La cugina americana Francesca Segal Traduzione di Manuela Faimali Bollati Boringhieri Euro 17,50
Ambientato a Hampstead Garden, quartiere della buona borghesia ebraica londinese istruita e liberal, in cui vive una comunità affiatata dove tutti si conoscono e si sostengono nelle difficoltà condividendo i momenti di gioia, le feste e i riti religiosi, il romanzo d’esordio di Francesca Segal – figlia dell’autore del bestseller “Love Story” – è una perfetta rivisitazione in chiave moderna dell’opera di Edith Wharton, L’età dell’innocenza. Dalla società newyorchese del 1800 in cui la Wharton narrava in modo magistrale il divario fra convenzioni e libertà dell’alta borghesia attraverso la storia di Newland, innamorato della contessa Olenska, cugina della sua futura moglie, l’autrice ci trasporta nella Londra dei giorni nostri per raccontarci un’ intensa e tormentata storia d’amore filtrata da uno sguardo tutto al maschile, quello del protagonista Adam. Qual è il confine che separa un solido legame iniziato durante l’adolescenza e destinato alla tranquillità del matrimonio e una passione vertiginosa capace di scompaginare le sicurezze di una vita? Adam è un giovane avvocato di successo che sta per sposare la dolce e ingenua Rachel, figlia di Lawrence socio della ditta in cui il giovane ha avviato la sua carriera. Un matrimonio che la suocera intende celebrare con tutti i crismi e organizzare in maniera impeccabile, non solo a beneficio dei parenti stretti ma dell’intera comunità ebraica, cui seguiranno - ovviamente - i nipotini e una tranquilla quotidianità domestica. Tutto quindi è saldo e ordinato nella vita di Adam: una moglie devota, suoceri amorevoli che cercano di compensare con l’affetto la perdita del padre, Jacob, quando Adam aveva solo otto anni, una casa benestante, un lavoro prestigioso. A gettare scompiglio in questo perfetto menage familiare arriva dall’America Ellie, la cugina della futura moglie, che ha un passato disastroso alle spalle, dopo aver perso la mamma in un attentato in Israele: a soli 22 anni appare assai più navigata di Rachel, ha frequentato uomini sposati, ha fatto uso di droghe, ha lavorato come modella ed è riuscita a farsi buttare fuori dalla prestigiosa Columbia University per aver recitato in un film pornografico. Ma il suo fascino trasandato (indossa giacche di pelle, maglioni sformati e pantaloni attillati) “contrapposto al conformismo della cugina” è travolgente e il suo sguardo con i seducenti occhi verdi ammalia chiunque la frequenti. La tranquilla normalità di Adam accanto alla delicata Rachel “fiduciosa nella sostanziale bontà del mondo e delle promesse che aveva in serbo per lei” viene scompaginata dall’arrivo di un uragano imprevisto. “…Ellie non aveva ancora distolto gli occhi dai suoi, e Adam si rese conto, dall’ossessivo martellare che sentiva nel petto, di quanto fossero vicini, di quanto sarebbe sembrato normale sporgersi in avanti a baciarla, di quanto anche lei lo desiderasse”. E’ un colpo di fulmine per Ellie e Adam, una passione che li avvolge e stravolge l’esistenza di Adam, sempre più attanagliato dai sensi di colpa nei confronti della moglie, dello suocero e degli affetti che lo circondano: vorrebbero evitarsi, in realtà sono attratti l’uno dall’altro come calamite. Attorno a loro ruota una galleria di personaggi indimenticabili che la penna di Francesca Segal ritrae con maestria e delicatezza: la nonna Ziva, sopravvissuta ai campi di sterminio, poco avvezza ad accettare compromessi, guarda all’ adorata nipote Ellie con quell’indulgenza e quel disprezzo per le convenzioni sociali che solo chi ha affrontato la Shoah può manifestare senza incorrere nell’ostracismo della comunità; Jaffa, la mamma di Rachel è la perfetta rappresentazione della Yiddish mame, preoccupata dei figli, laboriosa e soffocante; Boaz, il padre di Ellie, un uomo debole e incapace di affrontare le sue responsabilità di genitore dopo la morte della moglie in un attentato terroristico in Israele; Lawrence che ha accolto Adam nella sua ditta offrendogli un futuro e affidandogli la vita dell’adorata figlia Rachel; e ancora una miriade di personaggi minori, compagni d’infanzia di Adam che formano quel microcosmo disinvolto e solidale pronto a soccorrere chiunque si trovi in difficoltà. Il lettore segue con passione e suspense, divorando le pagine una dopo l’altra, l’evolversi di questo amore proibito del quale non riveliamo oltre per non rovinare il piacere della lettura, apprezzando sia le brillanti riflessioni dell’autrice sulla Shoah e Israele, sia l’indulgente ironia con cui accompagna il racconto delle usanze e delle regole che permeano la comunità ebraica londinese. Accolto con molti consensi dalla critica, il romanzo di Francesca Segal (giornalista e critico letterario per numerose testate fra cui il The Guardian) è una lettura appassionante e avvincente capace di regalare momenti di commozione, spiritosa ironia, saggezza ebraica, oltre che di suscitare argute riflessioni sulle similitudini che intercorrono fra il mondo aristocratico e la rigida etichetta della New York di fine ottocento e la società ebraica londinese del ventunesimo secolo.