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Mordechai Kedar
L'Islam dall'interno
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La Costituzione di Morsi: confusioni e contusioni 09/12/2012

 La Costituzione di Morsi:  confusioni  e contusioni
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall'ebraico di Sally Zahav, versione italiana di Yehudit Weisz)

 

In uno Stato democratico, la Costituzione dovrebbe esprimere i valori fondamentali dei cittadini e definire i principi fondamentali che guideranno il comportamento del governo,  in modo da rispecchiare i valori in cui crede la maggioranza dei cittadini. La Costituzione ha lo scopo di limitare i poteri del governo e di difendere il cittadino dai soprusi di chi occupa posizioni di potere. Vi sono leggi persino negli Stati dittatoriali, ma non hanno valore, perchè non difendono il cittadino dal potere del governo. La recente situazione in Siria ne è prova convincente. Negli Stati dittatoriali la Costituzione è lo strumento usato dal dittatore per imporre la propria volontà, e, spesso, anche i propri eccessi, chiudendo la bocca all’opposizione, con la solita giustificazione che tutto quello che sta facendo è in linea con la Costituzione e le leggi che su di essa si fondano.

 L’Egitto, dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011, si è liberato dal peso di un dittatore, Hosni Mubarak, e dal potere dei militari, che avevano governato il paese fin dal lontano 1952, con una Costituzione ridotta alla funzione di foglia di fico per nascondere quanto il governo era completamente nelle sue mani, mentre tutto il paese ruotava intorno a lui come se fosse un dio. Ora gli egiziani vogliono una Costituzione diversa, una vera Costituzione “democratica”, che da un lato garantisca che il governo non diventi di nuovo una dittatura, e dall’altro che esprima e difenda i valori fondamentali della società. Questa è la ragione per cui l’Egitto ha bisogno di una nuova Costituzione, perché quella precedente non era altro che uno strumento utile solo a Mubarak.
 La realtà di questi giorni è che le opposizioni non sono soddisfatte del modo in cui il Presidente Muhammad Morsi sta cercando di fare approvare la Costituzione con un referendum, perciò scendono in piazza per esprimere la loro protesta con dimostrazioni che a volte degenerano in atti di violenza di massa, con morti e feriti.

L’elettorato in Egitto è diviso in tre gruppi principali: laici, Fratelli Musulmani e salafiti. Il gruppo laico vuole trasformare l’Egitto in uno Stato moderno, liberale, aperto, di stile occidentale, che non deve avere caratteristiche religiose né tradizionali, in cui lo status giuridico sia uguale per tutti e superi tutte le altre affiliazioni etniche, tribali, religiose e settarie. I Fratelli Musulmani vogliono uno stato religioso, governato dalla Shari'a, senza però che questa impedisca allo Stato di adottare moderni strumenti esistenti al di fuori della legge religiosa. Sono a favore della partecipazione delle donne nei pubblici uffici, con restrizioni per quanto riguarda la modestia nei costumi, e credono che sia importante integrare i cittadini copti - cristiani - nella società, nell’economia e nei vari apparati governativi. Ma l’uguaglianza tra i cittadini è vista come un problema, in quanto secondo l’Islam, un musulmano e un cristiano non possono mai essere uguali, dal momento che il cristiano è un “protetto dello stato” (dhimmi) che, secondo il Corano (Sura 9, Versetto 29), deve vivere sotto l’Islam, in condizioni umilianti. Anche l’affermazione che le donne sono uguali agli uomini è un problema, a causa della tradizione che vuole “gli uomini responsabili delle donne” (Sura 4, Versetto 34).
I salafiti vogliono che la Sharia islamica sia applicata in tutti i settori della vita, e non accettano l’adozione di una qualsiasi caratteristica occidentale e in generale moderna. Insistono nel considerare i copti come cittadini di serie B, e non accettano l’idea che le donne possano ricoprire cariche pubbliche. Prendono alla lettera il detto attribuito a Maometto, il profeta dell’Islam: “Il miglior hijab per una donna è la sua casa”.

Il problema principale della Costituzione nell’Egitto di oggi, è che ognuno di questi tre settori vede la rivoluzione come propria, definisce la “democrazia” secondo concetti e valori propri, e se la nuova Costituzione non risponde ai loro valori, allora ogni gruppo sostiene di essere stato derubato della rivoluzione, scende in strada e scatena l’inferno. L’unico fattore comune a tutti e tre i gruppi è il dichiarato rifiuto a consentire a che un dittatore prenda il controllo totale dello Stato, anche se tutti sarebbero d’accordo a concedere al proprio eletto ampi poteri. Una sorta di “dittatore debole”.

Qui di seguito, esaminiamo alcuni articoli della Costituzione proposta da Morsi, dal punto di vista di ognuno dei tre gruppi. Una realtà complessa, perché tutti sono composti da altri sotto gruppi, in disaccordo l’uno con l’altro sulla maggior parte degli articoli.
I salafiti vedono la Costituzione in una luce negativa per una questione di principio, intanto perchè è stata redatta da mani umane, mentre la vera e unica Costituzione per un musulmano è il Corano, di creazione divina. Secondo questa tesi, la legge di uno Stato musulmano deve essere la Shari'a islamica; perciò tutte le leggi redatte da qualsiasi organismo giuridico umano, sono nulle per principio. Il legislatore deve essere una figura religiosa che agisce secondo la Shari’a, non secondo un codice laico.
I salafiti non partecipano neppure alla discussione sulla Costituzione, perché dal loro punto di vista è priva di valore.

 Il primo articolo della Costituzione ottiene l’approvazione totale dei delegati: “La Repubblica Araba d’Egitto è uno Stato indipendente e sovrano, unificato e indivisibile, il cui regime è democratico”. Ha ottenuto l’approvazione generale dei legislatori anche l’affermazione secondo cui “il popolo egiziano appartiene a due mondi: l’arabo e l’islamico, ed è orgoglioso di far parte della Valle del Nilo e del continente africano, della sua continuazione in Asia, e del suo contributo positivo alla cultura umana”.
I problemi iniziano dall’Art.2: “L'Islam è la religione dello Stato, l’arabo è la lingua ufficiale e i principi della Shari’a islamica sono la fonte principale della legislazione”. Ci sono alcune asserzioni totalizzanti in quest’articolo. La prima è che l’Islam è la religione dello Stato. Secondo il punto di vista religioso, quest’affermazione è essenziale, ma è in contraddizione con le clausole successive della Costituzione che affermano che ogni cittadino d’Egitto è uguale a tutti gli altri, perché secondo l’Islam, un cristiano non ha gli stessi diritti di un musulmano, e una donna non ha gli stessi diritti di un uomo.

 La seconda questione è l’affermazione che la base della legislazione si fonda su “i principi della Shari’a” e non sulla Shari’a. La parola “princìpi” è un termine generico, non ben definito, e sul suo significato c’è disaccordo. “Principi di Shari’a” non sono la legge religiosa, e quindi sono assunzioni vaghe. Secondo il punto di vista salafita, l’uso del termine “princìpi” ha lo scopo di limitare l’influenza pratica della legge religiosa islamica a questioni di status privato, in particolare il matrimonio e il divorzio.

 Vi è poi l’affermazione secondo cui “L'arabo è la lingua ufficiale” dell’Egitto, che esclude la minoranza Nubiana del centro-sud del paese, che non parla l’arabo. Il terzo articolo: “ Per gli egiziani cristiani ed ebrei, i princìpi della loro legge religiosa sono la fonte principale della legislazione per la gestione di questioni private e religiose, così come il metodo per scegliere i loro capi spirituali e religiosi”. Questo articolo è problematico agli occhi dei religiosi musulmani, perché garantisce la validità legale delle leggi religiose ebraica e cristiana, mentre l’Islam considera queste religioni come “din al-Batil” – “le religioni non valide” o “false religioni”.

Anche il quarto articolo è problematico, in quanto afferma che “ l’istituzione di al-Azhar è un’autorità islamica indipendente e unificante (non esistono altri organismi con autorità religiose), che gestisce i propri affari (non ci si può appellare alle sue sentenze ), e il suo ruolo è quello di diffondere la chiamata all’Islam, gli studi religiosi e la lingua araba in Egitto e nel mondo.
Il parere del Comitato di Studiosi Religiosi di al-Azhar sarà quindi preso in considerazione in tutte le questioni inerenti alle leggi della religione islamica. Lo Sceicco di al-Azhar è indipendente e non può essere rimosso, e la legge stabilisce come sarà scelto al suo interno . Lo Stato finanzierà al-Azhar in modo che tale istituzione possa raggiungere i propri obiettivi. Tutto questo sarà regolamentato dalla legge”.

 Il problema principale di questo articolo è che le decisioni su tutte le questioni inerenti la religione, comprese quelle che si occupano di gestione della cosa pubblica e dello Stato, sono soggette al parere di al-Azhar. Ciò significa che al-Azhar ha l’autorità di interferire in questioni di Stato, e questo non è accettabile per i laici. Neppure i salafiti vedono in al-Azhar il faro che guida i loro passi, perché ritengono che al-Azhar collabori con il regime. Ciò era vero anche ai tempi di Mubarak e dei suoi predecessori, quando il ruolo di al-Azhar era quello di pronunciare sentenze religiose consone ai programmi del regime, e non al vero Islam. Gli stipendi degli studiosi di al-Azhar sono pagati dallo Stato, per cui vi è il sospetto che le sentenze religiose rilasciate, riflettano l’opinione del regime. L’autorità religiosa esclusiva che la Costituzione garantisce ad al-Azhar, è in contrasto con la visione di molti salafiti, che accettano solo le proprie decisioni.

Il quinto articolo è una dichiarazione generale, accettabile per tutti: “La sovranità appartiene al popolo, che agisce di conseguenza, per difenderla; il popolo salvaguarda  l' unità della patria,  è  fonte di autorità, come  stabilito nella Costituzione”.
Il sesto articolo, invece, è pieno di materiale potenzialmente esplosivo: “Il sistema politico si basa sui principi di democrazia e dialogo, di parità di cittadinanza per tutti i cittadini, con uguali diritti e doveri civici, pluralismo di opinioni e partiti politici, trasferimento ordinato del potere, divisione ed equilibrio dei poteri, sovranità della legge e rispetto dei diritti e delle libertà dell’uomo. Tutto questo è stabilito dalla Costituzione. E’ illegale fondare un partito sulle basi della discriminazione tra i cittadini, sulle differenze di genere, etnia o religione”.

I molti problemi di questo articolo si riferiscono all’Islam: “Dialogo” - in arabo “Shura” - deriva dalla dichiarazione nel Corano (Sura 42, Versetto 38) secondo cui “il regno dell’Onnipotente è il dialogo tra le persone”, una sorta di “la voce delle masse è come la voce di Dio” nel giudaismo. Questo riferimento è inaccettabile per i laici. L’espressione “la cittadinanza è uguale per tutti i cittadini” significa che un musulmano è uguale a un cristiano, e questo un religioso lo respinge. La “divisione dei poteri” non è accettabile per un religioso, perché il Creatore del mondo è legislatore, esecutore e giudice, e allora come è possibile dividere i poteri in tre diverse e separate autorità, che possono essere in disaccordo tra loro?
Il divieto in questo articolo di “fondare un partito politico sulla base di discriminazione tra i cittadini a causa delle differenze di religione” crea una potenziale minaccia per i salafiti, che lo vedono come uno strumento che i Fratelli Musulmani utilizzeranno per cancellare il loro partito in favore della Fratellanza.

 L’Art. 10 riguarda la famiglia: “La famiglia è la base della società, ed è fondata sulla religione, sulla morale e sul nazionalismo. Lo stato e la società si atterranno strettamente al carattere originale della famiglia egiziana ...”. La dichiarazione in cui si afferma che la famiglia è fondata sulla religione, è interpretata dai gruppi laici come il divieto dei matrimoni civili, che oggi sono frequenti nelle città egiziane, e il divieto di relazioni tra uomini e donne al di fuori della famiglia tradizionale.
I laici vedono quest’articolo come una grave coercizione religiosa sull’individuo.

 Il carattere religioso della Costituzione è evidente anche nell’Art. 11: “Lo Stato controllerà la moralità, l’adeguatezza dei comportamenti e l’ordine pubblico, verrà garantito un elevato livello di istruzione, di valori religiosi e patriottici, di rispetto delle teorie scientifiche e saranno preservate la cultura araba e l’eredità storica e culturale del popolo ...” .
Il controllo della morale viene percepita dai laici come un “ controllo poliziesco dei costumi”, che punirà uomini e donne adulti per quei comportamenti che Morsi e i Fratelli Musulmani giudicano immorali.
Il controllo dello Stato sulle “teorie scientifiche” è visto come una minaccia islamica alla ricerca scientifica, perché l’Islam non accetta teorie come il darwinismo, non è d’accordo con molte affermazioni storiche, come - per esempio - che Gerusalemme era ed è la capitale degli ebrei, e soprattutto non accetta l’analisi scientifica del Corano e degli hadith, la tradizione orale dell’Islam. D’altra parte, i salafiti vedono i resti della cultura faraonica che si trovano in tutte le aree pubbliche e nei musei in Egitto come qualcosa di totalmente negativo, perché i faraoni erano infedeli e idolatri, quindi se lo Stato controlla il “patrimonio storico e culturale del popolo” e lo preserva, in realtà agirebbe contro l’Islam.

 L’Art. 24 tratta dell’educazione: “L’educazione religiosa e la storia egiziana sono due materie di studio fondamentali che saranno comprese nei sistemi educativi di tutti i tipi, e anche all’università”.
Educazione religiosa? Per studenti laici?
Più avanti nella Costituzione, nel Capitolo 3, vengono spiegate nel dettaglio le prerogative del Presidente. Una di queste è: ” Il Presidente della Repubblica, con il consenso del governo, dichiarerà una situazione di emergenza solo nei termini prescritti dalla legge”. Dato che il Presidente controlla il governo, questa clausola gli garantisce l’autorità, in effetti l’esclusiva autorità, di dichiarare una emergenza nazionale in cui i diritti civili degli individui, dei gruppi e dei partiti politici saranno cancellati; il Presidente avrà in questo modo la possibilità di cancellare la vita politica libera e trasformarsi in un dittatore, il tutto con l’approvazione della legge.

Un altro articolo concernente il Presidente, stabilisce che solo una maggioranza dei due terzi dei membri del Parlamento può rimuovere un Presidente dalle sue funzioni. Allo stato attuale delle cose, in cui la Fratellanza Mussulmana detiene la metà dei seggi in Parlamento,una affermazione del genere significa che non vi è nessuna possibilità per il Parlamento di rimuovere il Presidente dal suo incarico, anche se ha il diritto legale di poterlo fare.
Così, redigendo questo testo, il Presidente Morsi sta presentando al popolo egiziano una Costituzione  fatta su misura per lui e per la Fratellanza Mussulmana, che imporrà l’Islam in tutti gli ambiti del paese.
Non è perciò un miracolo che i giovani della rivoluzione del 25 gennaio 2011, che avevano rimosso con i loro corpi il dittatore laico Mubarak ed il suo clan corrotto, si rechino nuovamente e con forza in Piazza Tahrir, per protestare contro un nuovo dittatore, questa volta religioso. Odiavano Mubarak, ora temono Morsi.

 La Fratellanza Mussulmana, che approva le iniziative di Morsi, sostiene che la maggioranza del popolo è d’accordo con la via intrapresa e che perciò ha il diritto di imporre il proprio programma a tutto il paese. Altrimenti, perché il Misericordioso li avrebbe portati al potere, nel Parlamento così come alla Presidenza? Vi è una prova più grande di questa a sostegno del loro diritto-dovere di imporre la Shari’a all’Egitto? I Salafiti considerano la Costituzione come un qualcosa di assolutamente inaccettabile, per questo si mobilitano contro, anche se con circospezione. Essendo una minoranza, fanno attenzione a non irritare il Presidente e la Fratellanza quando organizzano in tutto il paese le loro manifestazioni.

Dato che nella società egiziana mancano i meccanismi  per gestire i conflitti, la gente ricorre immediatamente all’uso della forza, provocando un caos che può affondare l’Egitto in una palude di fuoco, sangue e lacrime. I cittadini egiziani vivevano in condizioni miserabili sotto il regime di Mubarak, ma almeno potevano mangiare quel poco che potevano comprare, mentre oggi, due anni dopo la rivoluzione, vivono in condizioni di miseria ancora maggiori, con il flagello della fame che colpisce il paese che in passato era considerato “ la cesta del pane del Medio Oriente”. Il popolo aspetta dalla Costituzione che lo difenda dalla dittatura, chi detiene il potere che giustifichi invece le nuove regole che ha imposto, inaccettabili e illegittime.

Quello che è stato chiamato Stato, è diventato un’entità malata; la maggior parte degli Stati del Medio Oriente sono degli Stati artificiali creati dal colonialismo in base ai propri  interessi,  per questo hanno diviso gruppi etnici, tribali, religiosi e settari, diversi l’uno dall’altro e che si odiano reciprocamente. Per questo l’ élite che controlla questi Stati ha bisogno di un documento chiamato Costituzione, in modo che poi l’agire in conformità la renda accettabile a tutti i settori e ne giustifichi il regime illegittimo.
Il pubblico, consapevole dello strano ruolo che gioca la Costituzione, si ribella, come possiamo vedere in questi giorni nelle strade e nelle piazze d’Egitto: lo scorso martedì  decine di migliaia di persone hanno tentato di attaccare il palazzo presidenziale al Cairo, durante una protesta contro la Costituzione che stava per essere sottoposta a referendum e contro le dichiarazioni emanate dal Presidente Morsi , tra le quali quella che lo pone al di sopra di tutte le altre autorità, specie quelle giudiziarie, e quella che stabilisce che ogni suo ordine non può essere respinto da nessuno.

La scorsa settimana i giornali hanno scioperato per protesta contro la Costituzione che mette in pericolo la libertà di parola, e Piazza Tahrir sta tornando ad essere quella dei giorni delle dimostrazioni contro Mubarak, con slogan simili: “ Il popolo vuole rovesciare il regime” e “Vattene”.
 Israele non ha una costituzione, ma è uno Stato stabile e forte per la sua legittimità agli occhi della maggioranza dei cittadini che crede nella sua struttura politica e nel sistema di governo.
Gli Stati arabi hanno la Costituzione, ma non sono stabili perché i governi mancano di legittimità. La Costituzione, per quanto importante possa essere, non è di per sè una cura per le malattie genetiche degli Stati del Medio Oriente. La stabilità e la giustizia si realizzeranno nell’area solo quando i confini segnati dal colonialismo saranno cancellati e sulle rovine degli attuali Stati fallimentari, sorgeranno Stati più piccoli ma con una popolazione omogenea in ciascuno di essi. Questi Stati saranno visti come legittimi dai cittadini e perciò anche stabili politicamente e positivi economicamente, rappresentando una soluzione per tutto il Medio Oriente.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
Link:
http://eightstatesolution.com/
http://mordechaikedar.com/


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