Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/11/2012, a pag. 15, l'intervista di Alessandra Farkas ad Elie Wiesel dal titolo " Wiesel e il libro con Obama «Platone e i mistici, i nostri eroi» ".


Alessandra Farkas Elie Wiesel
NEW YORK — Due amici e premi Nobel per la Pace insieme per un libro. Elie Wiesel — l'autore di oltre 50 opere, tra cui il capolavoro La notte (Giuntina) — e il neorieletto presidente americano Barack Obama, che ha all'attivo tre bestseller — L'audacia della speranza, Di voi io canto (entrambi Rizzoli) e I sogni di mio padre (Nutrimenti) — hanno deciso di scrivere un libro a quattro mani.
«Sarà un'opera molto interessante», spiega al Corriere Wiesel, il più celebre sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti e massimo testimone degli ebrei della diaspora, «un'opera di due amici che considerano entrambi i libri come oggetti sacri. Non nel senso religioso del termine, ma come parte integrante del lungo viaggio dell'umanità per dare un significato alla vita».
Di cosa parlerà?
«Di filosofia, letteratura, religione, misticismo e classici dell'antichità, non di politica. Amiamo entrambi Henri Bergson, Spinoza, Socrate, Platone e Martin Luther King Jr. Ci interessa esplorare insieme soprattutto il nostro diverso approccio sulle grandi questioni metafisiche e filosofiche. La mia formazione è storico-filosofica, la sua giudiziario-politica. Nel libro vorremmo proprio confrontarci su questi temi».
Quando pensate di darlo alle stampe?
«Non abbiamo ancora cominciato a scriverlo. Non potevamo farlo prima del 6 novembre perché si sarebbe trasformato in un libro elettorale. Ma ora che le elezioni sono finite, possiamo aspettare un anno o due per pubblicarlo. È un grande progetto che richiede tempo e nessuno ci corre dietro. Obama ha ben altro cui pensare in questo momento e io sto ultimando My Teachers and My Friends (I miei maestri e i miei amici), un'autobiografia di oltre mille pagine».
Includerà anche Barack Obama in questo libro?
«Certo. Il suo nome sarà accanto a quello di Albert Camus, Henri Bergson e Jean-Paul Sartre, che mi hanno ispirato e guidato quando studiavo filosofia alla Sorbona, prima di diventare giornalista per il quotidiano francese L'Arche. Ci saranno anche Mosè, Baruch Spinoza, Thomas Mann, Abraham Joshua Heschel, Saul Lieberman, Primo Levi e François Mauriac, l'uomo che mi ha scoperto».
Che cosa pensa dell'Obama scrittore?
«Mi è piaciuto molto I sogni di mio padre, dove parla della sua infanzia. È un libro ben scritto e molto commovente».
Che tipo è in privato il presidente Obama?
«Ci siamo incontrati molte volte e posso dire che si è sempre mostrato affettuoso e cordiale. È una persona calorosa, con un cuore grande e generoso ma anche un uomo estremamente colto e senza pregiudizi, con una mentalità davvero aperta».
Quando vi siete incontrati per la prima volta?
«Poco dopo il suo insediamento, ricevetti una telefonata dalla Casa Bianca che m'invitata a parlare con lui a un ricevimento. Più tardi scoprii che non era la prima volta che ci trovavamo nella stessa stanza insieme. Il presidente mi raccontò che trent'anni prima, quando era studente all'Occidental College in California, era venuto ad ascoltare una delle mie lecture. Più tardi mi rivelò che quel seminario l'aveva toccato profondamente».
È contento della sua rielezione?
«Molto. Obama ha fatto molto bene nei primi quattro anni e sono felice che potrà portare a termine ciò che ha iniziato. Sono certo che continuerà a fare un ottimo lavoro. Mitt Romney poi non mi è mai piaciuto. Insieme ad altri esponenti della comunità ebraica americana lo scorso febbraio gli chiesi pubblicamente di commentare il battesimo di massa postumo officiato dalla Chiesa Mormone su 650 mila ebrei trucidati durante l'Olocausto. Ma Romney non si è mai degnato di rispondermi. Anche per questa ragione, non avrei mai potuto votare per lui».
Vorrebbe che Obama fosse più amico di Israele?
«Lo è sempre stato, checché ne dicano i suoi detrattori di destra. E comunque fino ad oggi non abbiamo mai avuto un presidente americano che non lo fosse. Alcuni sono più vicini allo Stato ebraico, altri un po' meno. Ma posso assicurarle che Obama è sicuramente un amico».
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