copia di e-mail inviata a Sergio Romano al Corriere della Sera:
Caro Sergio Romano, ho letto come sempre con grande attenzione ed interesse la sua rubrica e devo anzitutto dirle che condivido molte, anche se non tutte, sue affermazioni. Devo però aggiungere che, pur rileggendo varie volte, non sono assolutamente riuscito a capire gli ultimi paragrafi :
“Anche in questo caso gli sconfitti si sono proclamati vincitori: un atteggiamento che a molti osservatori è parso una ridicola millanteria. I conflitti asimmetrici, come quello che si è combattuto tra Israele e i palestinesi di Gaza, hanno regole alquanto diverse dai conflitti simmetrici. Se non riesce ad annientare l'avversario, la potenza maggiore ha perso politicamente la guerra; se riesce a sopravvivere, la potenza minore ha vinto”
e le chiederei pertanto un aiuto. Anzitutto, trovo improprio definire gli avvenimenti degli ultimi giorni una guerra, ancorché asimmetrica;
1)un’organizzazione terroristica, che ha come proprio dichiarato obiettivo distruggere “la presenza sionista”, ha intensificato i propri tentativi di uccidere civili innocenti
2) Israele ha reagito colpendo il capo dell’organizzazione militare dei terroristi
3) questi hanno minacciato di “scatenare l’inferno “ (forse avevano visto troppe volte “Il Gladiatore” e si erano un po’ montati la testa...)
4) Israele ha replicato eliminando un centinaio tra i loro militanti ( e, ahimè, anche alcuni civili dietro i quali i codardi si nascondevano) : questa a mio avviso non é una guerra, bensì una semplice operazione di polizia, resa indispensabile dalla necessità di proteggere i civili.
Se vogliamo invece considerala una guerra, allora concordo con lei se ritiene che sia ridicolo che i più forti, ovvero gli Islamici, che godono dell’appoggio all’ONU di più di 100 Paesi, delle simpatie di più di un miliardo di mussulmani nonché di innumerevoli sostenitori nella sinistra di tutto il mondo ed anche in altri ambienti, di finanziamenti pressocché illimitati da parte dell’Iran ma anche degli USA, della UE, di moli Paesi anche europei, di organizzazioni ONU, di onlus pacifinte, si dichiarino vincitori dopo aver subito una sonora lezione da uno dei Paesi più piccoli del mondo che conta solo poco più di 7 milioni di abitanti.
Temo però che lei ritenga che ad essere sconfitto sia stato Israele e qui non riesco a seguirla. Anzitutto Lei mi insegna che il successo o il fallimento di una qualsiasi strategia, sia essa militare, economica, politica o di qualsiasi altra natura si basa sul conseguimento o meno degli obiettivi che si era prefissa; io non conosco ovviamente quali fossero gli obiettivi di Israele ma dubito fortemente che si prefiggesse di annientare il terrorismo palestinese e sono invece convinto che si limitasse a puntare a ridurre i rischi delle popolazioni esposte ai quotidiani lanci di razzi e a dimostrare ad Hamas di poter colpire ovunque, in ogni momento, i suoi capi e le sue infrastrutture con tutta la durezza e precisione necessari; se così fosse, dovrei concludere che Israele ha ottenuto un completo, ancorché temporaneo, successo.
Esiste poi, a mio modesto parere, una contraddizione di fondo nei suoi ragionamenti : se Israele si limita a porsi obiettivi limitati, Israele perde perché non ha definitivamente sconfitto i propri nemici; se invece Israele utilizzasse tutta la forza necessaria ad estirpare il terrorismo Israele sarebbe moralmente perdente perché, per usare le sue parole “la vittoria militare sarebbe stata ottenuta soltanto a un prezzo moralmente inaccettabile”
Allora mi chiedo e Le chiedo : cosa mai dovrebbe fare Israele per vincere ed ottenere il diritto di vivere in pace ? Fare le valige e trasferirsi in qualche altro angolo del mondo, come chiedono Hamas ed i suoi sostenitori ? Inchinarsi all’Islam, pagare la Jizya e sperare nella benevolenza del Califfo ?
Mi aiuti, la prego, perché davvero da solo non so comprendere.
Con sincera stima – ma anche, in questo caso, profonda divergenza di opinioni
Mario Faravelli