Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/11/2012, a pag. 2, l'intervista di Francesca Paci all'ambasciatore d'Israele in Italia Naor Gilon dal titolo " Il voto non aiuta la pace. L’Ue ha perso un’occasione ". Dall'OPINIONE, a pag. 4, l'intervista di Valentina Meliadò a Raphael Israeli dal titolo " Raphael Israeli: le ipocrisie e i silenzi delle Nazioni Unite ".
La STAMPA - Francesca Paci : " Il voto non aiuta la pace. L’Ue ha perso un’occasione"
Naor Gilon
«Ho avuto giorni migliori» ammette l’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon. Il riconoscimento della Palestina all’Onu non lo coglie di sorpresa ma lo lascia «molto amareggiato».
Che effetto avrà la mossa di Abu Mazen sul processo di pace?
«Le conseguenze saranno negative. È stato un grande errore per i palestinesi andare all’Onu dopo aver rifiutato per quattro anni di tornare al negoziato. Far pressione dall’esterno non migliorerà la loro situazione sul terreno, al contrario. Penso che abbia sbagliato anche chi li ha sostenuti in questa mossa unilaterale che nega i principi di Oslo e indebolirà quanti vogliono la pace».
Parla dell’Europa, che, in gran parte, ha appoggiato Abu Mazen?
«L’Europa è stata una delusione. Che i palestinesi avessero la maggioranza all’Onu lo sapevamo, ma dall’Europa, che sta provando a giocare un ruolo importante nel processo di pace, ci aspettavamo di più. Invece ora ogni volta che i palestinesi vorranno qualcosa non si rivolgeranno più a Israele ma all’Onu con il risultato di ridurre le possibilità di dialogo».
Come ha accolto il voto favorevole ai palestinesi dell’Italia?
«L’Italia è un grande amico d’Israele e siamo rimasti ancora più delusi dalla sua scelta. Speravamo nell’astensione».
Sembra che il premier Monti abbia deciso cercando l’unità europea.
«Israele è favorevole all’unità europea ma il voto a favore dei palestinesi non va in quella direzione. L’Ue resta divisa».
L’ex premier israeliano Olmert si dice d’accordoconlasceltadiAbuMazenperché aiuterebbe i moderati.
«Olmert parla di uno Stato palestinese nell’ottica di “due popoli per due Stati”, un principio condiviso anche dal premier Netanyahu che presuppone relazioni bilaterali. E le dichiarazioni dell’ex primo ministro vanno lette all’interno della campagna elettorale per le elezioni di gennaio. In realtà tra due mesi Abu Mazen sarà ancora più debole, perché avrà creato grandi aspettative tra i palestinesi che invece avranno ben poco».
Molti analisti ritengono che l’ultima operazione israeliana a Gaza abbia rafforzato i duri di Hamas. Cosa ne pensa?
«I radicali sono sempre più forti tra i palestinesi a causa della delusione della popolazione per la corruzione dei leader e per le elezioni negate, non per i raid israeliani. Il governo israeliano ha reagito al lancio di centinaia di razzi, consapevole che la sicurezza della propria gente non potesse essere condizionata all’equilibrio tra palestinesi duri e moderati».
Ha seguito il dibattito tv tra Bersani e Renzi? Il sindaco di Firenze è sembrato assai più sensibile alle istanze israeliane. È d’accordo?
«Non entro nella vostra politica interna. Ho seguito l’incontro di Bersani con Netanyahu ma anche quello tra Renzi e Netanyahu: sono venuti entrambi, seppure con le proprie posizioni. Israele ha ottimi amici nel centro-destra e nel centrosinistra italiano».
L'OPINIONE - Valentina Meliadò : " Raphael Israeli: le ipocrisie e i silenzi delle Nazioni Unite"
Raphael Israeli
Raphael Israeli, professore di storia dell’Islam, del Medioriente e della Cina all’Università Ebraica di Gerusalemme, non usa mezzi termini ed esordisce così: “La guerra a Gaza, per ora, è finita, ma la principale lezione da imparare dall’intera vicenda è il livello di ipocrisia delle Nazioni Unite”.
Professore, che cosa sta succedendo davvero a Gaza?
La tregua durerà il tempo necessario ad Hamas per riarmarsi ed essere pronto a lanciare un nuovo attacco. Per anni Israele ha denunciato all’Onu che il paese era oggetto del lancio di razzi provenienti da Gaza, ma, dopo aver dichiarato il fatto “inaccettabile”, nessuno si è mosso per impedirlo, mentre questa volta, appena Israele ha reagito per difendersi, il problema è diventato improvvisamente urgente e tutti, dagli Stati Uniti alla Russia all’Egitto allo stesso Ban Ki-moon, si sono prontamente adoperati per fermare il conflitto. Per questo parlo di ipocrisia delle Nazioni Unite. Perché la realtà è che nessuno alzerà mai un dito per la sicurezza di Israele, il quale sarà sempre obbligato a pensarci da solo, anche quando non otterrà l’autorizzazione per farlo. A questa situazione, peraltro, si deve aggiungere il dato di fatto che gli Stati Uniti si stanno alleando con i peggiori regimi fondamentalisti del mondo, quali Egitto, Turchia, Hamas, concedendo loro un grande riconoscimento.
Qual è lo stato d’animo in Israele per il secondo mandato di Obama? Come valuta l’atteggiamento americano riguardo l’offensiva a Gaza?
Penso che Obama alla fine si rivelerà meno negativo e dannoso di quanto gli israeliani temano, perché ha riconosciuto il diritto di Israele a difendersi, e ha bloccato il tentativo dei paesi arabi di ottenere da parte dell’Onu un’aperta condanna nei confronti dello stato ebraico. Ma, dall’altra parte, ha intimato ad Israele di non procedere ad un attacco di terra, e, insieme ai paesi europei e alle Nazioni Unite, ha accresciuto lo status politico di Hamas, indicandolo effettivamente quale successore dell’Autorità Palestinese e di Abu Mazen.
Attualmente la situazione in paesi come Libia ed Egitto è estremamente confusa, il conflitto siriano diventa sempre più cruento e Israele ha appena combattuto una guerra contro Hamas. In che modo pensa evolverà lo scenario mediorientale nel prossimo futuro?
Credo che l’Occidente si illuda ancora che la “Primavera” porterà un processo di democratizzazione nei paesi arabi grazie all’appoggio convinto degli americani, senza capire che nel lungo termine i tiranni saranno rimpiazzati dai fondamentalisti islamici, perché questo è quello che vogliono le masse. Va riconosciuto che il presidente egiziano Mursi, in questa occasione, si è rivelato alquanto pragmatico e pronto a contenere Hamas, ma noi sappiamo che quello che fa non è dettato da un cambio di mentalità, quanto esclusivamente dall’esigenza di ottenere gli aiuti economici statunitensi. La realtà è che il leader egiziano sta continuando a boicottare ogni possibilità di rapporto con Israele, di cui ancora non pronuncia nemmeno il nome.
Ritiene che l’Islam rappresenti davvero un pericolo per l’Occidente?
Basterebbe guardare i simboli e sentire gli slogan che caratterizzano le manifestazioni islamiche in Europa, ascoltare i musulmani proclamare il loro odio per la democrazia, per capire che la loro massiccia presenza nei paesi europei ingrossa una corrente antidemocratica che sta minando il Vecchio Continente. In Medioriente, invece, il timore più grande rappresentato dall’Islam riguarda la potenza nucleare iraniana, la quale, una volta divenuta effettiva, si rivolgerebbe infine contro Israele e contro l’Occidente.
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