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Il Giornale Rassegna Stampa
07.12.2012 Non impara il Corano a memoria: giù martellate
quando una mamma ci tiene, si vede

Testata: Il Giornale
Data: 07 dicembre 2012
Pagina: 17
Autore: Redazione del Giornale
Titolo: «Non impara il Corano a memoria, la mamma lo uccide»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 07/12/2012, a pag. 17, l'articolo dal titolo "Non impara il Corano a memoria, la mamma lo uccide ".

Londra Arriva dall’Inghilterra una storia atroce e violenta, fatta di silenzi e vessazioni, di follia e delirio, dove a rimetterci è stato un bimbo ucciso lentamente e do­lorosamente, a suon di botte e per­cosse. Il piccolo Yaseeb aveva so­lo sette anni. La sua unica «colpa» era quella di non essere veloce ad imparare a memoria il Corano. Per questo è morto. Lo ha ucciso di botte la sua stessa madre. Che dopo averlo ucciso ha anche dato alle fiamme il piccolo corpo. Og­gi, Sara Ege, 33 anni, è stata ricono­sciuta colpevole di omicidio da un tribunale di Cardiff. La senten­za è attesa per il prossimo anno, la donna rischia l’ergastolo.Il picco­lo Yaseeb è morto nel luglio del 2010, dopo mesi di percosse. La madre, laureata in matematica e di origine indiana, ha a lungo ac­cusato il marito Yousef per la mor­te del bambino. Oggi i giudici di Cardiff hanno stabilito la verità, ma solo dopo un processo scandi­to da p­rove e testimonianze estre­mamente drammatiche, tanto che la stessa donna ha più volte dovuto lasciare l’aula. Però lo ha ammesso, il motivo di quel gesto assurdo è stata la sua «frustrazio­ne ». Voleva che il figlio facesse bella figura con l’imam,che fosse in gra­do di recitare a memoria quelle pagine del Corano. «Gli avevo chiesto di imparare 35 pagine a memoria in tre mesi, gli avevo an­che promesso una bicicletta nuo­va come premio», ha raccontato davanti alla Corte sconvolta e at­territa. «Ma Yaseen non era bra­vo: in un anno aveva memorizza­to solo un capitolo. Eppure lo sa­peva quanto fosse importante, per tutta la famiglia, per me che ero sua madre». E allora giù botte, con un bastone, un martello, og­getti che stavano in casa. Lo colpi­va con qualsiasi cosa trovasse a portata di mano. A muoverle la mano era il «demonio», ha poi rac­contato. Gli unici «demoni» però erano quelli che Sara Ege portava dentro di sè. La donna era stata più volte sottoposta a cure psi­chiatriche e ad uno dei medici, do­po la morte di Yaseen, aveva detto che così si sentiva «al 100% me­glio ». Oggi l’Inghilterra si interro­ga e si domanda perchè nessuno all’epoca dei fatti,quando il picco­lo veniva torturato dalla madre, non c’è stato nessuno a vedere, a sentire, a denunciare.
Intanto, a Londra, il progetto per la costruzione della gigante­sca moschea di Abbey Mills, è sta­to bocciato senza appello.

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