Contro questa Italia
Commento di Vitaliano Bacchi
a sin. Giuio Terzi con il ministro palestinese Malki
a destra Vitaliano Bacchi
Nessuno ha il coraggio di dire al telegiornale o comunque in pubblico, in televisione o sui giornali, che la repubblica italiana, la più schiacciante macchina fiscale del mondo che stritola pensioni e salari e che fa suicidare ogni giorno imprenditori che non ce la fanno ad andare avanti, che questa voragine di miliardi prelevati alle famiglie assicura il finanziamento del capitolo di spesa degli aiuti a fondo perduto ai palestinesi.
Gli stanziamenti decisi sistematicamente dal governo e dal parlamento per la devoluzione alla causa palestinese sono quindi prelevati, con le tasse, dalle pensioni e dai salari degli italiani. Pochi lo sanno, perché la manovra finanziaria che realizza l'infamia è soft, sfumata, classata con categorie di scienza delle finanze leggibili solo ai giuristi più esperti, ma è così. Una decisione abituale, ricorrente di politica finanziaria internazionale che corona la strategia trasformista italiana di finanziare continuamente questa comunità palestinese senza alcuna ragione economica specifica. Solo retoriche ragioni di solidarietà e di "acquisto" di una immunità dal terrorismo che nella politica italiana ha precedenti sistematici (Craxi a Sigonella, Moro con la politica estera filoaraba ecc.).
Uno stato come l'Italia che sprofonda nel debito e che paga pensioni da fame a poveri lavoratori vittime di un sistema finanziario da default, uno stato come questo finanzia a fondo perduto i palestinesi. Ne ha più della barzelletta che del capitolo di bilancio, ma è così. Per farlo, il prelievo non è erariale (con liquidazione di patrimonio demaniale) è tributario (con tasse sui salari), ma nessuno ha il coraggio di dire agli italiani che le nostre tasse finanziano i palestinesi, che diventano così un conto di bilancio palestinese per acquistare in Russia e Iran le armi per lo sterminio e il terrorismo sistematico.
Chi alla Camera dei Deputati avrà il coraggio di chiedere al governo se non si vergognano di continuare in questo modo o se, almeno, non si sentano in dovere di scrivere sulla busta paga dei salariati italiani che "una parte del prelievo fiscale è destinato all'OLP" tanto come la legge ha obbligato scrivere sul pacchetto delle sigarette "Il fumo uccide".
Perchè Hamas no? Tanto che recentemente si è tenuto a Roma un convegno di amici italiani di Israele oggetto del quale era proprio la valutazione di questo fatto istituzionale del finanziamento a fondo perduto della comunità palestinese con fondi pubblici e dei possibili interventi politici parlamentari per poter valutare pubblicamente questo flusso finanziario scandaloso, ma non ci sarà niente da fare perché lo accettano tutti. Uno dei pochi capitoli di spesa sul quale sono d'accordo tutti: i fascisti perchè ciò che va contro Israele è sempre giusto, la sinistra perché la donazione è conforme alla vecchia commedia della solidarietà proletaria, la chiesa perchè tanto pagano le casse statali e non quelle vaticane e si fa un figurone a stare con Ovadia, Erdogan e soci; né la borghesia radical snob & drink lascia perdere l'occasione, perché sulla terrazza del cocktail si fa un altro figurone a stare contro Israele e dalla parte di Odifreddi, Chomsky, L'Espresso.
A proposito di moralizzatori e di palestinesi da finanziare, leggeremo anche l'ultimo libro di Ratzinger sulla infanzia di Gesù, che continua a presentare come un anonimo "spiritus domini super me incumbit" senza radicarlo nella sua terra e nella sua gente, e vi troveremo l'ennesima "contemplatio et imitatio" di Heidegger (e quindi siamo a posto) e del suo "sein verbergen", ma del rapporto finanziario fra i palestinesi e i salari degli italiani state pur sicuri che l'ultimo capolavoro di questo grande teologo tedesco innamorato di Heidegger - e assai meno di Karl Barth - nemmeno si farà cenno.
In una amministrazione condominiale come quella di Monti e della Fornero, alla voce "spese straordinarie" ci stava anche questo: il finanziamento con fondi pubblici ai palestinesi. Ci stava inoltre l'assenso alla ammissione all'Onu come Stato nazionale autonomo di un movimento che fino a qualche giorno fa colpiva con atti di terrorismo balistico asili e scuole in Israele. Ci sta tutto, ormai, perchè quando si scommette sulla remunerazione al terrorista come prezzo della salvezza, si pensa secondo Craxi o secondo Moro, non secondo la lex Christi che vanno a scomodare con opere che ne tacciono il senso del patriottismo israelita, non palestinese, riproducendo con ciò il colpevole "nascondimento" (il verbergen di Heidegger) col quale allora si mistificò Hitler come oggi si mistifica Hamas.
Comprendiamo in questa unio mystica anche le rivelazioni del golpista Delle Chiaie, camerata del fascistissimo comandante Borghese, quello del colpo di Stato mancato del 7 dicembre 1970, che nelle sue memorie scrive di essere sempre stato in affari con Arafat al tempo del fallito golpe Borghese, principe del soglio pontificio romano.
Quindi, il cerchio si chiude: va a finire che i nostri governanti versano fondi pubblici tratti dai salari ad organi di lotta antisionista internazionale che, almeno in passato, sono stati oggetto di finanza comune con il fronte neofascista italiano che ha tentato il colpo di Stato. Vale a dire che la finanza statale finisce per finanziare, o almeno così è accaduto in passato, non solo l'OLP ma anche i suoi soci camerati italiani del colpo di stato fascista. Questa è l'Italia che Monti definisce "ormai fuori dal tunnel".
Quale tunnel? Quello scavato al confine di Gaza per far entrare armi dall'Egitto per i terroristi?
Vitaliano Bacchi