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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
10.12.2012 Fin dove può spingersi l'odio per Israele
Ugo Tramballi supera il quotidiano comunista nella classifica degli odiatori

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 10 dicembre 2012
Pagina: 1
Autore: Ugo Tramballi
Titolo: «Likud di Palestina e Hamas d'Israele»

Riportiamo dal sito internet del SOLE 24 ORE, l'articolo di Ugo Tramballi dal titolo "Likud di Palestina e Hamas d'Israele".


Ugo Tramballi                    Khaled Meshaal

Nemmeno Ugo Tramballi può negare l'essenza terroristica di Hamas e del suo leader in 'esilio' (volontario). Le minacce fatte a Israele sono reali, come i razzi lanciati contro le città israeliane e il fatto che, nello statuto di Hamas, ci sia un punto che sancisce la necessità di distruggere lo Stato ebraico.
Negare l'odio di Hamas per Israele non è possibile. Come può fare, allora, un odiatore comeTramballi, per delegittimare lo Stato ebraico? Semplice, associare al terrorista Meshaal il premier Netanyahu. Se il premier di uno Stato è terrorista come Meshaal, figurarsi le persone che l'hanno votato e che approvano le sue mosse in politica estera.
Nel suo discorso a Gaza, Meshaal ha ribadito la volontà di Hamas di cancellare Israele,  continuare con rampimenti e attentati, boicottare i negoziati. Questo, secondo Tramballi, sarebbe un 'endorsement' a favore di Netanyahu, accusato di avere lo stesso obiettivo di Hamas: la fine dei negoziati e la conquista di tutti i territori, compresi quelli che non dovrebbero fare parte di Israele. Una teoria talmente sconclusionata che nemmeno a un redattore del Manifesto sarebbe potuta venire in mente.
Eccolo: 

Nel suo primo comizio elettorale a favore dell’israeliano Bibi Netanyahu, il palestinese Khaled Meshaal ritornato dall’esilio, ha scrupolosamente riproposto l’armamentario ideologico di Hamas. Nessun passo avanti, zero lungimiranza: la Palestina islamica sarà interamente liberata dal Mediterraneo al fiume Giordano con la resistenza popolare o la guerra totale; Israele non ha diritto di esistere; conquista di Gerusalemme pietra su pietra; rapimento di israeliani civili e militari per liberare i prigionieri palestinesi.

  Nella piazza di Gaza dove Meshaal è arrivato dopo 45 anni di esilio, c’era anche una specie di attrazione da parco a tema disneyano: era la riproduzione gigante in cartapesta dell’arma finale di Hamas, il razzo che colpirà nel cuore di Tel Aviv. Perché questa, per il capo di Hamas all’estero tornato in patria per esserlo anche a casa, è l’unica strada per la Palestina: Abu Mazen, il suo governo e il partito della trattativa, sono degli inutili traditori.

  Possiamo dire quel che vogliamo. Per esempio che era la prima uscita di Meshaal come candidato alla presidenza palestinese e dunque servivano temi forti: poi Meshaal diventerà moderato, non vi preoccupate. Possiamo anche dire che questa sarebbe la buona occasione perché gli israeliani aprissero una trattativa con Abu Mazen che invece vuole la pace, anziché continuare a punirlo. E magari che liberassero Marwan Barghouti: condannato a quattro ergastoli dagli israeliani durante l’ultima Intifada ma l’unico con il carisma necessario per succedere al logoro Abu Mazen e sfidare con il partito della trattativa quello della guerra santa di Meshaal.

  Possiamo pensare alle vie d’uscita che vogliamo. Ma il discorso di Meshaal a Gaza resta l’unico argomento reale e concreto: è stato fatto, le parole sono agli atti. Forse domani il nuovo leader di Hamas cambierà. Intanto ha detto quelle cose sapendo di dirle a un mese dalle elezioni israeliane. Se questo non è un endorsement a favore di Bibi e del Likud, allora gli endorsements non esistono.

  Non fateci caso se nel 1997,da primo ministro, Netanyahu avesse ordinato al Mossad di avvelenare Meshaal in Giordania: è acqua passata. I due sono i migliori alleati che un conflitto potrebbe trovare per sopravvivere al passare del tempo. Hanno entrambi lo stesso disegno: distruggere l’avversario, non riconoscergli alcuna dignità, il nemico è solo un terrorista o il male assoluto, vittoria a somma zero: io vinco e tu perdi.

  Se Netanyahu non avesse forze armate né istituzioni di uno Stato moderno ed efficiente, probabilmente si servirebbe dell’arma politica del terrore (come alcuni suoi predecessori ideologici, i padri del Likud, prima della nascita dello Stato d’Israele). Se Meshaal avesse le istituzioni che Bibi possiede, come Bibi userebbe la sua forza militare, chiamando “a bassa intensità” un conflitto nel quale muoiono decine o centinaia di civili avversari.

  Ascoltate le parole stolte e violente di Khaled Meshaal. Poi ascoltate quelle di Bibi Netanyahu e di Avigdor Lieberman, suo alleato nel presente governo, nelle prossime elezioni e nello scontato esecutivo che uscirà vittorioso da quelle elezioni. Per loro il pacifico riconoscimento all’Onu della richiesta di Abu Mazen, è “la più grave minaccia all’esistenza di Israele”. Si, hanno detto “esistenza”.

  Quando era ministro degli Esteri, Franco Frattini che non si può definire un estremista di sinistra né un nemico d’Israele, ricordava con costernazione un incontro a Gerusalemme con Silvan Shalom. A dispetto del nome, il vice premier israeliano non vuole affatto la pace con i palestinesi né con qualsiasi altro arabo. Shalom aveva lasciato Frattini di stucco dicendogli che Salam Fayyad era un terrorista del quale non bisognava fidarsi. Fayyad, il primo ministro dell’Autorità palestinese in Cisgiordania è un moderato che viene dalla Banca Mondiale e dal Fondo monetario internazionale. E’ il premier di Palestina voluto dagli americani perché costruisse le istituzioni del futuro Stato, che riportasse l’ordine nelle città palestinesi, che garantisse la sicurezza d’Israele. Eccolo qui il terrorista palestinese di Shalom e dell’intero Likud di Bibi Netanyahu.

  Il fatto è che a Khaled Meshaal, il quale vuole una Palestina islamica dal mare al Giordano, piace Bibi Netanyahu che non vuole alcuna Palestina. Ed evidentemente Netanyahu va pazzo per il cliché del palestinese che veste il figlio lattante da kamikaze, che pensa alla lotta permanente. Quel palestinese esule a vita che darà sempre una giustificazione morale al furto israeliano della terra palestinese. E’ il palestinese che Meshaal rappresenta, quale sia il numero di palestinesi che diventeranno profughi o che moriranno per questa causa senza una fine. Mettetevi comodi, è solo l’inizio di un nuovo film dell’orrore: “La santa alleanza Likud-Hamas”. O meglio: “I fantasmi che non ritornano perché non se ne erano mai andati”.

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