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Il Foglio Rassegna Stampa
29.11.2012 Quanto è avanzato e quanto è distruttivo il nucleare iraniano
analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 29 novembre 2012
Pagina: 3
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «'Tre volte più potente di Hiroshima'. Ecco la bomba iraniana»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/11/2012, a pag. 3, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " 'Tre volte più potente di Hiroshima'. Ecco la bomba iraniana".


Giulio Meotti


David Albright

Roma. Sembra una “smoking gun”, con tanto di appunti in farsi, la lingua iraniana. L’Associated Press è venuta in possesso di un diagramma che replica la simulazione computerizzata degli effetti di un ordigno iraniano “tre volte più potente della bomba di Hiroshima”. E’ una funzione gaussiana con variabili di tempo espresse in millisecondi e valori rappresentanti i chilotoni. L’apice della curva dimostra come in due millisecondi la bomba di Teheran sarebbe in grado di raggiungere un picco di potenza di cinquanta chilotoni. Basti un dato: la bomba sganciata dagli americani su Hiroshima aveva una potenza di quindici chilotoni. Secondo David Albright, celebre esperto di nucleare dell’Institute for Science and International Security, usato dal governo americano per monitorare le attività atomiche iraniane, il documento è autentico. Un anno fa l’Agenzia atomica dell’Onu aveva citato questi diagrammi, senza però mai diffonderli. A lavorare a questi diagrammi sarebbero stati tre scienziati. Majid Shahriari era l’esperto di reazioni nucleari a catena prima che sicari (si dice del servizio segreto d’Israele) lo uccidessero a Teheran con una bomba “adesiva” attaccata all’auto. Si dice che Shahriari fosse in cima alla lista del “programma decapitazione” di Meir Dagan, l’ex capo del Mossad. Il secondo scienziato dei diagrammi è Fereydoon Abbasi, decano del Collegio di fisica e capo dell’Iran Atomic Energy Organization, l’agenzia che ha in mano i destini della bomba atomica degli ayatollah. Abbasi è scampato per miracolo proprio all’attentato in cui è rimasto ucciso il suo collega. Oltre a essere un brillante scienziato, Abbasi è anche uno dei capi dei pasdaran, il corpo militare d’élite difensore della visione ideologica del suo fondatore, l’ayatollah Khomeini. Nel 2004 l’Onu inserì Abbasi nella lista dei quattro scienziati più importanti, accusandolo di essere coinvolto in “attività balistiche illecite”. Abbasi non lascia mai il paese, tranne quando mette piede nelle sedi dell’Onu deputate all’energia atomica. Ma l’uomo chiave di questi diagrammi è Mohsen Fakhrizadeh, che il regime protegge in una località segreta. E’ lui il padre della bomba atomica iraniana. Lo scorso agosto, citando un documento dell’Agenzia atomica dell’Onu e fonti di intelligence israeliane e americane, il Wall Street Journal aveva rivelato che dopo alcuni anni di inattività Fakhrizadeh era tornato al lavoro. Se il “Progetto 5” riguarda il processo di raffinazione dell’uranio e il “Progetto 110” è destinato ai test esplosivi, Fakhrizadeh è il responsabile del “Progetto 111”, ovvero di quella parte del programma nucleare iraniano dedicata alla costruzione di missili Shahab capaci di trasportare la bomba nucleare e di farla detonare. A questa sezione spetta la produzione dei diagrammi atomici. Il nome di Fakhrizadeh era stato reso pubblico per la prima volta tre anni fa, quando agenti statunitensi della Cia riuscirono a mettere le mani su un computer portatile iraniano (fu il quotidiano londinese Times a ottenere il documento). Il settimanale tedesco Spiegel lo ha definito “il Robert Oppenheimer iraniano”. Nel 2006 Fakhrizadeh aveva visto sospeso il suo programma militare e i suoi diverbi con gli ayatollah su come procedere alla costruzione della bomba atomica furono intercettati dall’intelligence statunitense. I leaks furono poi all’origine del rapporto dell’U. S. Intelligence Estimate, che nel 2007 aveva dichiarato sospeso il programma nucleare iraniano. Un programma parallelo a quello ufficiale Molti dei collaboratori di Fakhrizadeh vivono nella rete dei siti clandestini, progettati dal regime non soltanto per ampliare il programma atomico, ma anche per garantire la loro incolumità. Per proteggerlo dagli attentati che negli scorsi due anni hanno decimato la cupola nucleare, le lezioni di Fakhrizadeh all’Università di Teheran sono state rese “discontinue”, per evitare che lo scienziato divenisse un obiettivo. Secondo documenti dell’Aiea, Fakhrizadeh avrebbe già sviluppato il computer per la simulazione della detonazione nucleare e un “iniziatore” della reazione (da quel computer sarebbe uscito il diagramma). Sempre l’Aiea ritiene che Fakhrizadeh abbia organizzato un programma nucleare parallelo a quello ufficiale, in modo da eludere i controlli e sviluppare la militarizzazione. Uno dei siti per le ricerche di Fakhrizadeh è Parchin, la base militare a cui gli ispettori dell’Onu chiedono l’accesso (negato dal regime). Un altro laboratorio di Fakhrizadeh sorgerebbe cento metri sotto terra presso Qazvin, in codice “311”. E’ costruito nel sottosuolo per sopravvivere a uno strike militare. Un mese fa la dissidenza iraniana ha poi diffuso fotografie e informazioni su un altro sito sotterraneo in cui sta lavorando Fakhrizadeh. Si tratta di Velayat 1 nella provincia di Isfahan. Per evitare sospetti, il sito è stato costruito nei pressi di una fabbrica di medicinali. L’informazione è venuta da Hamid Reza Zakeri, l’ex capo del ministero dell’Interno iraniano poi fuggito negli Stati Uniti. I diagrammi sono stati resi pubblici a pochi giorni dall’annuncio che Teheran ha completato la costruzione del bunkermadre del suo programma atomico, Fordo, nonostante la pressione internazionale. La scorsa settimana tre diplomatici dell’Aiea, parlando in maniera anonima, hanno poi detto che l’Iran potrebbe varcare presto la soglia e decidere di arricchire l’uranio oltre il venti per cento a Fordo. Con il trasferimento di tutte le più avanzate centrifughe nelle viscere di quella montagna, il programma iraniano si è spostato ufficialmente sotto terra.

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