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Su la Stampa di oggi, 3 maggio, è riportato un intervento dello scrittore egiziano, Premio Nobel 1991 per La letteratura, Naguib Mahfuz, col titolo La durezza di Israele mi ferisce, tratto dal mensile letterario Al Hilal. Confesso di non conoscere le opere di Mahfuz; ho letto però che è, da tempo, nel mirino degl'integralisti islamici e che, in passato, ha pagato di persona per le critiche al Governo del Suo Paese. Mi sarei aspettata, da parte sua, una denuncia coraggiosa sulle cause della guerra che insanguina il Medio Oriente, non la bieca giustificazione del terrorismo suicida, contrabbandato come lotta disperata per la propria sopravvivenza, anzi, esercizio del diritto di autodifesa. Controbattere punto per punto le affermazioni dello scrittore sarebbe lungo e doloroso, e non ne vale la pena. Dispiace che un Autore di fama si presti al gioco di un bieco conformismo, espressione, nei Paesi arabi c.d. moderati, quali Egitto e Giordania, dell'alleanza tra le masse e gl'intellettuali (lo stesso quadro lo possiamo vedere nel mondo palestinese); alleanza volta non a normalizzare i rapporti con Israele, ma a incoraggiare un odio antiisraeliano ed antisemita feroce e ottuso. Salta agli occhi il confronto con gli scrittori israeliani, i quali, si sia o meno d'accordo con le posizioni che esprimono, hanno sempre teso la mano ai loro colleghi arabi. Nel mondo arabo, contrariamente a quanto avveniva nell'U.R.S.S., esistono solo gl'intellettuali organici; i quali temono, evidentemente, che il morbo democratico, portato dal nemico sionista, contagi le loro società pure e compatte. Un'occasione perduta per Mafuz, che non si può permettere queste scivolate; egli non è una qualsiasi Naomi Klein, il cui intervento prolisso e scontato su la Stampa di alcuni giorni fa, è un triploconcentrato di idiozie, come non è facile trovarne in un colpo solo. Parafrasando al contrario le ultime righe del Nobel si può affemare che, mentre Israele, a prezzo di sacrifici e dolori enormi, ha gli elementi per uscire rafforzato da questo tragico momento, il mondo palestinese peggiora sempre di più; dal punto di vista economico, sociale e psicologico. di Mara Marantonio Bernardini |
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