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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.11.2012 Siria: bombe a grappolo su un campo da calcio, strage di bambini
cronaca di Lorenzo Cremonesi, commento di André Glucksmann

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 novembre 2012
Pagina: 15
Autore: Lorenzo Cremonesi - André Glucksmann
Titolo: «Pioggia di bombe sul campo di gioco. La strage dei bimbi - È come Guernica. L'Europa non stia a guardare»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/11/2012, a pag. 15, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo "Pioggia di bombe sul campo di gioco. La strage dei bimbi " , a pag. 1-15, l'articolo di André Glucksmann dal titolo "È come Guernica. L'Europa non stia a guardare " .

Assad continua coi massacri. Vorremmo sapere come mai il conteggio delle vittime siriane non avviene quotidianamente come succedeva con quelle da Gaza. I bambini morti in Siria fanno meno pena dei terroristi di Hamas colpiti da Israele e che avevano - oltre a tutto - piazzato le postazioni di lancio dei razzi  accanto alle abitazioni civili?
Ecco i pezzi:

Lorenzo Cremonesi - " Pioggia di bombe sul campo di gioco. La strage dei bimbi "


Lorenzo Cremonesi

Due bambine giacciono prive di vita sulla strada. Una è vestita in rosso, l'altra in viola. Il filmato è sfocato, ma si distinguono nettamente gravi ferite al collo e alla testa. Le madri si disperano al loro fianco, invocano Allah, piangono il loro strazio lanciando invettive contro il presidente Bashar Assad. Poco lontano, sui sedili posteriori di un'auto ferma e danneggiata dalle schegge, si intravedono invece i cadaveri di due maschietti. Un terzo è ripreso adagiato sulla barella di quello che appare il pronto soccorso locale. Qui l'obiettivo indugia. Percorre il corpicino sporco di polvere, gli occhi sbarrati, le gambe scomposte. Una mano pietosa abbassa la maglietta insanguinata a coprire lo stomaco.
Dal torrente sempre in piena delle immagini di distruzione e morte che da ormai venti mesi giungono dalla Siria colpiscono quelle pubblicate nelle ultime 48 ore dalle forze della rivoluzione e riferite al villaggio di Deir Al Safir, una dozzina di chilometri a est di Damasco. È bene sottolineare che non ci sono verifiche indipendenti. La fonte è riferita unicamente al campo dei ribelli. Ma le organizzazioni umanitarie internazionali tendono a ritenerle credibili. E puntano il dito ancora una volta contro la repressione brutale messa in atto dal regime con violenza sempre crescente. «Due caccia Mig lealisti hanno bombardato un campo giochi tra le case del villaggio. Ci sono 10 bambini morti. Nessuno ha più di 15 anni», ha dichiarato alla Reuters un certo Abu Kassem (il nome di battaglia), presentatosi come un attivista delle brigate rivoluzionarie locali.
L'accusa grave è che anche in questo caso l'aviazione lealista avrebbe utilizzato «bombe a grappolo», ideate per causare il maggior numero di vittime possibile. Il loro principio è semplice. Decine di cariche minori sono assemblate in una «bomba-madre». Questa in genere viene sganciata dal cielo ed esplode ad alcune decine di metri da terra spargendo il contenuto letale nell'arco di centinaia di metri, talvolta qualche chilometro. La maggioranza degli ordigni non scoppia all'impatto con il suolo, piuttosto crea pericolosi campi minati inaspettati per chi transiti nell'area. I filmati ripresi a Deir Al Safir mostrano una settantina di queste trappole innescate raccolte sul luogo del massacro, sul campicello dove i ragazzini giocano a calcio, vicino alle case. Pare siano vecchie, forse addirittura costruite nella Russia sovietica degli anni 60 e 70.
Già un mese fa l'organizzazione non governativa Human Rights Watch aveva segnalato l'aumento del ricorso alle bombe a grappolo da parte della dittatura. Ma i portavoce di Bashar Assad avevano negato, sostenendo addirittura che gli arsenali militari ne sono sforniti. Tuttavia la Siria (assieme a Stati Uniti, Russia e Israele) non ha mai firmato la convenzione internazionale che bandisce l'utilizzo di questo tipo di arma. A detta delle brigate rivoluzionarie siriane, le punizioni crudeli contro la popolazione civile sarebbero comunque il segno della disperazione crescente tra i dirigenti della dittatura. Più le cose vanno male e più Assad ricorre al tutto per tutto. E indubbiamente i ribelli guadagnano terreno. In meno di una settimana hanno catturato due basi militari lealiste. Ieri è stata presa quella di Marj Al Sultan, distante solo 15 chilometri da Damasco, assieme alla centrale idroelettrica di Tishrin, non lontano da Aleppo. «Preparati, Bashar figlio di un cane. Stiamo venendo a prenderti!», ritmano sempre più fiduciosi nelle canzoni di battaglia.

André Glucksmann - " È come Guernica. L'Europa non stia a guardare "


André Glucksmann

Abbiamo ancora negli occhi la bambina colpita nella strage del mercato a Sarajevo, e adesso ci sconvolgono le immagini dei ragazzini uccisi in Siria. Sono i metodi inaugurati dalla Seconda guerra mondiale, preceduta dalla prova generale di Guernica, dove l'aviazione hitleriana — su richiesta di Franco — bombardò una cittadina basca che non era certo popolata da soldati. Il massacro dei bambini siriani è tipico delle tecniche di guerra inaugurate dal nazismo: il miglior bersaglio sono i civili. La differenza è che all'epoca gli europei erano rimasti muti, tranne Picasso e pochi altri. Quello che trovo scandaloso è che siamo in grado di indignarci per la Guernica di oggi, tutti pensiamo che sia un crimine e tutti abbiamo visto la tela esposta a Madrid e ci siamo commossi, ma quando si verificano ancora, nella realtà, degli attacchi nello stile di Guernica, quando i soldati siriani uccidono degli innocenti e massacrano la loro stessa popolazione, di nuovo l'Europa chiude gli occhi.
Dico «di nuovo» perché non è certo la prima volta che accade, dopo Guernica. Durante la guerra in Cecenia l'esercito russo ha ucciso più o meno un ceceno su cinque, per un totale di 200 mila persone e 40 mila bambini secondo alcune stime. Ma la passività dell'Europa — e a questo livello la passività equivale a complicità — era ed è impressionante.
I russi in Cecenia hanno cercato di compiere il loro sterminio segretamente, e tutto sommato ci sono riusciti. Dalla Siria invece arrivano maggiori informazioni, anche perché l'obiettivo di Bashar Assad è il terrore, e il terrore ha bisogno di pubblicità. È propaganda fatta con il sangue, è la reazione alla Primavera araba. Si uccidono bambini con intento dimostrativo, per dire agli altri dittatori ancora in piedi che Mubarak e Gheddafi non sono stati abbastanza assassini, altrimenti oggi starebbero tranquilli sui loro troni. Questo chiama in causa direttamente il presidente russo Vladimir Putin: Russia e Cina hanno visto di cattivo occhio la Primavera araba perché temevano il contagio ai loro stessi regimi autoritari; Putin ne ha avuto la prova con le dimostrazioni pacifiche di migliaia di persone a Mosca e a San Pietroburgo. Questi regimi sono i padrini di Bashar Assad e lo incitano, gli dicono «forza, forza, uccidi, perché ci fa comodo, perché così dimostri ai cittadini russi e cinesi che non possono certo permettersi a Mosca o a Pechino di chiedere la libertà come nella Primavera araba». Il terrore è pubblico perché serve non solo al governo siriano ma anche a quelli russo e cinese, ed è per questo che all'Onu tutti i due sono d'accordo per bloccare ogni sforzo che punta a fermare la strage della popolazione civile. Ma non basta. La Russia arma la Siria, non è un segreto, la Russia è parte in causa nel bombardamento dei civili siriani, e il silenzio dell'Europa significa due cose: una relativa indifferenza, e una grande paura della Russia.
L'obiezione classica, «non si può intervenire in Siria perché Russia e Cina pongono il veto all'Onu», non regge. Prima di tutto, non è vero. Nell'ex Jugoslavia, alla fine, l'Occidente è entrato in azione senza bisogno del quadro legale dell'Onu. In secondo luogo, ci sono diverse possibilità di intervento. Non siamo obbligati a inviare delle truppe per invadere la Siria dalla sera al mattino. Tante cose si possono fare: prima di tutto armare i ribelli, visto oltretutto che la Russia arma le truppe governative; creare una no fly zone per evitare che gli aerei bombardino la popolazione; organizzare dei corridoi umanitari.
Oltre alle sanzioni ci sono mille modi di intervenire, non chiedo certo che l'Europa sferri un attacco di terra nello stile militare del secolo scorso. La Francia è molto attiva a parole ma i fatti non seguono, e non sarò certo io a difendere un Quai d'Orsay che critico da sempre. Dovremmo almeno armare i combattenti siriani, e anche qui mi si risponderà che rischieremmo di rafforzare gli integralisti islamici e lo jihadismo: bene, credo che questo ragionamento non stia in piedi. È un calcolo assurdo. Il miglior modo per alimentare l'odio antioccidentale in realtà è stare a guardare mentre un dittatore massacra il suo popolo, è non muovere un dito invece di aiutare gli innocenti.
Quando sappiamo che c'è un crimine, quando lo vediamo con i nostro occhi, fare finta di niente non serve a nulla. È una tattica che nella Storia non ha mai pagato. È una vergogna per l'Occidente, è una tragedia per i civili, è una minaccia per il futuro.

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