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La Stampa Rassegna Stampa
17.11.2012 L'amministrazione Obama si assuma le proprie responsabilità per la morte di Chris Stevens
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 17 novembre 2012
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Petraeus: Il rapporto Cia su Bengasi fu modificato»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 17/11/2012, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Petraeus: Il rapporto Cia su Bengasi fu modificato ".


Gen. David Petraeus, Hillary Clinton


Chris Stevens

Gravissima la posizione dell'amministrazione Obama.
Hillary Clinton, già segretario di Stato americano, dovrà rendere conto della sua sottovalutazione della situazione in Libia, costata la morte dell'ambasciatore Stevens e di tre suoi collaboratori.
Non è Petraeus il colpevole, ma l'amministrazione Obama, come IC aveva scritto fin dal primo momento.
Ecco il pezzo:

«Avevamo detto da subito che l'attacco era opera di terroristi affiliati ad Al Qaeda, ma questo elemento venne rimosso dal testo finale»: l'ex capo della Cia David Petraeus sfrutta la deposizione sull'assalto di Bengasi davanti alle commissioni di Intelligence di Camera e Senato per far capire che fu censurato.

La testimonianza avviene a porte chiuse, ma il deputato repubblicano di New York Pete King al termine della seduta spiega cosa è avvenuto: «Petraeus ci ha detto che nelle 24 ore successive all’attacco al Consolato di Bengasi fu subito chiara la matrice terrorista», tuttavia, quando l’amministrazione Obama diffuse le conclusioni dell’intelligence, si parlava di una «rivolta spontanea» dovuta alle proteste contro un video online ostile al profeta Maometto. Fu proprio questo testo ufficiale che trasse in inganno Susan Rice, l’ambasciatrice all'Onu, che difese in pubblico la tesi della «rivolta spontanea». Altri deputati e senatori hanno spiegato che Petraeus disse ai superiori che i sospetti si indirizzavano verso «Ansar al-Sharia», i salafiti collegati ad «Al Qaeda nel Maghreb Islamico». Ma tali sigle vennero depennate e sostituite dal termine più vago di «estremisti».

Ciò significa che Petraeus chiama in causa il direttore nazionale dell'intelligence James Clapper, accusandolo di aver eliminato i riferimenti ai jihadisti. Clapper è lo stesso personaggio a cui fonti vicine a Petraeus hanno attribuito le «pressioni» che hanno spinto il capo della Cia alle dimissioni a causa della relazione con Paula Broadwell. Resta l’interrogativo sul perché Clapper abbia deciso di depennare i riferimenti ad Al Qaeda e l’ipotesi che rimbalza sui media investe l’amministrazione Obama che, nella fase finale della campagna elettorale, avrebbe temuto conseguenze negative dal non essere riuscita a svelare un attacco terroristico in coincidenza con l’anniversario dell'11 settembre.

Ma non è tutto, perché secondo Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida, «Petraeus ha confermato che all’ambasciatore Chris Stevens non venne rafforzata la protezione nonostante le schiaccianti prove di crescenti minacce». Per il senatore democratico del Colorado Mark Udall, la testimonianza di Petraeus però «ha molti vuoti», perché «non ha spiegato il percorso della bozza della Cia fino alla dichiarazione finale dell'intelligence», senza contare che «nella precedente testimonianza al Congresso, Petraeus sostenne che l’attacco non era opera di terroristi». Come dire: anche lui avvalorò la tesi sostenuta dalla Rice.

In attesa che il Congresso di Washington decida come procedere, da Tampa arriva un'altra tegola sul generale. Il tabloid «New York Daily» svela che Jill Kelley, la regina dei salotti che lo corteggiava, disse in settembre all’'uomo d'affari newyorchese Adam Victor di essere divenuta console onorario della Corea del Sud «per diretto intervento di Petraeus». chiedendogli di versarle 80 milioni di dollari in cambio del sostegno ad un importante contratto energetico con Seul. Intanto una fonte dell’amministrazione Obama ha fatto sapere che le gemelle Kelley sono state 3 volte nel 2012 alla Casa Bianca e due volte hanno pranzato alla mensa dell’Executive Mansion.

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