Dopo l'Onu
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
dopo essere stata a lungo minacciata, la battaglia all'Onu sul riconoscimento della "Palestina" come "stato non membro osservatore" c'è stata. E Israele l'ha persa, come sappiamo, in maniera molto netta. Qui (http://haabir-haisraeli.over-blog.com/article-la-liste-de-la-honte-les-criminels-de-l-onu-et-les-autres-113020408.html) trovate l'elenco dei 138 votanti a favore, fra cui come sappiamo l'Italia, degli astenuti, dei contrari. Vogliamo dire che non è una sorpresa? La stessa assemblea dell'Onu, in pieno carnaio siriano, ha chiesto a Israele di "lasciare le alture del Golan", non si capisce se ad Assad o ai ribelli o alle stragi fra loro, e anche di" evitare di proclamare Gerusalemme capitale dello stato" (cosa avvenuta circa sessant'anni fa) e di avviare "trattative di pace coi palestinesi", il che è iniziato ad avvenire proprio con quei trattati di Oslo che la risoluzione dell' Onu viola e annulla (perché in essi è stabilito che le parti - Israele e Olp - non cercheranno soluzioni alla loro controversia al di fuori delle trattative dirette, ricorrendo per esempio ad istanze internazionali, a pena dell'annullamento degli accordi). Insomma, l'ennesima risoluzione antisraeliana, che l'assemblea dell'Onu, l'Unesco, il consiglio dei diritti umani fabbricano in dosi industriali (http://italian.ruvr.ru/2012_12_01/LAssemblea-Generale-dellONU-ha-chiesto-ad-Israele-di-lasciare-le-Alture-del-Golan/).
Molti a sinistra danno la colpa a Netanyahu per aver "isolato" Israele con le sue politiche "irragionevoli" da "falco" Vogliamo solo ricordare qui la risoluzione 3779 del 10 novembre 1975 con cui la stessa assemblea generale dell'Onu, al culmine della sua vergogna, dichiarava con 72 voti favorevoli, 35 contrari e 32 astenuti. che il sionismo era equivalente al razzismo (http://www.focusonisrael.org/2007/11/17/onu-herzog-israel/)? 1975, quasi esattamente 37 anni fa... sapete chi era il primo ministro di Israele in quest'altro momento di grande isolamento? Yitzhak Rabin, la vittima dell'omicidio politico successivo agli accordi di Oslo, il santino della sinistra che però era contrario all'idea dei due stati e nei suoi rapporti con i palestinesi era assai meno tenero di Netanyahu oggi (http://it.wikipedia.org/wiki/Primi_ministri_di_Israele). E, a proposito, sapete chi era primo ministro il 16 dicembre 1991 quando con la risoluzione 46/41 la stessa assemblea fu costretta a rimangiarsi quella dichiarazione (http://mondo.panorama.it/generazione-tel-aviv/Sionismo-uguale-razzismo-Israele-e-l-Onu-LA-STORIA) e Israele ottenne per un momento la sensazione che i suoi diritti fossero riconosciuti dal mondo? Era Itzhak Shamir, a capo di un governo del Likud: un uomo certamente duro e volitivo, per nulla disposto a cedere alle ideologie di "peace now" e compagni.
Insomma, chi anche nel mondo ebraico dice di di essere contrario a questo governo e alla sua politica, non a Israele in quanto tale, mente, perché alla prova dei fatti è contrario a tutti i governi di Israele, che ovviamente devono farsi carico della sicurezza di Israele. O è comprato dai soldi del petrolio, come è successo a mezz'Europa e segnatamente al nostro paese in questa circostanza (ormai siamo ridotti al rango di quelle repubbliche delle banane che in occasioni importanti si mettono all'angolo del palazzo dell'Onu in First Avenue a New York e cercano il miglior offerente, che per noi come per la Francia è stato il Qatar, a quanto pare...). O sono ideologicamente antisraeliani, cioè antisemiti, sia pure degli ebrei antisemiti che nella storia non mancano e abbondano in particolare in questi anni.
Ma che cosa resterà di questa risoluzione, che nomina un non stato, che non amministra metà del proprio territorio - Gaza - che è controllato da un altro presidente e un altro parlamento, dipende dall'elemosina internazionale per il proprio bilancio, rivendica una popolazione che in gran parte è indefinita e sparsa in tutto il mondo, non controlla i propri confini, coltiva solo l'odio per il proprio vicino?. Sul piano immediato nulla cambierà. Scatteranno delle rappresaglie economiche e istituzionali da parte degli Stati Uniti (http://www.algemeiner.com/2012/11/29/bi-partisan-legislation-introduced-by-u-s-senators-urges-closure-of-d-c-plo-office-and-terminating-pa-funding ) e di Israele per la violazione degli accordi di Oslo, il peso internazionale degli Stati Uniti in Medio Oriente subirà un'altra ammaccatura, nella vita interna dei palestinesi nulla cambierà. L'appoggio di Hamas alla mossa dell'Anp è stato puramente formale, le due bande di terroristi più o meno politicizzati che governano i due pezzi del non-stato non-membro resteranno divise da un'incompatibilità ben più grave di quella ideologica, dall'odio che separa due bande armate che difendono il loro territorio e la ricchezza personale e il prestigio dei loro capi. Israele resterà "isolata" dall'antisemitismo degli islamisti e di un bella parte degli europei e dall'interesse di quasi tutti gli altri. Ma ci è abituato, come ha scritto Fiamma Nirenstein, e non si farà impressionare. Perché la partita vera è un'altra, quella con l'Iran che vuole distruggerlo non a forza di risoluzioni, ma di bombe atomiche. Ed è su questo fronte che bisognerà porre la massima attenzione nei mesi prossimi
Ugo Volli