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Ugo Volli
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Gli amici si vedono nel momento del bisogno 05/12/2012

Gli amici si vedono nel momento del bisogno



Cari amici,

un vecchio proverbio dice che gli amici si vedono nel bisogno - e naturalmente anche i nemici. Niente di più vero per quanto riguarda Israele. Nell'ultimo mese ci sono state due emergenze connesse e successive per lo stato di Israele: gli attacchi missilistici e gli agguati provenienti da Hamas e dai suoi alleati a Gaza che l'hanno costretto a una reazione coordinata e di ampio respiro, l'Operazione Pilastri di Difesa, che si è conclusa poi con un difficile accordo di tregua e la richiesta dell'Autorityà Palestinese di elevare il suo stato di osservatore all'Onu da "organizzazione" a "stato non membro", che è stata approvata a larga maggioranza.
In entrambi i casi c'è stato modo per gli amici di appoggiare la difficile battaglia di Israele, isolato e circondato da un largo schieramento ostile sia nel Medio Oriente che nelle organizzazioni internazionali e nei media. E c'è stata anche l'evidenza dei nemici, che in tempi meno duri e su decisioni meno chiare tendono a rendersi invisibili dietro una generica posizione di equanimità.

Messa di fronte alla scelta fra raccontare l'aggressività e l'odio di Hamas o di accettare la sua propaganda sui "bambini uccisi da Israele", la stampa ha scelto la seconda opzione, ignorando come l'organizzazione terrorista usasse scuole e ospedali e asili infantili e case d'abitazione coi loro abitanti e i loro bambini come scudi umani.  Messi di fronte alla scelta se accettare la scommessa dell'Anp di uscire dagli accordi di Oslo per cercare di stabilirsi come stato senza averne i requisiti legali (il controllo del territorio e delle finanze ecc.), morali (una politica di amicizia coi vicini) e soprattutto senza quell'accordo con Israele che era il centro degli impegni di Oslo, o se richiedere ai palestinesi di mettersi finalmente a trattare seriamente con Israele, la maggior parte degli stati, incluso il nostro, ha scelto la prima alternativa.

Che si trattasse di un atto aggressivo nei confronti dello stato ebraico, era chiaro dall'inizio. I funzionari dell'Anp dichiararono da prima della petizione che il riconoscimento sarebbe stato usato per intensificare la guerra legale contro Israele (http://www.timesofisrael.com/senior-palestinian-official-says-un-upgrade-will-lead-to-suing-israel-for-its-crimes/)  e se le cose procedono, non solo quella legale: si riparla adesso di unità fra Hamas e Fatah e questa unità va certamente nel senso della guerra senza quartiere per "riconquistare" l'intero territorio israeliano (http://israelmatzav.blogspot.it/2012/12/hamas-to-fatah-lets-fight-israel.html?), cioè nel senso del terrorismo puro e semplice (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/162818#.UL8Dh4ajfix).

Ma tutto ciò è ovvio: Hamas e Fatah o Olp sono nemici di Israele da sempre e non c'è bisogno di una crisi per rivelarli. Più interessanti sono le reazioni di persone che dicono di non essere nemici, per esempio in Italia un noto presentatore televisivo ebreo che ha twittato la sua gioia  per la conclusione della domanda di ammissione all'Onu, facendo eco ad analoghi messaggi di Vendola, De Magistris, Bersani. O il fatto che il noto direttore d'orchestra, anch'egli di origini ebraiche Daniel Barenboim abbia usato la sua influenza a favore della medesima mossa. O che sugli organi dell'Ucei, che dovrebbe essere l'unione delle comunità ebraiche italiane, si siano succeduti interventi di opinionisti e redazionali "al di sopra delle parti", in sostanza neutrali fra Israele e Anp, come se Israele e l'ebraismo fossero senza rapporti fra loro...

Certo, la premessa che quasi tutti i nemici veri e propri fanno è "io non sono antisemita", così come coloro che si schierano nel mondo ebraico "al di sopra delle parti" dicono "io sono sionista, ma di un sionismo giusto, non estremista, lucido, razionale" e quant'altro. Del resto anche gli inquisitori che mandavano al rogo gli ebrei o i re che li costringevano a convertirsi o a morire dicevano di essere amici di Israele (solo che era il verus Israel, quello trasposto nella chiesa) e di essere costretti a prendere provvedimenti difficili nei confronti degli ebrei per colpa della loro irrazionale ostinazione a non vedere la verità e la virtù, per amore delle loro anime... Una volta la vittima di tanta bontà erano gli ebrei singoli, ora è Israele a essere soggetto al "tough love" all'amore severo, come si sono spesso espressi i saggi cultori del "sionismo razionale" alla maniera di quell'organizzazione più antisraeliana dell'amministrazione Obama che si chiama J-Street e la cui versione europea J-Call ha libero accesso nelle comunità ebraiche e sui media dell'Ucei.

La conclusione di questo ragionamento, non del tutto sconsolata, è che nel bisogno si vedono i nemici, ma anche gli amici. E Israele ne ha, come ha le risorse per superare questa difficilissima crisi.

Ugo Volli

PS: A proposito di nemici: ho saputo che c'è un falsario che ha usurpato il mio nome e manda in giro mail firmate Ugo Volli, a partire da un indirizzo di posta elettronica "ugo.volli@libero.it". Al falsario cercherò di far pagare il fio usando le vie legali. Se comunque leggete qualcosa che provenga da questo account, sappiate che io non c'entro e che si tratta di una provocazione.


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