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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Egitto: sarà l’ultima battaglia? 28/11/2012

Egitto: sarà l’ultima battaglia?
Commento di Zvi Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=293558 


Zvi Mazel                               Proteste contro Morsi

Con la nuova “dichiarazione costituzionale” promulgata il 22 novembre, il Presidente Mohamed Morsi ha preso totale possesso dell’Egitto.  Detiene ora tutti i poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario, e si permette di dichiarare che nessuna autorità ha il diritto di annullare le leggi e i decreti che  ha emanato da quando ha assunto l’incarico lo scorso 30 giugno.

I suoi predecessori, Gamal Abdel Nasser e Hosni Mubarak, che avevano governato con il pugno di ferro, mai avevano osato superare certi limiti. A tutti gli effetti, Morsi è diventato un dittatore le cui prerogative forse rivaleggiano solo con quelle del Presidente della Corea del Nord. Abbiamo assistito a un vero colpo di Stato contro la legittimità costituzionale del paese. E’ così palesemente illegale che, se un leader tentasse una tale manovra in qualsiasi altro paese, verrebbe immediatamente destituito.

Solo che Morsi ha preso le sue precauzioni: secondo l’articolo VI della dichiarazione “il Presidente può agire e prendere le misure necessarie per proteggere il paese e gli obiettivi della rivoluzione."

Questo è persino andare oltre le infami leggi di emergenza di Mubarak, abolite solo pochi mesi fa. E’ chiaro che il Presidente è persuaso di non aver nulla da temere dalla polizia, dall’apparato di sicurezza e dall’esercito.

Quella a cui assistiamo è la fine della prima fase della rivoluzione, che comprende la caduta di Mubarak, l’avvento dell’Islam fondamentalista  diventato la forza dominante nel paese, e in più la spinta incessante dei Fratelli Musulmani a prendere il controllo di tutti gli ingranaggi del potere. Ora che hanno raggiunto il loro scopo, inizia la seconda fase: una lotta fino all’ultimo tra estremismo religioso e democrazia. Finora i Fratelli Musulmani erano riusciti a ingannare il popolo egiziano, avanzando a passi felpati.

Per prima cosa, avevano dichiarato che avrebbero presentato dei candidati solo per un terzo dei seggi del parlamento, cosa che in seguito non ha impedito loro di presentarsi in ogni circoscrizione, ottenendo così il 47 per cento dei seggi. Poi avevano anche detto che non sarebbero scesi in campo per la presidenza, ma si è visto com’è andata a finire, il tutto con il formidabile aiuto dei social network.

Una volta eletto, Morsi aveva promesso di nominare vice presidenti un copto e una donna, ma non ha mantenuto l’impegno. In compenso non ha perso un minuto per sbarazzarsi dei vecchi generali dell’ esercito, nominando nuovi ufficiali al loro posto. Quando poi si è rivolto alla magistratura, nota per la sua forza ed indipendenza, lì ha subito le prime sconfitte. La Suprema Corte Costituzionale aveva sciolto il parlamento in seguito a gravi irregolarità elettorali. Morsi  decise però  di convocare i deputati, ma ha dovuto fare marcia indietro dopo un severo avvertimento dalla Corte. Poche settimane dopo ha licenziato il Procuratore Generale - che ha rifiutato di dimettersi dicendogli che non aveva il potere di cacciarlo, dato che  la magistratura è indipendente dal potere esecutivo.

Morsi ha dovuto fare di nuovo marcia indietro, ma non per molto. Con la nuova dichiarazione costituzionale ora egli dispone non solo del potere esecutivo e legislativo, ma anche di quello giudiziario, diventando così il potente faraone di un tempo, come il popolo ha prontamente messo in evidenza.

Tuttavia, il Presidente non ha capito che il suo Egitto non è più quello dei faraoni: gli egiziani non sono più pronti a inchinarsi a un altro dittatore, non hanno più paura del regime e della polizia,  sono pronti a scendere in piazza e lottare per la loro libertà, pur sapendo che ci sarà il rischio di feriti e persino di morti in questa battaglia.

Subito dopo la pubblicazione del decreto ci fu una levata di scudi, ma quel che è successo non era del tutto inatteso, la Fratellanza musulmana aveva invitato i propri militanti ad affluire in piazza Tahrir per esprimere  sostegno al Presidente. Ciò dimostra ancora una volta, che sono i Fratelli Musulmani la guida del paese e che il Presidente esegue le loro direttive. Non avevano previsto però la violenta reazione popolare alla dichiarazione.

Ora Morsi fa finta di fare retromarcia, spiegando che non è stato compreso:  dichiara che il suo unico desiderio è quello  di preservare la rivoluzione, che la dichiarazione è solo temporanea, e che sarà annullata non appena verrà approvata una nuova costituzione e sarà eletto un nuovo Parlamento.

Ma questa volta gli egiziani non sono così pronti a credergli. L’opposizione a Morsi e alla Fratellanza cresce. Ci sono manifestazioni di piazza e le sedi della Confraternita sono state attaccate in tutto il paese. Finora due persone sono morte e i feriti sono centinaia.

Figure di prestigio come Mohamed El-Baradei e Amr Moussa, Hamdeen Sabahi, e Ayman Nour hanno proclamato che si riterranno soddisfatti solo con l’annullamento della dichiarazione costituzionale.  Una manifestazione di massa anti governativa si è tenuta l’altro giorno, mentre i Fratelli Musulmani  stanno preparando  una contromanifestazione, una misura che è stata presa fino ad ora soltanto da dittatori.

Poi che accadrà? Per placare il forte dissenso, Morsi potrebbe tentare di raggiungere un compromesso facendo retromarcia su alcuni punti. E’ chiaro a tutti però che questa sarebbe una misura temporanea. Eppure Morsi ci riprova.
E’ improbabile che l’opposizione ceda. Stiamo assistendo all’inizio di una nuova rivoluzione ? quella che potrebbe questa volta mettere l’Egitto sulla strada verso la democrazia? Morsi sarà inflessibile,  qualunque potrà essere il costo umano? Morsi ora vuol verificare la sua forza nei confronti dell’opposizione ?   Sarà molto interessante vedere l’atteggiamento del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Dopo tutto, solo la scorsa settimana egli aveva elogiato Morsi per la sua mediazione al cessate il fuoco tra Hamas e Israele: accorderà all’opposizione egiziana il sostegno che ha rifiutato fino ad ora ai ribelli iraniani?

Ancora una volta si può solo sperare ...

Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


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