Shimon Peres e la sua proposta per i negoziati Ma non è Israele il responsabile del loro fallimento
Testata: La Repubblica Data: 10 dicembre 2012 Pagina: 15 Autore: Fabio Scuto Titolo: «Israele, Peres avverte Netanyahu: adesso trattiamo con i palestinesi»
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/12/2012, a pag. 15, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Israele, Peres avverte Netanyahu: adesso trattiamo con i palestinesi".
Fabio Scuto Shimon Peres
Notiamo che, almeno questa volta, Fabio Scuto cita la fonte del suo articolo (precisamente un'intervista a Shimon Peres pubblicata su Der Spiegel). Per il resto, la proposta di negoziato avanzata da Peres è la stessa fatta negli anni passati dai vari governi israeliani, scambio di territori per evitare il trasferimento dei cittadini. Proposta sempre respinta dalla controparte palestinese. Ecco il pezzo:
GERUSALEMME — Il presidente Shimon Peres è l’ultimo dei “padri fondatori” dello Stato di Israele, la sua autorevolezza gli consente di assumere posizioni sempre più spesso non in linea con l’attuale governo di Benjamin Netanyahu, specie per quel che riguarda le trattative di pace con i palestinesi e la colonizzazione della Cisgiordania. Lo stallo delle trattative di pace negli ultimi tre anni hanno messo Israele in una difficile posizione e bisogna guardare al futuro non al passato, ed ecco perché il governo israeliano «che uscirà dalle elezioni del prossimo 22 gennaio dovrà aprire subito le trattative con i palestinesi perché non c’è un’opzione migliore di quella di una soluzione con due Stati», Israele e la Palestina. Un consiglio e un monito al tempo stesso per il premier Netanyahu, dato dai sondaggi vincitore anche al prossimo voto. «Dobbiamo mettere la parola fine e dire che i peccati del passato sono perdonati e che non ci accuseremo più a vicenda», ha confidato allo Spiegel il presidente israeliano. «Se vogliamo essere sinceri», ha detto Peres al settimanale tedesco, «i dati di fondo di un accordo sono chiari: ci saranno due Stati e tre blocchi di insediamenti, per i quali dovremo concedere ai palestinesi un pezzo di territorio ugualmente grande ». «Gli insediamenti occupano tra il 2% ed il 6% della superficie del territorio della Cisgiordania ed un territorio ugualmente grande dovremo darlo ai palestinesi da un’altra parte. Non si tratta di un problema insolubile». Parole chiare che certamente non possono esse condivise dal premier Netanyahu, impegnato invece in una rappresaglia a tutto campo dopo il ricorso della Palestina all’Onu, dal blocco delle restituzioni doganali all’Anp alla decisione di sbloccare la costruzione di migliaia di case negli insediamenti attorno a Gerusalemme. Dell’opzione di uno “scambio di territori”, poi, Netanyahu e la maggioranza di ultra-destra che lo sostiene non vogliono nemmeno sentirne parlare. Su quale sia l’unico partner credibile per la pace Peres non ne ha mai fatto mistero, anche dopo l’iniziativa di Abu Mazen all’Assemblea generale dell’Onu che il presidente israeliano ha comunque giudicato sbagliata. «Ho cercato di convincerlo a non fare questo passo proprio ora, non era il momento. Ma credo ancora che lui sia un partner e un uomo serio e lo rispetto», ha raccontato l’altro giorno Peres alla tv israeliana. Ma Abu Mazen ha mostrato «coraggio » nella sua iniziativa all’Onu nonostante la forte opposizione di Israele e degli Stati Uniti, «coraggio non solo andando a Palazzo di Vetro, ma nell’affermare di essere contro il terrorismo e a favore della pace». Peres giustifica in qualche modo il comportamento del leader dell’Anp: «Si è sentito abbandonato da noi, dagli Usa, dall’Europa e dal resto del mondo, e voleva fare qualcosa».
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