Onu: errori e illusioni. I'intervento di Abu Mazen
Analisi di Federico Steinhaus
Federico Steinhaus
Nella gara a chi si illude di più è difficile identificare un vincitore. Non è una gara in cui al vincitore verrà conferita la classica corona di alloro, quanto piuttosto la medaglia di Bertoldo, pertanto è opportuno procedere con ordine, cominciando dal discorso fatto da Abu Mazen – Mahmud Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese, alle Nazioni Unite. Ne traduciamo alcuni passi significativi.
“La Palestina si presenta oggi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite mentre sta ancora curando le proprie ferite e mentre seppellisce i suoi amati martiri, bambini donne e uomini che sono caduti vittime dell’ultima aggressione d’Israele, ancora in cerca di resti di vita fra le rovine di case distrutte dalle bombe israeliane nella Striscia di Gaza, cancellando intere famiglie, i loro uomini, le loro donne ed i loro bambini assassinati insieme ai loro sogni, alle loro speranze, al loro futuro ed al loro desiderio di vivere una vita normale in libertà e pace. .... L’aggressione israeliana contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza ha confermato ancora una volta la pressante ed urgente necessità di por termine all’occupazione israeliana... Il popolo palestinese, che miracolosamente si è ripreso dalle ceneri di Al-Nakba del 1948, che aveva lo scopo di estinguere la sua esistenza ed espellerlo per sradicare e cancellare la sua presenza...in quei giorni oscuri, quando centinaia di migliaia di palestinesi furono strappati alle loro case...alla loro magnifica, calorosa, prospera terra verso campi profughi in una delle più mortali campagne di pulizia etnica e spossessamento della storia moderna... Nel corso della nostra lunga battaglia nazionale il nostro popolo ha sempre aspirato ad assicurare l’armonia e la conformità fra le mète ed i mezzi della sua lotta...ed il nostro popolo ha sempre cercato di non perdere la propria umanità, i propri altissimi e profondi valori morali e le sue abilità innovative per la sopravvivenza, tenacia, creatività e speranza, malgrado gli orrori di cui fu vittima e tuttora è vittima come conseguenza di Al-Nakba e dei suoi orrori. .... Voi siete stati testimoni come alcune di queste minacce (per evitare il riconoscimento delle Nazioni Unite) sono state realizzate in modo barbaro ed orribile pochi giorni fa nella Striscia di Gaza. .... Il nostro popolo ha vissuto e continua a vivereuna intensificazione senza precedenti di aggressioni militari....pulizia etnica... ed altre pratiche per mezzo delle quali l’occupazione israeliana sta diventando sinonimo di un sistema di apartheid di occupazione coloniale, che istituzionalizza la pratica del razzismo ed incita all’odio ed alla violenza. ... Non siamo qui per delegittimare uno stato creato anni fa, cioè Israele; piuttosto, siamo qui per affermare la legittimità dello stato che ora deve ottenere l’indipendenza, cioè la Palestina...Noi riaffermiamo che la Palestina aderirà e rispetterà sempre la Carta e le risoluzioni dell’ONU e delle leggi umanitarie internazionali, sosterrà l’uguaglianza, garantirà le libertà civili, accetterà il ruolo della legge, promuoverà la democrazia ed il pluralismo, e sosterrà e proteggerà i diritti delle donne...”.
A questo punto si può aprire il capitolo dedicato agli errori ed alle illusioni.
E’ un grave errore considerare il discorso di Abu Mazen un documento di pace. Nella prima metà del discorso, il presidente palestinese ha addossato ad Israele ogni responsabilità, anche quella del rifiuto arabo di costituire, nel 1948, uno stato palestinese: un rifiuto che ha impedito ai palestinesi di avere una patria per i successivi 65 anni e chissà per quanti ancora in futuro.
Ha accusato Israele di crimini di guerra, di pulizia etnica, di apartheid, di razzismo e di incitamento all’odio. Ha addossato ad Israele la guerra di Gaza, includendo la Striscia di Gaza fra i territori occupati quando invece è da 7 anni sotto l’esclusivo controllo politico e militare dei palestinesi.
Nella seconda metà del discorso Abu Mazen mostra invece il classico ramoscello d’ulivo, carico di promesse e di buona volontà.
E’ un peccato che queste promesse cozzino contro una realtà che è diametralmente opposta e della quale non si può incolpare Israele: in Cisgiordania – per non parlare di Gaza! – troviamo una corruzione consolidata e devastante, la violazione delle leggi, l’incitamento all’odio e la glorificazione dei terroristi suicidi, che non sono conciliabili con le magnifiche promesse fatte all’Assemblea Generale.
E’ anche un errore considerare il voto dell’Assemblea Generale come un certificato di nascita della nazione palestinese, che richiederebbe invece procedure molto diverse. Si tratta dell’ammissione quale osservatore di uno “stato”, dunque di un semplice gioco di parole, di un upgrading come quello che si può fare passando in aereo dalla classe economica alla business.
Un grave errore politico, infine, è quello commesso dal governo israeliano. Decidendo di costruire 3000 nuove case oltre la linea verde e dunque in luoghi contestati, Netanyahu ha perso l’occasione di capitalizzare la solidarietà di molti stati amici, ed ha causato in loro una frustrante sensazione di disappunto che ne indebolisce i sentimenti filo-israeliani.
Se invece avesse deciso di mettere alla prova le promesse roboanti pronunciate da Abu Mazen proponendogli un’ immediata ripresa delle trattative da dove erano state bloccate avrebbe scoperto il suo bluff e recuperato la credibilità internazionale di Israele.
Agli errori si aggiungono le illusioni, che come tutte quelle basate sul nulla sono pericolose e fuorvianti.
Innanzi tutto, Abu Mazen ha illuso il suo popolo facendogli credere di avere una patria riconosciuta. Quando i palestinesi si sveglieranno e si renderanno conto di non avere nulla più di prima, né in termini politici né in quanto a certezza del diritto, quando si renderanno conto che un capo terrorista come Arafat ha avuto come successore un imbonitore debole ed altrettanto corrotto, si butteranno fra le braccia di Hamas.
Abu Mazen ha illuso i profughi palestinesi, che ora sperano di avere un punto di riferimento politico corredato delle istituzioni e dei poteri di uno stato. Quando si renderanno conto che ciò non è, tutttavia, egli avrà tolto anche queste ultime speranze senza che essi abbiano alcuna possibilità di manifestargli la loro delusione.
Abu Mazen ha illuso le Nazioni Unite, intese sia come istituzione mondiale sia come insieme di nazioni, riguardo a come egli intende dare vita al futuribile stato palestinese, buttando sul piatto una serie di promesse altisonanti e vuote di contenuti, contraddette da decenni di potere esercitato in maniera diametralmente opposta.
NB: invitiamo i lettori a sostituire il verbo “illudere” con il verbo “ingannare” per avere una visione più chiara della situazione. E il nostro presidente del Consiglio Montblanc? Lui è il più illuso di tutti, tanto da aver modificato d’autorità l’opinione espressa dal suo ministro degli Esteri. Lui si illude che una rassicurazione datagli al telefono da Abu Mazen durante la contrattazione per il voto all’ONU sia oro colato. Se voti per me sarò bravo e buono, non denuncerò Israele alla Corte Internazionale, farò la pace con Israele subito, non manderò più terroristi suicidi ad uccidere i civili, sarò onesto e rispettoso dei diritti dei miei cittadini....tutto, basta che voti per me! Beh, la pragmatica e certamente non filo-israeliana Gran Bretagna non si è fidata delle sue parole, le ha chieste per iscritto, e di fronte al rifiuto palestinese non ha votato a favore. Significa qualcosa?
E Abu Mazen come prima cosa ha detto di voler andare a Gaza a parlare con Hamas. Significa qualcosa? E noi, che leggiamo i giornali, guardiamo i telegiornali, seguiamo con incontrollabile spasimo le vicende Bersani-Renzi che la RAI ci ammannisce, noi poveretti, continuiamo a farci illudere.