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La Stampa Rassegna Stampa
19.11.2012 Neonazi infiltrati nel sito della Comunità ebraica di Roma
la guerra da destra contro gli ebrei

Testata: La Stampa
Data: 19 novembre 2012
Pagina: 4
Autore: Giacomo Galeazzi
Titolo: «Neonazisti infiltrati in Rete, la comunità ebraica di Roma costretta a chiudere il sito»

Sulla STAMPA di oggi, 19/11/2012, a pag.4, con il titolo "Neonazisti infiltrati in Rete, la comunità ebraica di Roma costretta a chiudere il sito", la cronaca di Giacomo Galeazzi:

                                                                        Riccardo Pacifici

Le infiltrazioni nella Rete sono un nuovo fronte di guerra contro Israele e gli ebrei». La comunità ebraica di Roma ha dovuto azzerare le sue pagine ufficiali su Internet perché nei forum di discussione interna, attraverso profili «fake», dilagavano dichiarazioni farneticanti sul conflitto a Gaza.

«Avendo la responsabilità morale della presenza ufficiale sul Web, ho il dovere di chiudere e bonificare le nostre pagine Facebook perché dietro nomi ebraici verosimili o false omonimie si nascondevano personaggi pericolosi: infiltrati, neonazisti, antisionisti militanti - spiega il presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici -. Dobbiamo cautelarci dall’attacco di provocatori che deliberatamente ci causano un danno d’immagine gravissimo, per esempio esultando per vicende belliche o inviando commenti violenti e contrari al nostro consueto stile di confronto».

Persino Mirko Viola, il curatore del portale neonazista Stormfront arrestato venerdì, ha postato «numerosi commenti pieni di insulti all’edizione on line del nostro mensile Shalom». Prima di riaprire la discussione su Internet, la comunità dovrà «cambiare il sistema di registrazione degli iscritti al forum e introdurre filtri più rigidi per la verifica delle identità». In risposta alla campagna di «boicottaggio e disinformazione telematica», verrà lanciato il «Progetto Dreyfus» per «ospitare punti di vista diversi ma intellettualmente onesti». Insomma alla «campagna mistificatoria dei pirati della Rete», si replica allargando e sorvegliando lo spazio della discussione virtuale.

Il rischio denunciato in sinagoga dall’ambasciatore israeliano è che «Israele abbia la meglio sul terreno militare ma soccomba su quello dell’opinione pubblica». Chiudendo le pagine Web «ho voluto dare un segnale forte all’interno e all’esterno della comunità». Quel forum «era nato per dibattere questioni pratiche come i servizi religiosi o i problemi della scuola ebraica», ma attraverso le false identità «si è violato e inquinato uno strumento di democrazia».

Come amministratore del sito «voglio avere la coscienza a posto e dovrebbe regolarsi così anche Beppe Grillo sul cui blog sono comparse affermazioni vergognose». Chi non interviene «diventa mandante morale del killeraggio-web in atto e mette gli ebrei nel mirino dei fanatici».

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