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Il Giornale - Corriere della Sera - La Stampa - Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.11.2012 Guerra: analisi e commenti
di Fiamma Nirenstein, Astrit Sukni, Davide Frattini, Guido Olimpio, Aldo Baquis

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera - La Stampa - Informazione Corretta
Autore: Fiamma Nirenstein - Guido Olimpio - Davide Frattini - Aldo Baquis
Titolo: «Pallywood, la fabbrica delle foto bugiarde costruite contro Israele - Gli omicidi mirati? Non servono. Gli intellettuali e la strategia d'attacco - Telefonate al Cairo, contatti con gli israeliani. La tela di Washington - Iron Dome, lo scudo azionato da»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 18/11/2012, a pag. 13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Pallywood, la fabbrica delle foto bugiarde costruite contro Israele ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 12, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " «Gli omicidi mirati? Non servono». Gli intellettuali e la strategia d'attacco ", a pag. 13, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo " Telefonate al Cairo, contatti con gli israeliani. La tela di Washington ". Dalla STAMPA, a pag. 12, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Iron Dome, lo scudo azionato da ragazzi che protegge le retrovie ".
Ecco i pezzi, preceduti dal commenti di Astrit Sukni:

INFORMAZIONE CORRETTA - Astrit Sukni : " L'ascia dell'antisemitismo non è mai stata sotterrata "


Astrit Sukni              Filippo Landi

L'ascia dell'antisemitismo bimillenario non è mai stata sotterrata. L'antisemitismo mascherato da antisionismo ha terreno fertile su internet. La tecnologia informatica consente agli antisemiti di sbizzarrirsi nella manipolazione dell'informazione, sia essa scritta che raffigurata con le immagini. Le immagini sono quelle che oggi fanno colpo sul cittadino poco informato e poco attento a quel che succede in Medio Oriente. L'uso distorto delle immagini, riprese dalla guerra civile in Siria oppure da quella irachena, sovrapponendo all'immagine originale scritte come "bambina palestinese uccisa da missile sionista", veicolano al lettore un'immagine distorta e irreale.Questi trucchetti oramai sono facilmente smontabili e quotidianamente vengono smascherati da vari siti d'informazione sia su FB, sia qui su IC. Quando si parla di Israele entra in campo la disinformazione e la stampa italiana - la maggior parte di essa - ci va a nozze perché trasuda odio e antisemitismo. Un odio incomprensibile dove i giornalisti possono dare il meglio di sé. Noi non ci stancheremo mai di stabilire la verità su Israele, la verità sul conflitto israelo-palestinese con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Con l'inizio dell'operazione «colonna di nuvola», i due più importanti TG italiani TG1 e TG2, hanno affidato la corrispondenza sul fronte al noto disinformatore sul conflitto in Medio Oriente, Filippo Landi. Perché Claudio Pagliara non compare come corrispondente di guerra nei servizi di TG1 e TG2? L'imparzialità e l'onestà intellettuale di Pagliara sono state messe in disparte per far sì che l'opinione pubblica venga disinformata nel migliore dei modi?
Le telecronache di Filippo Landi sono disoneste e danno voce solo ai 'poveri' palestinesi, con riprese costruite ad arte; infatti molte delle riprese sono finte e non rappresentano la realtà dei fatti.
I figli del partito di Dio, Hamas, non lanciano razzi dai centri disabitati come molta stampa e altri media vogliono farci credere. Come base per il lancio dei razzi Hamas usa i centri e le piazze di Gaza, dove vi sono civili e bambini che osservano quel che fanno i loro padri e fratelli. La conferma che Hamas usa come ostaggi e scudi umani la popolazione di Gaza viene da questo video (http://www.youtube.com/watch?v=wSSVfxHbuBE); Jackie Rowland, corrispondente di Al Jazeera da Gaza, ha detto che Hamas tira i razzi dal centro di Gaza, lo riporta la giornalista in studio in collegamento con il portavoce del governo israeliano, Mark Regev. Perché i vari Filippo Landi e Michele Giorgio non riportano questa notizia ai propri lettori con onestà? Perché negare la palese verità che Hamas usa i civili come scudi umani? Perché non indicare Hamas come responsabile del conflitto?
Oramai la guerra d'informazione si è spostata anche sui social network e noi cercheremo di contrastare la disinformazione anche su quelle piattaforme, smascherando le manipolazione delle immagini e delle notizie che ogni giorno imperversano su FB e Twitter.

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Pallywood, la fabbrica delle foto bugiarde costruite contro Israele "


Fiamma Nirenstein                    Mohamed al Dura

A volte si tratta di film in ci­nemascope e tre dimen­sioni, come la storia di Mohammed Al Dura, o quella di Jenin. A volte, è solo una bam­bina con la dermatite la cui pe­nosa immagine viene diffusa e descritta («fonti palestinesi») spiegando che si tratta di una creatura colpita dal «fosforo bianco» che gli israeliani spar­gono sulle creature. Ma sempre Pallywood è. Mettiamoci dun­que comodi in prima fila: con questa guerra, Pallywood ha ri­cominciato il solito spettacolo. Con tutto il rispetto per i feriti e i morti veri, e dispiace non poco per il neonato perduto dal ca­meraman della BBC a Gaza, di nuovo è in corso una guerra pa­rallela, non meno importante: quella delle bugie mediatiche con cui Pallywood (l'Hollywo­od palestinese) delegittima Isra­ele e vittimizza la sua popolazio­ne civile. Già la guerra in corso sui media internazionali è stata manipolata; la sua origine, nei titoli, è la gratuita decisione isra­eliana di eliminare Ahmad Jaba­ri, capo militare di Hamas. Da qui poi sarebbe seguito il lancio di missili e l'escalation. Ma co­me sa chi ha seguito gli eventi, l'eliminazione mirata è avvenu­ta solo dopo che il sud d'Israele era diventato un tirassegno in cui la popolazione civile israe­liana veniva bersagliata da Ga­za. Contro ogni evidenza ora i palestinesi coadiuvati dalle soli­te Ong ( finanziate da noi cittadi­ni ignari, come dimostra un nuovissimo rapporto di Giovan­ni Quer, edito dalla Federazio­ne delle Associazioni Italia- Isra­ele) sostengono la tesi che è Isra­ele ad attaccare i civili, e non Ha­mas. Le foto manipolate sono il mezzo migliore: un Tablet Ma­gazine di Adam Chandler, poi ri­preso ovunque, ha mostrato un padre disperato con un bambi­no morto in braccio, e sarebbe accaduto sotto il fuoco israelia­no. La foto è vera purtroppo, so­lo che si riferisce a un episodio accaduto in Siria. Un altro «do­cumento » degli attacchi di Isra­ele è apparso alla BBC: un signo­re con giacca beige e t- shirt foto­grafato alle 2,11 di tre giorni fa è morto. Peccato che ci sia un'al­tra foto delle 2,44 in cui lo stesso personaggio è ripreso mentre cammina. I morti che risorgo­no ebbero la loro sequenza più famosa filmata da un drone a Jenin nel 2002: la città madre di tanti attenta­ti terroristi fu cinta d'assedio, alla fine ci furo­no 52 morti pa­lestinesi e una quarantina di israeliani. Una battaglia in pie­na regola. Ma la propaganda pa­lestinese so­stenne che i morti erano sta­ti un migliaio, una strage, dis­se Terje Larsen inviato dell'Onu «come a Sre­brenica ». La cronista che era sul posto non se la bevve, non era necessario credere solo alle «fonti palestinesi», basta cercar­sene anche altre. Dopo la «stra­ge », un funerale trasportava a braccia un morto su una lettiga, coperto da un drappo verde. Ma la lettiga oscillava troppo, così il morto fu costretto a salta­re giù: un morto che cammina. Pallywood è fantasioso, c'è «una bambina palestinese che lava il sangue del fratello» (2010, blog di Noam Abed) e in­vece è la pulizia di un mattatoio di Ramallah; c'è un padre che se­condo un inviato all'Onu, Khul­lood Badawi, porta la sua bam­bina uccisa al cimitero, ma sia­mo in Iraq; c'è un bambina, Asil Ara'ra di 4 anni, deceduta per fe­rite d'arma da fuoco, ma è una terribile foto presa in Yemen, Israele non c'entra. Chi ha dato una gran mano a Pallywood è Hezbollywood: ricordiamo du­rante la guerra del Libano (2006) l'ambulanza con un bu­co nel tetto, ma non era un foro di proiettile bensì una finzione praticata ad arte; le foto di fami­glia spos­tate da una parte all'al­tra di varie rovine fumanti, insie­me ai giocattoli, sempre gli stes­si. E il fumo nero di esplosioni a Beirut, tutte finte, per cui venne licenziato un fotografo della Reuters. Seguiteremo a scrive­re «da fonte palestinese appren­diamo che...»?

CORRIERE della SERA - Davide Frattini : " «Gli omicidi mirati? Non servono». Gli intellettuali e la strategia d'attacco "


Davide Frattini

TEL AVIV — Poche ore prima che la sua auto venisse incenerita da un missile, Ahmed Jabari aveva ricevuto una cartella di documenti dall'Egitto. La bozza di un accordo con gli israeliani per decretare una tregua di lungo periodo che fermasse i lanci di razzi da Gaza. Il capo militare di Hamas non aveva mai parlato con l'intermediario che da Gerusalemme guidava la trattativa, l'intellettuale che da ventiquattro anni con il suo centro studi cerca di trovare una soluzione al conflitto. «Jabari non era un uomo di pace, non credeva nella pace con Israele e si rifiutava di avere contatti con funzionari israeliani, anche non ufficiali come me», ammette Gershon Baskin in un editoriale pubblicato dal New York Times. Eppure «nel decidere di ucciderlo Israele ha commesso un irresponsabile errore strategico».
Baskin, fondatore del Centro per la Ricerca e l'Informazione Israele/Palestina, ricorda altri omicidi mirati che non hanno portato la «deterrenza» sperata e promessa dai leader politici e militari. «Anche quando il suo capo spirituale, lo sceicco Ahmed Yassin, è stato ammazzato, Hamas non ha abbassato le armi, non ha smesso di sparare missili». Sotto le macerie di questi giorni — conclude Baskin — è stata seppellita anche la possibilità «di proteggere meglio i cittadini israeliani».
L'ipotesi di accordo per il cessate il fuoco proponeva che l'intelligence dello Stato ebraico passasse informazioni agli egiziani e da lì alle truppe di Jabari per intervenire contro fazioni come la Jihad islamica o i Comitati popolari di resistenza che non obbediscono agli ordini del movimento fondamentalista. È quello che ha spinto Aluf Benn, direttore del quotidiano liberal Haaretz, a scrivere «abbiamo eliminato il nostro subappaltatore nella Striscia di Gaza, incaricato di garantirci la sicurezza». Nahum Barnea considera legittima la scelta di uccidere l'uomo che aveva gestito il rapimento del caporale Gilad Shalit. Il più noto dei giornalisti israeliani ricorda su Yedioth Ahronoth i «rischi a scoppio ritardato». «Nel 1996 la morte di Yahya Ayyash, detto l'ingegnere, ha dato il via a un lungo e doloroso periodo di attacchi suicidi. Non è l'unico pericolo: il nuovo regime in Egitto potrebbe cancellare l'accordo di pace sotto la pressione popolare, la determinazione dimostrata dall'Autorità palestinese nel combattere i terroristi legati ad Hamas potrebbe svanire. Il destino di Jaabari, come quello di Ayyash, era segnato. Spero non dovremo rimpiangere di aver gioito per la sua morte».
La squadra che ha dato la caccia al «capo di Stato maggiore» palestinese nella Striscia è formata da ragazzi e ragazze sotto i 25 anni. Hanno tracciato i suoi spostamenti, avrebbero già potuto eliminarlo in passato, i politici non avevano dato il via libera. Fino a mercoledì scorso. Amit Cohen — analista militare di Maariv — definisce l'operazione «un colpo enorme» ma avverte «l'organizzazione militare costruita da Jabari gli soppravviverà». Cauto anche Ronen Bergman, autore di un libro sulla guerra segreta con l'Iran: «L'ammirazione per l'abilità della nostra intelligence — commenta su Yedioth — non deve farci dimenticare che gli omicidi mirati sono un'arma a doppio taglio». Come nel caso di Abbas Mussawi, leader di Hezbollah, eliminato nel 1992: «I risultati sono stati la pioggia di razzi Katyusha, l'assassinio di un funzionario della sicurezza per l'ambasciata ad Ankara, l'autobomba contro l'ambasciata a Buenos Aires. Alla fine le regole le hanno riscritte loro, non noi».

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Telefonate al Cairo, contatti con gli israeliani. La tela di Washington "


Guido Olimpio                   Barack Obama

WASHINGTON - Barack Obama, prima di partire per un importante viaggio in Asia, si è dovuto occupare di Medio Oriente. Inevitabile. E dunque, dopo aver riconosciuto il diritto di Israele all'autodifesa, ha chiamato al telefono i leader della regione. Con obiettivi immediati: impedire la temuta offensiva terrestre israeliana su Gaza; frenare Hamas; trovare la tregua. Un'iniziativa passata per il Cairo dove sono convenuti i mediatori, dai turchi ai qatarioti, come i protagonisti. Un sentiero tortuoso tra guerra e pace chiusosi nella notte con il presidente egiziano Mohamed Morsi che parlava di accordo imminente.
Una maratona che ha visto la Casa Bianca muovere passi importanti sul fronte diplomatico. Obama ha parlato con il premier israeliano Netanyahu mentre i militari hanno tenuto aperti i canali con il ministro della Difesa Ehud Barak. Contatti usati per rassicurare l'alleato ma anche per esprimere i timori. Il primo è che l'ennesima invasione di Gaza, oltre a provocare vittime, può fare il gioco di Hamas. La seconda riguarda l'instabilità regionale. In Egitto i Fratelli musulmani hanno minacciato, nuovamente, di denunciare accordi di pace con Israele, la Lega araba ha parlato di «revisione» del processo di pace. Ragionamenti che si intrecciano con le tensioni interne innescate dalle «primavere arabe». Poi c'è il tema delle armi. L'arsenale di Hamas è semplice, basato sui razzi. Molti sono prodotti a Gaza, altri arrivano dal Sinai e dalla Libia. Gli Usa hanno più volte chiesto agli egiziani di fermare il transito, con esiti sconfortanti.
Inseguiti da questi timori, i collaboratori di Obama hanno sostenuto gli sforzi del terzetto influente, composto dal premier turco Recep Tayyip Erdogan, il qatariota Hamad al Thani e dall'egiziano Morsi, riunitisi ieri al Cairo. Infatti, Obama ha chiamato il numero uno egiziano. La Casa Bianca ha chiesto agli egiziani di evitare rotture affrettate ed ha sollecitato pressioni su Hamas. Morsi ha risposto affidandosi al capo dell'intelligence. Una volta c'era l'enigmatico Omar Suleiman. Oggi lo ha sostituito Refat Shehata, che ha ricevuto Khaled Meshaal, l'importante esponente di Hamas. Un colloquio per indicare le condizioni palestinesi. Una tregua è possibile se Israele cessa il blocco di Gaza e rinuncia alle uccisioni mirate dei dirigenti avversari. Nelle prossime ore una delegazione della Lega si recherà a Gaza, una risposta indiretta alla sfuriata dell'emiro al Thani, stanco di vertici vuoti.

La STAMPA - Aldo Baquis :  " Iron Dome, lo scudo azionato da ragazzi che protegge le retrovie "

Iron Dome, «cupola di ferro»: questo uno dei protagonisti principali del conflitto in corso fra Israele e Hamas. È la ultramoderna batteria anti-aerea capace di intercettare in volo razzi dotati di una gittata compresa fra appena quattro chilometri fino a oltre settanta.

Dotata di un radar sofisticato (accompagnato da 60 missili per ogni batteria) «Iron Dome» è in grado di stabilire le traiettorie di ciascun razzo in arrivo: se è evidente che cadranno in zone aperte, prive di abitazioni o complessi industriali, non interviene. Ma quelli destinati a esplodere in zone fittamente abitate sono distrutti in volo. L’esercito israeliano ha precisato che negli ultimi quattro giorni 492 razzi hanno colpito il suolo del Paese mentre 245 sono stati intercettati dal sistema anti-missile.

Finora Israele lamenta tre vittime civili. Il quadro della situazione sarebbe stato totalmente diverso se «Iron Dome» - divenuta operativa solo dodici mesi fa - non fosse presente sul terreno. Finora erano attive solo quattro batterie: ieri se ne è aggiunta una quinta. Dislocata alle porte di Tel Aviv alle 14 e 30, due ore dopo ha intercettato in volo e distrutto un Fajr 5 sparato da Gaza che conteneva 90 chilogrammi di esplosivo e che puntava verso una zona abitata nell’hinterland di Tel Aviv. La possibile strage è stata sventata.

Manovrata da militari di leva nemmeno ventenni, Iron Dome si è rivelata una «carta vincente» decisiva per il governo israeliano: perché se le retrovie di Israele fossero state colpite in maniera pesante, un’operazione terrestre a Gaza sarebbe stata forse divenuta inevitabile. Ma finché la batteria continua a distruggere i missili più pericolosi di Hamas il governo israeliano può permettersi di temporeggiare.

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