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Libero Rassegna Stampa
25.11.2012 I cortei della 'Generazione Z', insieme ai sindacati e agli autodefinitisi 'antifascisti'
La cronaca di Marco Gorra e le immagini

Testata: Libero
Data: 25 novembre 2012
Pagina: 13
Autore: Marco Gorra
Titolo: «Sfila anche l'antisemitismo. Cartelli e slogan contro Israele»

LIBERO è il giornale che oggi, 25/11/2012, riporta correttamente e in maniera chiara gli slogan contro Israele nelle manifestazioni di ieri a Roma.
Il corteo dei COBAS era aperto da un grande striscione con la scritta "Paletina vive, Boicottare Israele ". La testa del corteo degli studenti recava questa grande scritta "Lo Stato di Israele va distrutto". Il corteo  antifascista, per non essere da meno, " Israele assasssina, giù le mani dalla Palestina". Nessuno, ripetiamo nessuno, in tutti i cortei, ha avuto nulla da ridire.
Sullo stesso giornale Giampaolo Pansa chiama gli studenti " Generazione Z", dove Z sta per Zombie, ma come definire i sindacalisti, gli autodefinitisi antifascisti ? Compagni che sbagliano, oppure antisemiti senza vergogna ?
Ecco l'articolo di Marco Gorra,  pag.12, con il titolo "Sfila anche l'antisemitismo. Cartelli e slogan contro Israele"


 

Giovani, carini e antisemiti. I partecipanti ai diversi cortei che ieri hanno attraversato Roma oggi saranno trattati coi guanti da chiunque. Perché non hanno fatto a manate con la polizia. Perché invece che col casco si sono presentati con gli scolapasta in testa. Perché avevano i cartelli simpatici (su tutti il «Semo venuti già menati» che per tutto ieri ha campeggiato sui siti di informazione). Perché cantavano e ballavano e facevano tutte quelle cose da studenti in piazza per cui in certi ambienti si va in brodo di giuggiole. Dei cori e degli striscioni antisemiti che hanno accompagnato tutta la giornata, invece, molto probabilmente si farà assai meno cenno. Ad andar bene ce la si caverà tirando in ballo i grandi classici: gli infiltrati, i provocatori che rovinano la grande festa di democrazia, le isolatemele marce e via giustificando. Peccato che le cose stiano un po’ di - versamente e che pensare di cavarsela con la teoria dei provocatoriè -a seconda del grado di coscienza con cui lo si fa - o ipocrita o in malafede. Con questo non si vuole dire che la totalità dei cortei fosse composta in blocco da suprematisti ariani e sostenitori dell’intifada, ma che certe pulsioni e posizioni là in mezzo fossero isolate è francamente indimostrabile. Il corteo dei Cobas, per esempio, era aperto da uno striscione bello grosso con l’invito a «boicottare Israele», e non risulta che alcuno abbia alzato la voce per dissociarsi. Dalla testa del corteo degli studenti, per esempio, ad un certo punto si è levato il coro «Lo Stato di Israele va distrutto», e non risulta che alcuno abbia alzato la voce per dissociarsi. Dal corteo degli antifascisti, per esempio, è partito il coro «Israele assassina, giù le mani dalla Palestina», e non risulta che alcuno abbia alzato la voce per dissociarsi. Nella notte, tanto per capire quale sia il clima anche fuori dalla Capitale, sui muri della sinagoga di Genova erano comparse le scritte «Israele Stato nazista» e «Israele assassino ». Non sono mancati, nei cortei di ieri, gli altrettanto classici distinguo pelosi del tipo «non è che siamo antisemiti, è che siamo contro le politiche di aggressione di Israele contro la Striscia di Gaza ». Trattasi di argomentazioni che di politico non hanno nulla, e che da decenni servono - al pari dell’altra grande bubbola del famoso «antisionismo» - da foglia di fico per chi ritiene che lo Stato ebraico non abbia diritto all’esistenza masi vergogna di chiamare le cose (nel caso specifico, di chiamare se stesso) col nome giusto: antisemita. Il tema dell’odio verso gli ebrei è tristemente tornato alla ribalta negli ultimi giorni in conseguenza del raid degli ultrà di Lazio e Roma contro i tifosi del Tottenham. Giustamente, si è molto parlato d neonazi di ritorno con l’abbo - namento in curva e dei rigurgiti di ultradestra che,a Romae altrove, si registrano con inquietante frequenza. Rifiutarsi di vedere l’antisemitismo anche ad altre latitudini, specie se per bieche ragioni politiche o editoriali, sarebbe grave.

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