L'articolo di Aldo Baquis sulla STAMPA di oggi, 03/12/2012, a pag.17 è corretto, ma non il titolo "E il premier sigilla Gerusalemme Est". Netnanyahu non sigilla un bel niente, ci mancherebbe che in uno stato libero e democratico il governo non potesse costruire abitazioni nella propria capitale, non importa in quale quartiere. Gerusalemme Est non è un ghetto, fa parte della città, gli arabi che vi abitano dovrebbero essere invece soddisfatti, le nuove costruzioni miglioreranno la condizioni ambientali. Ma per il titolista della STAMPA, Bibi 'sigilla', ma c'è mai stato in Israele ?
Invitiamo i nsotri lettori a scrivere al direttore Mario Calabresi per protestare.
direttore@lastampa.it
Ecco l'articolo:
Mario Calabresi
«Il governo di Israele respinge la risoluzione 67/191 del 29 novembre 2012; essa non cambia in alcun modo lo status dei Territori disputati e non rappresenterà una base per future trattative»: questa, sul piano formale, la reazione del governo di Israele al voto sulla Palestina all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Benjamin Netanyahu prova un senso di collera - e non cerca di nasconderlo - per il discorso «urticante» pronunciato in quella occasione da Abu Mazen. Pulizia etnica? Razzismo? Barbarie? Lanciando quelle infamanti accuse ai dirigenti di Israele, da Ben Gurion in poi, e sorvolando sul terrorismo palestinese e sui missili di Hamas il presidente dell’Anp ha fatto scattare nella sala del governo una reazione che forse è andata oltre quella preparata a tavolino nei giorni precedenti.
Venerdì Netanyahu ha ordinato la costruzione di 3.000 nuovi alloggi a Gerusalemme Est e in Cisgiordania e ieri dopo il Consiglio dei ministri ha ribadito la posizione: una mossa che ha suscitato una valanga di critiche su Gerusalemme. Imperterrito il premier è andato oltre sfoderando dal cassetto (dopo anni di attesa) il vetusto «Progetto E-1»: l’unificazione fra Gerusalemme e la città-colonia di Maaleh Adumim con una distesa di 4.000 nuovi alloggi in un’area di 12 chilometri quadrati, quasi un quarto di Tel Aviv. Le infrastrutture (incluse autostrade a tre corsie che attraversano il deserto di Giudea in direzione di Gerico, ponti e svincoli che finiscono nel nulla) sono pronte da anni. Ora Netanyahu vuole vedere gru, cemento, condomini, alberghi. Un progetto che - avverte Peace Now «rischia di spaccare in due tronconi» la Cisgiordania fra Ramallah e Betlemme, e di circondare i rioni arabi di Gerusalemme Est: ossia la capitale del futuro Stato palestinese.
Netanyahu ha inflitto ad Abu Mazen un altro colpo doloroso ordinando la confisca di dazi doganali dell’Anp per 460 milioni di shekel (quasi 100 milioni di euro). La somma servirà a pagare debiti dell’Anp verso società israeliane, in primo luogo la compagnia elettrica. Ma le casse di Ramallah sono disperatamente vuote e i dipendenti statali ricevono stipendi parziali, spesso in ritardo. In pochi mesi, avverte la stampa economica, l’Anp rischia di crollare. Che ciò sia negli interessi di Israele, viene messo in dubbio da molti.
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