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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
06.12.2012 Egitto, continuano le proteste contro Morsi
Cronaca di Viviana Mazza, commento di Redazione del Foglio

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Viviana Mazza - Redazione del Foglio
Titolo: «Battaglia fra islamici e laici. L'Egitto sull'orlo del caos - Una falla nella strategia di Morsi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/12/2012, a pag. 15, l'articolo di Viviana Mazza dal titolo " Battaglia fra islamici e laici. L'Egitto sull'orlo del caos ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale dal titolo " Una falla nella strategia di Morsi ".
Ecco i pezzi:

CORRIERE della SERA - Viviana Mazza : " Battaglia fra islamici e laici. L'Egitto sull'orlo del caos "


Il mio potere è temporaneo, le mie intenzioni buone

Gli egiziani, divisi sulla Costituzione, si scontrano in piazza. Sassaiole, molotov e, secondo voci non confermate, coltellate e colpi d'arma da fuoco avrebbero provocato due morti e oltre 200 feriti ieri davanti al Palazzo presidenziale del Cairo. In serata l'annuncio che altri tre consiglieri di Morsi si sono dimessi, mentre il presidente invitava alla calma: «Date una chance agli sforzi che stiamo compiendo per iniziare un dialogo nazionale».
Martedì una protesta di migliaia di oppositori soprattutto laici aveva costretto il presidente Mohammed Morsi a lasciare il palazzo dalla porta sul retro. Poi, nella notte, alcune centinaia di manifestanti si erano accampati in un sit-in. Su di loro si è riversata ieri una manifestazione concorrente chiamata in piazza dalla Fratellanza musulmana. Gridando lodi a Morsi, alla sua «legittimità» e appelli alla protezione divina, i sostenitori del presidente hanno smantellato le tende dei rivali, che si sono dispersi nelle stradine adiacenti continuando a urlare i loro slogan. Gli scontri sono andati avanti per tutto il giorno. In serata alcuni degli islamisti sembravano intenzionati a stabilire un loro sit-in davanti al palazzo, dove il presidente è tornato intanto a lavorare. A Ismailiya bruciata una sede dei Fratelli musulmani. «Questa è la fine della legittimità del governo», ha tuonato Mohamed ElBaradei, il premio Nobel per la Pace che insieme agli ex candidati alla presidenza Amr Moussa e Hamdeen Sabahi rappresenta l'opposizione politica, e che ha accusato i sostenitori di Morsi di «attacchi brutali e deliberati contro manifestanti pacifici».
Le due proteste sono l'ultima escalation di una crisi politica che squarcia sempre più profondamente l'Egitto in due: islamisti da una parte contro giovani laici e partiti liberali dall'altra, entrambi sempre più trincerati nelle rispettive posizioni e incapaci di dialogare.
A fine novembre, il presidente ha assunto con un decreto ampi poteri, impedendo ai giudici di bloccare ancora una volta la contestata Assemblea costituente dominata dagli islamici. Questi ultimi, in tutta fretta, hanno approvato la scorsa settimana una bozza costituzionale da sottoporre a referendum il 15 dicembre. «Il voto andrà avanti comunque, nonostante i disordini», ha assicurato ieri il vicepresidente Mahmoud Mekki in tv. Ha promesso che, dopo il voto, i cambiamenti saranno ancora possibili, «la porta del dialogo resterà aperta», e ha suggerito che, raggiunto un consenso su eventuali emendamenti, li si potrà proporre al nuovo parlamento da eleggere nel 2013. Ipotesi che non è riuscita però a placare la piazza dove la polizia in assetto antisommossa ha cominciato a schierarsi in serata.
L'opposizione politica non chiede (come fanno ormai in strada i giovani oppositori) la fine del regime di Morsi, ma chiede che il presidente rinunci ai nuovi poteri come pure alla bozza costituzionale che, ai loro occhi, non è frutto di vere consultazioni e non fa abbastanza per proteggere le libertà politiche ed economiche, i diritti delle donne e delle minoranze. Si dicono pronti al dialogo solo se ci sarà un'offerta ufficiale di Morsi. Ma la Costituzione sembra destinata ad essere approvata nel referendum. Dagli Stati Uniti, il segretario di Stato Hillary Clinton chiede che si apra in Egitto un vero dialogo politico sulla nuova Carta: non ha voluto indicare se la ritenga manchevole, ma ha sottolineato che dovrebbe rispettare i diritti di tutti.

Il FOGLIO - " Una falla nella strategia di Morsi "

Due giorni fa non si è trattato di una fuga dal Palazzo presidenziale assediato dalla folla, un’umiliazione che, in fondo, non era toccata nemmeno a Hosni Mubarak. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha scelto piuttosto di sfilarsi dal fronte della folla di manifestanti: un modo per disinnescare la tensione, tanto più che l’orario di ufficio era finito. La prova è che il giorno dopo, in quell’ufficio, si è ripresentato come se nulla fosse. E’ stato chiaro allora quale fosse la sua strategia: resistere in apnea ancora per dieci giorni, il tempo di vedere la bozza di Costituzione appena approvata dall’Assemblea costituente a maggioranza islamista passare il referendum popolare di sabato 15 dicembre, e poi semmai, se la pressione popolare non fosse ancora scemata, annullare il decreto con cui ha preso i pieni poteri di un dittatore. Poteva anche filare bene, come strategia, perché il presidente nominato dai Fratelli musulmani conosce il suo paese, sa che le proteste tumultuose non rappresentano la maggioranza. La capitale non è l’Egitto. Chi manifesta contro il suo decreto e contro la Costituzione tendenza islam sarà battuto alle urne dagli elettori dei Fratelli musulmani che vivono fuori dal Cairo, come è successo alle elezioni. Questo calcolo di Morsi s’è infranto però ieri, per un errore rovinoso. Un gruppo dei sostenitori della Fratellanza ha attaccato il sit-in anti Morsi fuori dal Palazzo: la violenza ha un effetto galvanizzante sulla piazza egiziana, la fortifica, la compatta, la ingigantisce, la rende un colosso indomabile. Oggi, dopo due morti, quella che era una protesta destinata naturalmente a scemare – e poi il referendum l’avrebbe svuotata di senso – rischia di diventare una guerriglia urbana tra islamisti e non islamisti nella capitale più popolosa del mondo arabo e dell’Africa. Fino a quando manteneva la sua linea di superiorità indifferente, Morsi poteva sperare di uscire da questa crisi senza danni. Ma se nascerà questa contrapposizione violenta nelle strade, ci sarà per il resto del suo mandato un pezzo di Egitto che lo chiamerà “tiranno” e non lo rispetterà più come presidente legittimo. I Fratelli musulmani hanno passato prove acrobatiche, come quando hanno messo da parte il potere dei generali, o quando hanno convinto il Fondo monetario internazional,e o quando hanno mediato la tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, ma ora sembrano avere perso il controllo e la visione di lungo termine. Erano riusciti a sembrare credibili nel loro nuovo ruolo. Ora procedono giorno per giorno. E’ difficile guidare una nazione, in questo modo.

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