporti speciali che la Russia occupa un punto decisivo della crisi: oggi persino il capo del governo turco, Recep Tayyip Erdogan, riconosce che bisogna parlare con Mosca per risolvere il conflitto. "E' inutile guardare in Iran o altrove - ha detto il premier - Le chiavi del dossier sono nelle mani di Vladimir Putin". Erdogan e Putin si sono incontrati all'inizio di dicembre, hanno affrontato il caso per un pomeriggio intero con i loro ministri e i consiglieri, ma il vertice si è chiuso senza grosse novità. La posizione del Cremlino è rigida, almeno sulla carta. I russi chiedono la fine delle "interferenze straniere" in Siria, rivolgono accuse all'Europa e agli Stati Uniti per il loro sostegno all'esercito ribelle, avvisano che questa volta non finirà come in Libia, con un vecchio leader linciato dalla folla e tutti i rischi della ricostruzione. Il rifiuto agli americani Negli ultimi giorni, ha scritto il quotidiano Kommersant, Putin e Lavrov hanno rifiutato una nuova proposta degli americani, che chiedevano di convincere Assad alle dimissioni. Queste sono le note ufficiali, ma poi ci sono i passi della diplomazia e quelli sembrano decisamente fluidi. Pare che la Russia abbia interrotto la consegna delle armi all'esercito di Assad, i siriani devono volare a Mosca se vogliono recuperare i carichi e si tratta di un viaggio difficile, perché i turchi hanno chiuso il loro spazio aereo da mesi e gli iracheni hanno cominciato a fare lo stesso. Alcune fonti sulla sponda araba sostengono che il Cremlino abbia un'ipotesi precisa per la successione, con il numero due di Assad, l'anziano vice Farouk al Sharaa, alla guida di un governo transitorio. Gli uomini dell'Ncc sono certi che le pressioni siano cominciate: "I russi hanno inviato qualcosa di forte a Damasco", hanno detto pochi giorni fa, ma non è chiaro che cosa intendessero di preciso. Il tempo passa rapidamente adesso, e le possibilità di influenzare questa crisi si riducono di giorno in giorno anche per Vladimir Putin.
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