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copia di e-mail inviata a Sergio Romano al Corriere della Sera: Caro Sergio Romano, ho letto come sempre con grande attenzione ed interesse la sua rubrica e devo anzitutto dirle che condivido molte, anche se non tutte, sue affermazioni. Devo però aggiungere che, pur rileggendo varie volte, non sono assolutamente riuscito a capire gli ultimi paragrafi : e le chiederei pertanto un aiuto. Anzitutto, trovo improprio definire gli avvenimenti degli ultimi giorni una guerra, ancorché asimmetrica; Temo però che lei ritenga che ad essere sconfitto sia stato Israele e qui non riesco a seguirla. Anzitutto Lei mi insegna che il successo o il fallimento di una qualsiasi strategia, sia essa militare, economica, politica o di qualsiasi altra natura si basa sul conseguimento o meno degli obiettivi che si era prefissa; io non conosco ovviamente quali fossero gli obiettivi di Israele ma dubito fortemente che si prefiggesse di annientare il terrorismo palestinese e sono invece convinto che si limitasse a puntare a ridurre i rischi delle popolazioni esposte ai quotidiani lanci di razzi e a dimostrare ad Hamas di poter colpire ovunque, in ogni momento, i suoi capi e le sue infrastrutture con tutta la durezza e precisione necessari; se così fosse, dovrei concludere che Israele ha ottenuto un completo, ancorché temporaneo, successo. Esiste poi, a mio modesto parere, una contraddizione di fondo nei suoi ragionamenti : se Israele si limita a porsi obiettivi limitati, Israele perde perché non ha definitivamente sconfitto i propri nemici; se invece Israele utilizzasse tutta la forza necessaria ad estirpare il terrorismo Israele sarebbe moralmente perdente perché, per usare le sue parole “la vittoria militare sarebbe stata ottenuta soltanto a un prezzo moralmente inaccettabile” Mi aiuti, la prego, perché davvero da solo non so comprendere. Mario Faravelli |
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